Postilla: sarò assente per vacanza fino a data incerta, pertanto, risponderò ad eventuali commenti, a me rivolti, dopo il mio rientro. Nel frattempo rimane la facoltà di commentare da parte di altri bloggers, di chi voglia.
Buone vacanze!
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Sostegno per la candidatura al Premio Nobel per Eugenio Corti.
Sapevo, fin dal maggio scorso, dell'iniziativa di candidare Eugenio Corti al premio Nobel per la letteratura. Ieri ne ho avuta conferma definitiva.
Sul Cittadino di Monza e della Brianza del 24-25 luglio 2010, a pagina 51 è stampato l'appello su come sostenerne la candidatura.
Lo trascrivo:
"Il nostro giornale condivide la proposta di candidare lo scrittore besanese Eugenio Corti a Nobel per la letteratura. Sul nostro sito (www.ilcittadinomb.it) da tempo ospitiamo in home page una rubrica "Nobel" dove raccogliamo di volta in volta tutti gli interventi di personaggi illustri che condividono l'iniziativa. Essa - lo ricordiamo - è promossa dall'Associazione culturale internazionale Eugenio Corti, che spiega tutto sul suo sito. Per sostenere la candidatura di Eugenio Corti al Premio Nobel è possibile inviare un messaggio di posta elettronica al Comitato per l'assegnazione del Premio Nobel per la letteratura ad Eugenio Corti all'indirizzo
nobelcorti@aciec.org
specificando nome, cognome, data e luogo di nascita, professione, città e nazione di residenza
Buone vacanze!
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Sostegno per la candidatura al Premio Nobel per Eugenio Corti.
Sapevo, fin dal maggio scorso, dell'iniziativa di candidare Eugenio Corti al premio Nobel per la letteratura. Ieri ne ho avuta conferma definitiva.
Sul Cittadino di Monza e della Brianza del 24-25 luglio 2010, a pagina 51 è stampato l'appello su come sostenerne la candidatura.
Lo trascrivo:
"Il nostro giornale condivide la proposta di candidare lo scrittore besanese Eugenio Corti a Nobel per la letteratura. Sul nostro sito (www.ilcittadinomb.it) da tempo ospitiamo in home page una rubrica "Nobel" dove raccogliamo di volta in volta tutti gli interventi di personaggi illustri che condividono l'iniziativa. Essa - lo ricordiamo - è promossa dall'Associazione culturale internazionale Eugenio Corti, che spiega tutto sul suo sito. Per sostenere la candidatura di Eugenio Corti al Premio Nobel è possibile inviare un messaggio di posta elettronica al Comitato per l'assegnazione del Premio Nobel per la letteratura ad Eugenio Corti all'indirizzo
nobelcorti@aciec.org
specificando nome, cognome, data e luogo di nascita, professione, città e nazione di residenza
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Eugenio Corti è nato nel 1921 a Besana Brianza, signorile cittadina situata sui colli brianzoli al di là del fiume Lambro di passaggio a Carate Brianza. Con i paesi di Costa Lambro, Zoccorino Brianza e Briosco, posti dal lato del fiume Lambro e Missaglia con Monticello Brianza, Montevecchia e Viganò, posti ad est della città, costituisce una delle più belle e ariose zone della Brianza. La zona è per me anche ricca di ricordi giovanili perchè vi avevo buoni ed affabili clienti. Inoltre, il cappellano superiore dell'ospedale di Niguarda, don Riva, col quale feci lunghe chiacchierate, è di Besana Brianza. Ritengo quindi assai probabile conosca a fondo lo scrittore.
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Di lui ho questo particolare ricordo.
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Di lui ho questo particolare ricordo.
Era il periodo in cui avevo appena terminato la lettura integrale del Mulino del Po, di Riccardo Bacchelli (circa 2000 pagine), e mi ero appena immerso nell'intenzione di leggere tutti i romanzi di Giorgio Bassani. Ero rimasto colpito dall'amore con cui i due autori, entrambi bolognesi di nascita, manifestavano un grande amore per una città che non era stata la loro, Ferrara, divenuta la loro città d'adozione. E fu così che parlando con l'amico, dirigente scolastico, nonchè professore di lettere ed eccellente dantista, oltre che essere padre di una famosa giornalista locale, discussi con lui circa la sua eventuale disponibilità a scrivere un romanzo con epicentro la nostra città; sullo stile dei romanzi dei due famosi scrittori citati. Prospettai lui anche un filone di trama plausibile.
Il padre di Einstein aveva avuto una fabbrica, credo di motori elettrici, dislocata sulla strada per Pavia (che poi fallì), e il figlio, Alberto, il celeberrimo scienziato, si suppone lo andasse a trovare di tanto in tanto (era già diventato famoso, e qualche soldo in più in tasca gli girava). Il genio della relatività, prima che emigrasse in America, e mentre risiedeva in Svizzera, si suppone facesse la spola da lì a Pavia, per andare a trovare l'anziano padre. Per adempiere a tale dovere, e ammesso che andasse in macchina, doveva fare forzatamente la strada Comasina (o statale dei Giovi) se passava da Como, oppure, e di preferenza, la Valassina, se transitava da Lecco; passando così forzatamente dalla nostra città, allora un piccolo centro prevalentemente agricolo. Da quella suggestiva ipotesi, perchè non elaborare un romanzo? Chessò, magari immaginando che lo scienziato facesse ogni volta sosta presso un nostro famoso ristorante (che a quell'epoca era un'osteria o trattoria di campagna) dell'angolo alle quattro strade?
Di questo si ragionava con l'amico, che ora non c'è più. Si ragionava del fatto di scrivere un romanzo ad ampio respiro che avesse per epicentro la nostra città, o la nostra bella Brianza, sulla falsariga degli struggenti romanzi del Bassani (e, più recentemente, per rendere bene l'idea di quel che ci proponevamo, avrei aggiunto anche il nome di Antonio Scurati, che ne "Il bambino che sognava la fine del mondo" usa nomi veri di persone vere e note, ad esempio Mentana, inventandosi poi la trama del romanzo. Tutto questo perchè si sarebbe dovuto citare per forza il nome di Albert Einstein ). L'amico mi diede allora la notizia che esisteva già un simile romanzo, che parlava alla grande di luoghi, località, personaggi reali della nostra Brianza: era Il cavallo Rosso, di Eugenio Corti. Mi raccontò che aveva conosciuto lo scrittore durante un convegno per parlare a giovani studenti della seconda Guerra Mondiale; si videro poi altre volte, divenendo amici. Era l'autunno del 2005 e i due si erano appena incontrati per parlare dell'ultima opera dello scrittore besanese: un racconto storico, una sorta di biografia basata sulla figura di Catone l'antico, il celebre censore dell'antica Roma. Quando mi parlò del Cavallo Rosso, raccomandandomene vivamente la lettura, non immaginava che io possedessi già quel libro da un ventennio. E' la prima edizione, stampata in un migliaio di copie dalla gloriosa e antica Tipografica Sociale di Monza, per conto delle Edizioni ARES, azienda specializzata in edizioni cattoliche e sacre. Cesare Cavalleri, direttore della Casa Editrice, che negli anni '70-'80 conoscevo di fama, fu l'unico che nel 1983 ebbe il "coraggio" di investire il centinaio di milioni di lire necessari per supportare la messa in stampa del libro. Il tempo gli ha dato immensamente ragione, ripagandolo del suo coraggio. I collezionisti di libri attribuiscono enorme valore alla prima edizione di un qualsiasi romanzo; se poi questi diventano casi letterari, il valore venale s'impenna, come è il caso del Cavallo Rosso. E caso letterario è diventato, se penso che in questi giorni me ne è stata casualmente nuovamente raccomandata la lettura da una persona che non mi sarei mai aspettato fosse un raffinato lettore di libri. Lui l'ha letto, mentre a me ha sempre spaventato la immensa mole del libro, peraltro fatto di capitoletti brevi, di facile e scorrevole lettura, concatenati tra loro in un attraente fluire. All'epoca dell'impossessamento del libro avevo letto solo i tre o quattro capitoletti iniziali, ora mi è giocoforza leggerli tutti.
------Il padre di Einstein aveva avuto una fabbrica, credo di motori elettrici, dislocata sulla strada per Pavia (che poi fallì), e il figlio, Alberto, il celeberrimo scienziato, si suppone lo andasse a trovare di tanto in tanto (era già diventato famoso, e qualche soldo in più in tasca gli girava). Il genio della relatività, prima che emigrasse in America, e mentre risiedeva in Svizzera, si suppone facesse la spola da lì a Pavia, per andare a trovare l'anziano padre. Per adempiere a tale dovere, e ammesso che andasse in macchina, doveva fare forzatamente la strada Comasina (o statale dei Giovi) se passava da Como, oppure, e di preferenza, la Valassina, se transitava da Lecco; passando così forzatamente dalla nostra città, allora un piccolo centro prevalentemente agricolo. Da quella suggestiva ipotesi, perchè non elaborare un romanzo? Chessò, magari immaginando che lo scienziato facesse ogni volta sosta presso un nostro famoso ristorante (che a quell'epoca era un'osteria o trattoria di campagna) dell'angolo alle quattro strade?
Di questo si ragionava con l'amico, che ora non c'è più. Si ragionava del fatto di scrivere un romanzo ad ampio respiro che avesse per epicentro la nostra città, o la nostra bella Brianza, sulla falsariga degli struggenti romanzi del Bassani (e, più recentemente, per rendere bene l'idea di quel che ci proponevamo, avrei aggiunto anche il nome di Antonio Scurati, che ne "Il bambino che sognava la fine del mondo" usa nomi veri di persone vere e note, ad esempio Mentana, inventandosi poi la trama del romanzo. Tutto questo perchè si sarebbe dovuto citare per forza il nome di Albert Einstein ). L'amico mi diede allora la notizia che esisteva già un simile romanzo, che parlava alla grande di luoghi, località, personaggi reali della nostra Brianza: era Il cavallo Rosso, di Eugenio Corti. Mi raccontò che aveva conosciuto lo scrittore durante un convegno per parlare a giovani studenti della seconda Guerra Mondiale; si videro poi altre volte, divenendo amici. Era l'autunno del 2005 e i due si erano appena incontrati per parlare dell'ultima opera dello scrittore besanese: un racconto storico, una sorta di biografia basata sulla figura di Catone l'antico, il celebre censore dell'antica Roma. Quando mi parlò del Cavallo Rosso, raccomandandomene vivamente la lettura, non immaginava che io possedessi già quel libro da un ventennio. E' la prima edizione, stampata in un migliaio di copie dalla gloriosa e antica Tipografica Sociale di Monza, per conto delle Edizioni ARES, azienda specializzata in edizioni cattoliche e sacre. Cesare Cavalleri, direttore della Casa Editrice, che negli anni '70-'80 conoscevo di fama, fu l'unico che nel 1983 ebbe il "coraggio" di investire il centinaio di milioni di lire necessari per supportare la messa in stampa del libro. Il tempo gli ha dato immensamente ragione, ripagandolo del suo coraggio. I collezionisti di libri attribuiscono enorme valore alla prima edizione di un qualsiasi romanzo; se poi questi diventano casi letterari, il valore venale s'impenna, come è il caso del Cavallo Rosso. E caso letterario è diventato, se penso che in questi giorni me ne è stata casualmente nuovamente raccomandata la lettura da una persona che non mi sarei mai aspettato fosse un raffinato lettore di libri. Lui l'ha letto, mentre a me ha sempre spaventato la immensa mole del libro, peraltro fatto di capitoletti brevi, di facile e scorrevole lettura, concatenati tra loro in un attraente fluire. All'epoca dell'impossessamento del libro avevo letto solo i tre o quattro capitoletti iniziali, ora mi è giocoforza leggerli tutti.
Foto. Dall'alto in basso: Eugenio Corti - di Storialibera.it; Eugenio Corti al lavoro - di Edizioni ARES Milano; Eugenio Corti - di ilcittadinomb.it; Ricordi di guerra - di ilsussidiario.net
Allegato: Il Cittadino - notizia