Tra i titoli dei film fatali della Borelli: 'Fior di male' del 1915, e 'Malombra' 1916 di Carmine Gallone, 'Rapsodia Satanica' nel 1915 di Nino Oxilia, in cui gli elementi ricorrenti sono dannazione, vicende torbide, che in un clima pop dannunziano paiono spaziare in un maledettismo della letteratura che stava ormai diventando di genere.
In Germania anche il cinema muto delle origini si muove all'interno di alcune tendenze apparentate con altri settori della cultura del tempo: il Kammerspiel (teatro da camera), la Neue Sachlichkeit (Nuova Oggettività) e l'Espressionismo, che di tematiche 'nere' erano assai fecondi (Wiene e Fritz Lang). C'è W.G.Pabst (che lanciò Greta Garbo nella Via senza gioia del 1925), che firma due grandi film: "Il Vaso di Pandora" (1928) e "Diario di una ragazza perduta" entrambi con la femme fatale Louise Brooks (foto a sinistra) che incarna alla perfezione l'innocente-perversa Lulù di Frank Wedekind. La pettinatura dal celebre caschetto nero e i due tirabaci sulle guance della Brooks, ispirò Guido Crepax per il suo celebre fumetto erotico Valentina.
1) dal 1941 al 1945 circa, dell'investigatore privato di Chandler, Hammett e Greene, con attori come Humphrey Bogart, attrici come Laureen Bacall dalla voce roca e dalla sguardo felino soprannominata " The Look" (lo sguardo) o Veronica Lake, di registi raffinati come Michael Curtiz, con predominanza della parola sull'azione.
2) ha maggiore realismo, coincide col dopoguerra 1945-1949, predomina la rappresentazione della delinquenza per le strade, il potere della polizia, la corruzione politica, c'è predominanza dell'azione sulle parole. Ci sono personaggi sempre meno romantici, e un maggior realismo nella scena.
3) va dal 1949 al 1953 circa: psicosi, impulsi suicidi, follia non più spiegabili o giustificabili che paiono segnalare l'assurdo della vita moderna, la purificazione impossibile. C'è una progressiva incisività estetica.
In questo senso vanno segnalati alcuni film e rispettive dark ladies."Ombre Malesi" (1940) di William Wyler, con Bette Davis, attrice di straordinaria intensità ed espressività, utilizzata spesso nel ruolo di canonica "perfida" o allumeuse capricciosa.
"Il mistero del falco" 1941 di John Huston, con Mary Astor e Humphrey Bogart, dal romanzo di Dashiell Hammett. Film leggendario in cui un intero mondo va in cerca della statuetta del falcone d'oro (falso).
Gene Tierney (foto in alto al centro del post) in "Femmina folle" (1945) di John M. Stahl, è bella, iperpossessiva, psicotica e arriva ad uccidere per catalizzare su di sé tutte le attenzioni del marito. Quindi si butta dalle scale per abortire nel timore che il bambino di cui è in attesa le sottragga parte dell'affetto del consorte. In "Vertigine" (Laura nell'originale - 1944), di Otto Preminger con Gene Tierney, c'è un clima onirico e sospeso.
"La donna del ritratto" 1945, di Fritz Lang, con Joan Bennett, (e poco dopo anche "Scarlett street") in cui l'elemento dell'attrazione per la femme fatale vista in un quadro e poi incontrata dal vero causerà al tranquillo protagonista una serie di guai. Il noir progrediva anche con film geniali quali , e "I gangsters" di Robert Siodmak con Burt Lancaster e Ava Gardner nel ruolo della bella quanto malvagia Kitty, e dello stesso regista "Lo specchio scuro" 1946 con Olivia de Havilland in una parte psicotica. Rita Hayworth, cantante vamp nel noir di Charles Vidor (1946) che ha come sfondo un casinò di Buenos Aires frequentato da spie d'ogni nazionalità è "Gilda" per sempre. Ma nel capolavoro "La Signora di Shangai", un noir del '47 girato insolitamente in esterni sullo yacht dell'attore Erroll Flynn, dal regista-attore Orson Welles, già marito della Hayworth, provvederà a tagliarle la lunga chioma fulva, per trasformarla in una gelida dark lady dai capelli corti e biondi: Elsa Bannister. Una sorta di donna-ragno indecifrabile come gli ideogrammi di quella lingua cinese che conosce, e come la ragnatela mortale che tesse nel labiritnto finale e nella sala degli specchi. "Il postino suona sempre due volte" di Tay Garnett dal romanzo di James Cain - 1946, con Lana Turner, nell'indimenticabile scena del rossetto, la quale diventerà poi una specialista in ruoli ambigui e passionali, è la versione americana di Ossessione di Visconti. Detto "Postino" verrà ripreso in seguito molti anni dopo con gli intepreti Jack Nicholson-Jessica Lange, in coppia diabolica.
"Il grande caldo" del 1953, di Fritz Lang con una riflessione sul lato oscuro e sulla doppia natura in ognuno di noi, personificata da Gloria Grahame, che appare con metà viso bellissimo e l'altra metà, sfregiato. Poi c'è Veronica Lake (a destra) la bionda dalla celebre capigliatura ondulata, lunga, con una ciocca morbida che le scende voluttuosamente sull'occhio malandrino (ripresa molti anni dopo poi da Kim Basinger in L.A. Confidential) che interpreta "La chiave di vetro" di Stuart H, in coppia "fuorilegge" con Alan Ladd.
"Un bacio e una pistola" (Kiss me deadly- 1955), è un altro affascinante noir di Robert Aldrich, dal racconto di Michael Spillane, che, per atipicità, fa il paio insieme a "L'infernale Quinlan" di O.Welles. Il detective Hammer fa salire nella sua auto un'autostoppista, Cloris Leachman. La donna sembra alla ricerca sempre di chissà che cosa, ma...Malviventi li speronano e li fanno uscire di strada. Quando Hammer si sveglia sente che la donna viene torturata. Hammer segue il caso, ma scoprirà che il motivo della contesa è in una valigetta che contiene ....materiale radioattivo pericolosissimo. Qui, la dark lady finirà per distruggere il mondo, nella sua esasperata volontà di dominio.