martedì 8 aprile 2008

Il cerimoniale nel primo Barocco

Nel precedente post sul bon ton, Egle mi ha fornito lo spunto per illustrarne sommariamente l'origine. Prendo dunque a pretesto una bella versione dell'Orfeo di Monteverdi curata dal Maestro N. Harnoncourt, ormai piu' di vent'anni fa, per mostrare come dalla ricerca filologica del suono si giunga inevitabilmente e riscoprire tutto un linguaggio di simboli ormai pressoche' incomprensibili all'uomo moderno, che preferisce al mito d'Orfeo quello di Faust.

Dal mio Parnasso amato



In questo lieto e fortunato giorno



Ma tu gentil cantor



Lasciate che i monti

11 commenti:

Hesperia ha detto...

Ho ascoltato tutti i pezzi. Ammetto di essere profana della materia, perciò non so se riuscirò a essere pertinente nel mio commento. Mi chiedo come, i nostri giovani nelle scuole, possono imparare ad apprezzare l'ascolto senza nessun previo addestramento e disabituati come sono alla sempre più stridente involuzione dei suoni (che si fanno sempre più rumori). Certamente esiste anche una storia della messinscena, del recitar cantando, e di una musica che aderisce alla poesia e anche alla mitologia (Orfeo, Arianna, Ulisse ecc.). E ovviamente, della strumentazione.
Quando nasce esattamente il Melodramma? Se non erro, prima ancora di Monteverdi che ne viene considerato un riformatore.
Due cose sul mito di Orfeo e di Faust in letteratura, campo che padroneggio meglio.
Con le immagini di Orfeo (riprese da più poeti, ultimo dei quali l'austriaco Rainer Maria Rilke nei celebri "Sonetti ad Orfeo") siamo ancora in un contesto di pacatezza, lusso, calma e bellezza laddove gli uomini soggiacciono agli incanti della natura.
Con il Faust goethiano cominciamo già ad avere inquietudini, brame di dominio e predominio, controllo della Natura, della Scienza e del Progresso (il famoso patto con Mefistofele). Il dispotismo e l'assolutismo dell'essere umano, comincia proprio col Faust.

Drago Draghi ha detto...

X Hesperia

Per la verita' volevo limitarmi a mostrare come la resa scenica sia stata accuratamente studiata sulla prassi cortese dell'epoca: mantovana, ma anche italiana, sebbene ogni corte si rifacesse agli usi delle rispettive famiglie regnanti, il cerimoniale era comunque una lingua franca.

Anche la simbologia e' stata accuratamente studiata. Vedi, ad esempio, i rituali di coppia, oppure le forze divine e naturali (Giove e il pastore) che impediscono all'eroe di seguire la propria amata nella morte.

Si puo' dire che la prima opera lirica sia proprio l'Orfeo di Monteverdi, appena preceduto da un'opera omonima del Peri la cui fonte e' andata perduta. Quanto agli stili, l'autore usava sia il vecchio (polifonico) che il nuovo (monodico) che battezzo' "prima e seconda prattica".

Nelle parti corali lo sviluppo e' ricalcato sulla monodia, piu' raramente sul madrigale polifonico che rese famoso l'Autore in tutto il mondo conosciuto. L'aderenza della musica alla parola e il senso drammatico fanno di M uno dei geni assoluti della Storia della Musica.

Sui miti di Orfeo e Faust si misura davvero l'abisso che esiste tra la civilta' antica e quella moderna. Nella prima e' il Destino a regnare, nella seconda il Progresso. L'accettazione del proprio ruolo contro il patto col demonio alfine di raggiungere l'immortalita'.

E ce ne sarebbe ancora per pagine e pagine...

Hesperia ha detto...

A chi erano dirette queste opere? Alle corti? C'era un pubblico pagante? Chi erano gli spettatori ed estimatori? (lo chiedo perché oggi si usa quella pessima parola "fruitori" che ha un suono per me sgradevole).
Da quel poco che ne so quando si parla di Claudio Monteverdi si parla di Riforma monteverdiana. Riforma in che senso?

Drago Draghi ha detto...

E' un interrogatorio? :-)

Qui siamo a Mantova agli inizi del Seicento, per cui la risposta e' obbligata: erano lavori dedicati alla corte,anzi, questa vi collaborava pure. A parte gli artisti veri e propri (professionisti allevati dai principi stessi, o concessi loro in prestito da altri signori), le comparse erano i cortigiani stessi. Addirittura il cinquantenne Duca Vincenzo Gonzaga, in qualita' di protettore della cantatrice (la Musica) interpreta la divinita' che ne accompagna l'entrata in scena. E' una specie di gioco di corte che viene dal medioevo cavalleresco e si protrae per tutto il barocco, fino alle rivoluzioni. Non credere pero' che i Gonzaga fossero particolarmente munifici... erano gli spilorci d'Italia e Vincenzo, che pure sembrava brillante e diverso dal padre gobbo e bigotto, diede a Monteverdi solo quattro soldi. Ben altre somme scucivano i re francesi a musicisti come Lully o Marais.

Drago Draghi ha detto...

La riforma di Monteverdi riguarda soprattutto la forma del Madrigale polifonico, ma anche la realizzazione dell'ideale della Camerata. il "recitar cantando". In realta' M continuo' ad utilizzare lo stilus vetus polifonico, insieme con il nuovo monodico. La condenzazione del contrappunto in blocchi armonici piu' semplici da luogo all'Armonia tecnicamente intesa. Ma questa non e' propriamente un'invenzione di M, in quanto l'uso di strumenti come il liuto o il chitarrone, spesso usati per l'accompagnamento dei cantanti insieme con cimbali e spinette, non avevano la stessa resa contrappuntistica delle tastiere.

Anonimo ha detto...

Nemmeno io sono un grande intenditore di musica classica. Salticchio qua e là con pezzi di autori che mi prendono particolarmente piuttosto che altri, ma non ho una cultura sistematica sul piano storico. Però devo dire che questi pezzi Di Monteverdi infondono una grande senso di armonia, di grazia e di equilibrio.
The Flying Dutchman

Hesperia ha detto...

Eh eh! No che non è un interrogatorio:-) Sfrutto semplicemente le competenze dei vari Giardinieri. Ovviamente sono cose che a studiarmele per mio conto mi risulterebbero ostiche e perfino pallose.

Anonimo ha detto...

Di Monteverdi ho trovato questo
Lamento della Ninfa che mi piace molto.

http://video.google.it/videoplay?docid=4754198393004317084&q=il+lamento+della+ninfa&total=7&start=0&num=10&so=0&type=search&plindex=3

Però sono contraria ad abbinare delle immagini e raffigurazioni arbitrarie alla musica classica. Le sole consentite dovrebbero essere quelle della messinscena e basta.
Buona serata a tutti.
Demetra

Anonimo ha detto...

Constatare che eravamo (e siamo) conosciuti nel mondo per questi grandi geni e che oggi invece, ci riduciamo a esportare l'istantanea ITALY= Trash, ci si sente solo amareggiati.
Philip Marlowe

Drago Draghi ha detto...

X Hesperia

Ma no che non sono cose difficili, basta possedere una cultura decente che possa servire gli elementi del paragone. C'era meno astrazione allora di quanta non ve ne sia adesso.

X Demetra

"lasciatemi morire" della povera Arianna. :-)

X Philip

E' davvero una tristezza. Una volta venivano a studiare da noi, ora e' il contrarioo. Sara' una specie di contrappasso.

Hesperia ha detto...

Drago, tieni a mente "Il canto del destino" di Brahms per la prossima volta. Mi interessa che sia musicato su una poesia di Hoelderlin.

Demetra, non è un po' languido e langueroso questo lamento?

Marlowe, una dei veicoli e degli incentivi da parte degli stranieri per imparare la nostra lingua italiana, è stata proprio la musica.