Nella cultura europea alcuni artisti e psichiatri osservarono in maniera differente le esperienze artistiche nate nei luoghi di cura per malati mentali.
Il nesso tra Arte e Follia è antico come il mondo. Eraclito scriveva che "Per quanto tu cammini per ogni via, i confini dell'anima non li troverai".
La follia fu intesa infatti come un mezzo per esplorare questi confini. La nozione di "follia" in questa accezione (manìa) andava intesa diversamente dalla patologia. Platone nel "Fedro" scriveva che "la follia è tanto superiore alla sapienza, in quanto la prima viene dagli dei (n.d.r. intendeva infatti la cosiddetta "divina follia"), la seconda dagli uomini".
In questo senso, non è che in epoca classica fosse pregiata ogni follia, beninteso, ma la follia quale dono divino.
La "divina follia" di Platone è quella del poeta che vede nascere in sè inesauribili energie creative, o quella del profeta che riesce a figgere gli occhi nel futuro, o quella di Dioniso che donava uno stato mentale d'estasi, in cui si percepisce di avere la divinità dentro di sè (questo secondo la tradizione greca, in ambito cristiano i termini paolini della questione sono molto differenti: "farsi folle perchè la sapienza del mondo è follia per Dio, invece la sapienza cristiana è follia per il mondo"), e più in alto sempre per Platone sta la "divina follia d'Amore" che avvicina l'anima alla sua natura più intima.
Quindi per i Greci la follia andava intesa in modo duplice, malattia della mente quanto ipertrofia delle proprie potenzialità.
Il nesso tra Arte e Follia nell'era dello scientismo cambia segno. Il rapporto, per esempio tra Arte e psicanalisi ha origine in più modi, tra scienza, scientismo, volontà d'analisi, Positivismo ed arti.
Tra i casi iniziali più eclatanti, come non citare l'esperienza di Charcot, che con le sue lezioni pubbliche trasformò la Clinica Salpêtrière in una specie di teatro.
Specularmente, la nascita della psicanalisi si era in qualche modo imparentata anche con la letteratura, dalle stesse relazioni mediche, in qualche modo letterarie, che trattavano dei casi narrando,
fino all'influenza su vere e proprie opere letterarie che facevano della psicanalisi o dell'analisi del disagio un metodo o un tema:
l'Horlà di Maupassant e gli studi sull'isteria e l'ipnotismo, Proust e l'episodio del Dottor du Boulbon (intreccio tra sapere e malattia, conscio e inconscio) o lo stesso Baron de Charlus, Bergson che si occupa di ipnotismo, il Surrealismo e Breton.
Ancora da notare l'attitudine psicologica matura nella scrittura di Balzac, di Flaubert, fino a Bourget e Huysmans.
La psicologia scientifica è anche introiettata come metodo vero e proprio da Emile Zola nel "Romanzo Sperimentale", come da Hyppolite Taine che pensava alla letteratura come a una "psicologia vivente", anche se è più noto per l'osservazione naturalistica letteraria e filosofica basate su race, milieu, moment.
Lo stesso Baudelaire affermava "J'ai cultivé mon hysterie avec jouissance et terreur". Studi sul magnetismo riecheggiano ancora nei Racconti di Hoffmann, nel "Ritratto di Cagliostro" di Dumas padre (Memorie di un medico, Giuseppe Balsamo), in Edgar Allan Poe de "La verità sul caso Valdemar", o Robert Browning in "Mesmerism".
Noi stessi avevamo dedicato un post a questo aspetto dell'arte visiva e dell'analisi nel pezzo sulla vicenda di Charles Sims, con possibilità di controllare l'evoluzione del disagio nella successione dei suoi dipinti; o anche qui, un pezzo su malinconia e "lunatici".
Freud ancora sosteneva nei "Saggi su Arte, Letteratura e Linguaggio" che sono
"gli artisti e i poeti i veri scopritori dell'inconscio psichico, giacchè essi sanno in genere una quantità di cose tra cielo e terra che il nostro sapere accademico neppure sospetta."
Hieronymous Bosch, "Elefante da battaglia"
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Dopo questo breve resoconto, che risulterà magari tematicamente più chiaro a chi conosce vicende e testi sopracitati, mi collego ad una mostra importante intorno a questi temi,
che illustro brevemente.
Ci siamo già occupati delle mostre del MAR, perchè non si presentano mai come esposizioni statiche, come ci si aspetterebbe da un'attività museale,
ma si tratta più spesso di "Mostra come Ricerca", più che in altri casi, che richiede una cooperazione interpretativa notevole allo spettatore, ed è più studio e indagine aperta che mostra.
Le ricerche di quegli anni avevano avviato anche in ambito figurativo una revisione di idee quali "arte dei folli" e "arte psicopatologica", prendendo in esame queste produzioni sia come sorgenti della creatività che come modalità propria di essere nel mondo, da comprendere al di là del linguaggio formale.
Cesare Inzerillo, Bird of Paradise
Nel 1912 Paul Klee, per la prima mostra del movimento artistico del Blaue Reiter alla Galleria Thannhauser di Monaco aveva individuato nelle culture primitive, nei disegni infantili e in quelli dei malati mentali le fonti dell'attività creativa.
Nel 1922 lo psichiatra tedesco Hans Prinzhorn pubblicò un testo dal titolo "Bildnerei der Geisteskranken"("L'attività plastica dei malati di mente") che segna la fine dello sguardo positivista sulle produzioni artistiche nate negli ospedali psichiatrici.
Infine, nel 1945 Jean Dubuffet conia la nozione di Art Brut.
Oggi il termine Borderline individua una condizione critica della modernità, antropologica prima ancora che clinica e culturale. In questo senso la mostra si propone di esplorare anche gli incerti confini dell'esperienza artistica al di là di categorie stabilite nel corso del XX secolo, individuando un'area della creatività dai confini mobili, dove trovano espressione artisti ufficiali ma anche autori ritenuti "folli" o "alienati".
Tra i 2 gruppi (artisti ufficiali e folli) talvolta il confine è più impalpabile di quanto si potrebbe immaginare, specie per l'arte del Novecento in cui è la...nevrosi che pare farla da padrone, specie nella dissoluzione della figura, sintomo della perdita di sè e dell'identità.
Salvador Dalì, "Mostro molle in un paesaggio angelico"
La mostra al MAR di Ravenna curata da Claudio Spadoni, direttore scientifico del museo e da Giorgio Bedoni, psichiatra, psicoterapeuta, con il supporto della Fondazione Mazzotta di Milano ha inaugurato il 16 febbraio per proseguire fino al 16 giugno 2013.
C'è un'INTRODUZIONE, con opere di Géricault e Goya, Hieronymus Bosch, Pieter Bruegel, Max Klinger, poi l'esposizione prosegue per sezioni tematiche.
Le creazioni Art Brut sono una presenza costante nel percorso della mostra.
Nel DISAGIO DELLA REALTA' sono presentate opere di Bacon, Dubuffet, Basquiat, Tancredi, Chaissac, Wols, ma anche Pierre Alechinsky, Karel Appel, Madge Gill, Vojislav Jakic, Asger Jorn, Tancredi Parmeggiani, Federico Saracini, Gaston Teuscher, Willy Varlin, August Walla, Wols, Adolf Wölfli, Carlo Zinelli per stabilire confronti sull'ambiguo confine tra la creatività degli alienati e il disagio espresso dall'arte ufficiale dell'ultimo secolo.
Il DISAGIO DEL CORPO espone una serie di lavori dove è protagonista il corpo, che diviene come l'estensione della superficie pittorica e talvolta opera stessa nelle sue più sorprendenti trasformazioni, descritte in toni ludici o violenti, con Recalcati, Moreni, Fabbri, Perez, De Pisis, Zinelli, alcuni protagonisti del Wiener Aktionismus e del gruppo Cobra come Jorn e Corneille,
poi Hermann Nitsch e Günter Brus; e Joaquim Vicens Gironella, Josef Hofer, Dwight Mackintosh, Oswald Tschirtner.
E ancora Victor Brauner, Pietro Ghizzardi, Cesare Inzerillo, André Masson, Arnulf Rainer, Eugenio Santoro.
Antonio Ligabue, Autoritratto
All'interno dei RITRATTI DELL'ANIMA ampio spazio viene dedicato ad una sequenza di ritratti, e soprattutto autoritratti, una delle forme di autoanalisi inconsapevole più frequente nei pazienti delle case di cura, con opere di Ghizzardi, Kubin, Ligabue, Moreni, Rainer, Sandri, Van Gogh, Jorn, Appel, Aleshinsky, Viani.
Francis Bacon, Enrico Baj, Jean - Michel Basquiat, Pablo Echaurren, Sylvain Fusco, Pietro Ghizzardi, Theodor Gordon, Antonio Ligabue, Bengt Lindstrom, Mattia Moreni, Arnulf Rainer, Gino Sandri, Lorenzo Viani. Due maschere Sepik sono inserite, come emblematici manufatti di arte primitiva e simbolo dell'ancestrale nella rappresentazione, provenienti dalle popolazioni indigene del fiume Sepik in Melanesia. Un'intera sala verrà poi dedicata ad Aloïse Corbaz, storica autrice dell'Art Brut.
Théodore Gericault, "Le medecin chef de l'asile de Bouffon"
La mostra prosegue con una sezione dedicata alla scultura, la TERZA DIMENSIONE DEL MONDO, con spettacolari sculture art brut, con inediti di Gervasi e grandi manufatti di arte primitiva.
Infine, nel SOGNO RIVELA LA NATURA DELLE COSE, viene definito l'onirico come fantasma del Borderline con una selezione di dipinti di surrealisti come Dalì, Ernst, Masson, Brauner, oltre ad una nutrita presenza di lavori di Klee, estimatore dell'arte infantile e degli alienati.
Josh