sabato 14 febbraio 2009

Lucien Lévy-Dhurmer e un percorso poetico-tematico



Lucien Lévy-Dhurmer è stato un artista enigmatico, probabilmente sottovalutato e poco conosciuto, ma di grande fascino. Nasce il 30 Settembre 1865 ad Algeri. Presto nel Sud della Francia inizia la sua attività come ceramista e decoratore. In seguito, dopo Parigi, visita l'Italia, rimane affascinato dall'arte Rinascimentale.

La sua pittura fu amata da Camille Mauclair, Gustave Soulier, Léon Tevenin. Negli anni 80 lavora nel laboratorio d'arti applicate di Clement Massier (Manufactures de Faiences). Nel 1896 esibisce i suoi primi pastelli, una delle sue tecniche preferite, in cui si assiste a una presa di distanza dall'Impressionismo, per aderire alla poetica visiva Simbolista, e Preraffaellita; nella produzione più tarda sfiorerà anche l'Art Nouveau. Muore nel 1953. Nell'ultima produzione novecentesca si distanzia dalle forme e stile tipici del Simbolismo incorporando stralci più ampi di paesaggio, anche se la visionarietà rimane una delle sue caratteristiche costanti. Si nota un'influenza da Odilon Redon, Gustave Moreau e dal belga Ferdinand Khnopff.
 
Lévy-Dhurmer era legato ai contenuti simbolisti francesi: nelle sue opere è costante la presenza di figure pittoriche 'finite', dettagliate, quasi realiste, ma avvolte in un alone di spiritualità che suggerisce l'indeterminatezza. Tra i suoi dipinti più famosi "Mistero-la Donna con la Medaglia" (pastello, 1896, Musée d'Orsay, Parigi - foto a sinistra in basso) che risente del Rinascimento italiano:

















La donna è spesso presentata in maniera enigmatica, sacrale, Cfr. "Il Silenzio" 1895 (Louvre, Parigi - qui a destra), che si rifà a suggestioni arcane (teosofia, magia, tematiche Rose Croix), o nel dipinto posto in alto al centro, in una delle sue incarnazioni  dell'autunno.











La stessa atmosfera sospesa appare nel ritratto dello scrittore Georges Rodenbach (1855-1898) affine alla scrittura di quest'ultimo, dedicata al culto delle città morte e alle presenze misteriose che immaginava vi abitassero. (Ritratto di Georges Rodenbach, pastello, 1896, Musée d'Orsay, Parigi - foto piccola).






Il volto dello scrittore è incorniciato nel paesaggio retrostante della città di Bruges, tra canali, tetti aguzzi e sprazzi di architettura gotica. L'acqua del fiume di Bruges si confonde indistintamente nella figura dello scrittore, a sottolineare il clima onirico e l'alone indefinito.
Rodenbach fece parte del gruppo la nouvelle Belgique sosteneva la nascita di un'arte nazionale indipendente. Rodenbach poi a Parigi diviene esponente di quel filone letterario che dall'Ecole du Parnasse sfociò nel Simbolismo di Maurice Maeterlinck, visionario come l'opera di Lévy-Dhurmer "Medusa-Onda impetuosa" pastello del 1897 (qui sotto a destra) :




Georges Rodenbach compose poesie di tono elegiaco, servendosi dei paesaggi suggestivi della terra d'origine, le acque e la pace sospesa delle antiche città fiamminghe, un immaginario percorso segnato dall'anelito religioso e dalla dimensione intimistica e memoriale. Tra le raccolte poetiche: "La bianca giovinezza" (La jeunesse blanche, 1886), "Il regno del silenzio" (Le règne du silence, 1891), "Le vite racchiuse" (Les vies encloses, 1896), "Lo specchio del cielo natale" (Le miroir du ciel natal, 1898). Tra i suoi racconti una certa eco ebbe "L'idolo", (protagonista è la signora Desgenet, una sorta di dandy al femminile).

Tra le sue opere maggiori il romanzo breve 'Bruges la morta' (Bruges la morte, 1892), (da cui il quadro fortemente connotato di Lévy-Dhurmer) trasfigurazione della città fiamminga, denso di rimandi tra immagini interiori e luoghi. In Italia ebbe un'infuenza sui Crepuscolari e su Gozzano.
Rodenbach verso la fine della vita era parte del mondo culturale parigino, aveva rapporti coi Goncourt, coi Daudet, con Mallarmé. Da "Bruges-la-Morte", attraverso un dramma dello stesso Rodenbach "Le Mirage", mai rappresentato in Francia ma solo a Berlino nel 1909, Erich Wolfgang Korngold s' ispirò per il libretto della sua Opera, "Die Tote Stadt"/"La città morta", del 1920, andata in scena di nuovo di recente al Festival di Salisburgo, e in Italia qualche anno fa al Festival di Spoleto. Bruges la morte, che vediamo trasfigurata anche nel quadro, città della malinconia, può essere interpretata come il canto per una città, e insieme l'allegoria di una condizione culturale. Bruges era una città gotica, ex città fiorente, tra conventi, chiese, strade vuote, avvolti nella nebbia. La città fiamminga era stata tra le più ricche del Medio Evo, e ne restano testimonianze suggestive: un numero esorbitante di chiese e un intero pittoresco villaggio di conventi, denominati il Béguinage. Il prosciugamento naturale del fiume, che aveva reso importante il porto nei secoli medievali, aveva spento l'economia e la vita di Bruges. Rodenbach la descrive come una città deserta, popolata di ombre di monache, di memorie e immagini di vite che furono, che si specchiano in canali, in vecchi edifici stipati in vie medioevali strette, avvolte di nebbia, spesso bagnata da una continua finissima pioggia. Le campane sono il leitmotiv acustico del romanzo: rintocchi, suoni, sussurri, echi lontani in una dimensione acustica spettrale. Il libro riassume così l’immaginario del proprio tempo, ricorre anche il topos romantico-decadente del doppio (doppelgaenger). L'evocazione poetica della 'città morta' è il vero tema del romanzo, le edizioni dell'opera furono sempre volute con molte fotografie in b/n della città che fu, e il pittore simbolista belga Ferdinand Khnopff realizzò il primo frontespizio su richiesta di Rodenbach. Hugues Viane, il protagonista quarantenne, caduto in un autunno personale precoce (speculare a quello della città narrata) per la morte dell'amata moglie, inizia una sorta di culto dell'amata scomparsa. Nella città percorre sempre itinerari solitari, e arriva ad identificare la città con la moglie scomparsa. La sua casa diviene un reliquiario, nel salotto campeggia un ritratto della moglie, e conserva con maniacalità una ciocca di capelli di lei a treccia, di un biondo antico dorato. In seguito Hugues sarà affascinato da una donna (la ballerina Jane Scott) vista all'opera nel "Robert le diable" che sembra una sosia della moglie, e invece si rivelerà, nei modi e nell'aspetto, molto differente e brutale. Solo la morte (e l'uccisione del reale/brutale per far rivivere la trasposizione ideale) potrebbe riaffermare la somiglianza della nuova alla precedente compagna, e Hugues non avrà altro modo di recuperare l'immagine perduta che uccidere quella ritrovata. Questo romanzo e alcuni suoi temi ebbero fortuna nel 1900 da R. M. Rilke a Marino Moretti (il quale visiterà Bruges sospinto dal fascino del libro e dall'aura emanata dai ritratti, in un viaggio col pittore De Pisis: elementi del libro e del viaggio a Bruges si possono rilevare nel suo romanzo "La Casa del Santo Sangue") e anche in "D'entre les Morts" di Boileau e Narcejac, romanzo poliziesco da cui Hitchcock trasse il famoso Vertigo (La donna che visse due volte). Ugualmente Bruges come città-specchio di un'assenza, di un lutto, o come bellezza nell'assenza e nella sottrazione, ricorda in parte la Firenze depauperata per la morte di Beatrice, nella "Vita Nuova", e l'innamoramento per somiglianza è un topos già presente in Guido Cavalcanti per la giovane donna di Tolosa.


Autore: Josh

27 commenti:

Hesperia ha detto...

Bruges è una città davvero fatata che consiglio a chiunque di visitare insieme a Gand. Non conoscevo questo pittore belga mentre conosco gli altri tre simbolisti più famosi che hai citato.
MI piacciono comunque le immagini che hai aggiunto sul tuo post. In particolare la prima autunnale in alto (che si collega a quell'arboreo femminile di cui si è già detto) e la Medusa in chiave di poseidonia marina.

Anonimo ha detto...

Sapevo che "La donna che visse due volte" era tratto da un romanzo poliziesco francese di due autori come Boileau e Narcejac. Ma non sapevo che Rodenbach fosse un antesignano.

Anonimo ha detto...

Quoto il primo dipinto in alto con quel rosso che mi ricorda le foglie della vite in autunno.
Un po' meno quello rinascimnetale che mi sa di déjà vu.

Anonimo ha detto...

Eh sì, Hesperia, Bruges è proprio uno di quei bei luoghi da visitare assolutamente.

Levy-Dhurmer non è famosissimo. Anche a me piacciono le sue immagini. Sono più suggerite di quelle di altri simbolisti.
In part. mi aveva colpito anche il ritratto di Rodenbach, che acquista maggior significato alla lettura delle opere dello scrittore. Pare che Levy-Dhurmer abbia voluto calare nel quadro la stessa aura sospesa un po' fantasmatica così frequente sia in quel romanzo, sia nelle poesie di Rodenbach. Insomma siamo nel caso di pittura e letteratura senz'altro visionarie ma strettamente correlate ad un luogo.

Anonimo ha detto...

@Philip Marlowe: Ciao, e bentornato! :)la letteratura ha trame e percorsi davvero intricati. Ci sono temi e schemi di racconto che si intersecano spesso, a volte provengono da autori impensati, e alcuni plot ricorrenti si trovano calati in suggestioni e commistioni davvero inaspettate.

@Demetra. All'autunno Levy-Dhurmer ha dedicato molti dipinti(e pastelli), non solo quello mostrato. E' un pittore di 'boschi magici', di stagioni, di costante trasfigurazione del dato reale, si potrebbe aggiungere. Non trovo deja vu quello rinascimentale, anche se ha preso a prestito delle simbologie, sì esistenti ma mai direttamente raffigurate in pittura.
Può un pittore raffigurare ...il vento? Ci prova qui

http://www.illusionsgallery.com/gust-L.jpg

http://i202.photobucket.com/albums/aa235/countess-warwick/Levy_Dhurmer_Lucian_Forest_in_Autum.jpg

Nessie ha detto...

Josh, ti copioincollo quel che mi ha scritto Marshall sul suo blog a proposito del tuo post:


p.s.
di a Josh, per favore, che quel pezzo è impegnativo oltre che istruttivo. L'ho letto, e mi sono sentito culturalmente più ricco. Però, non me la sono sentita di lasciargli subito un commento, che sarebbe lì per lì risultato di questo banale tenore, rispetto alle "profondità" che riesce a cogliere sempre lui.

Anonimo ha detto...

che esagerato Marshall, troppo buono! Quando vuole scrivere, è ben accetto.

Anonimo ha detto...

Questo blog mi infonde tanta serenità perché vi si trovano solo cose belle.
Adoro il citato Khnoppf che Scorsese mise nel film "L'età dell'innocenza", sbagliando forse epoca, visto che il quadro è più recente dell'epoca in cui si ambienta il film (L'arte, le carezze, La sfinge, messo in link).
E anche la città di Bruges, davvero magica, come avete già detto.

marshall ha detto...

Josh,
ho visto che, grazie alla "mia" ambasciatrice, ti è arrivato il mio messaggio. Bene. Grazie.
---
Concludi l'articolo citando l'innamoramento di Guido Cavalcanti per la giovane donna di Tolosa.
Girando pocanzi su internet, non ho trovato notizie di lei, e neanche che il poeta fosse stato a Tolosa. Mi potresti spiegare l'enigma?
La rivisitazione a Cavalcanti mi ha dato modo di leggere qualche sua ballata (Fresca novella rosa -Chi è questa che vien, ch'ogn'om la mira - O donna mia, non vedeste colui - ecc.): Stupende! Molto belle se musicate alla maniera dei menestrelli!
Mi han fatto venire in mente Ambrogio Sparagna, il cantastorie romano del quale ho accennato nel mio blog ai primi di gennaio. Egli ne sarebbe un formidabile interprete.
----
Mi fermo qui: farò un'altra tappa. Ogni riga della parte poetica sarebbe da commentare: contiene spunti originali!

Anonimo ha detto...

@Marshall
L'enigma è spiegato in breve.
La poesia di Cavalcanti dedicata alla giovane donna di Tolosa c'è, è abbastanza importante nella sua produzione. Afferma per la prima volta la tesi della 'fedeltà a un unico amore' pur, magari, nella molteplicità degli amori. La tesi sarà ripresa da Petrarca in "Movesi il vecchierel" : "talor vo cercand'io,/donna, quanto è possibile, in altrui/ la disiata vostra forma vera"; ecco riproporsi anche il tema a cui accenno nel post sull'innamoramento per somiglianza...; il pensiero passa chiaramente in Dante (come molti temi cavalcantiani) cfr. l'invenzione delle donne-schermo nella Vita Nuova, e il rimprovero di Beatrice a Dante nel Purgatorio "questi si tolse a me/e diessi ad altrui", sempre con l'idea dell'innamoramento per somiglianza di qualcun'altra, pur nella fedeltà all'unico amore (direi il 'vero' originale e unico).
Qui comunque la poesia di Cavalcanti (XXIX)

Una giovane donna di Tolosa,
bell'e gentil, d'onesta leggiadria,
è tant'e dritta e simigliante cosa,
ne' suoi dolci occhi, della donna mia,

che fatt' ha dentro al cor disiderosa
l'anima, in guisa che da lui si svia
e vanne a lei; ma tant'e paurosa,
che non le dice di qual donna sia.

Quella la mira nel su' dolce sguardo,
ne lo qual face rallegrare Amore
perché v'è dentro la sua donna dritta;

po' torna, piena di sospir', nel core,
ferita a morte d'un tagliente dardo
che questa donna nel partir li gitta.

Anonimo ha detto...

(continua)
nota al vv 3-4 della precedente, "è tant'e dritta e simigliante cosa,
ne' suoi dolci occhi, della donna mia"... (ecco il tema della somiglianza).

La sosta di Cavalcanti a Tolosa è trattata in questa e nella ballata seguente, va ricondotta biograficamente al pellegrinaggio di Cavalcanti a Santiago de Compostela (note anche da Dino Compagni). Pare anche possibile che a un certo punto Cavalcanti interruppe a Nimes il pellegrinaggio.

la 2nda è questa, XXX

due foresette nove.
L'una cantava: - E' piove
gioco d'amore in noi - .

Era la vista lor tanto soave
e tanto queta, cortese e um'le,
ch'i' dissi lor: - Vo', portate la chiave
di ciascuna vertù alta e gentile.
Deh, foresette, no m'abbiate a vile
per lo colpo ch'io porto;
questo cor mi fue morto
poi che 'n Tolosa fui. -

Elle con gli occhi lor si volser tanto
che vider come 'l cor era ferito
e come un spiritel nato di pianto
era per mezzo de lo colpo uscito.
Poi che mi vider cos' sbigottito,
disse l'una, che rise:
- Guarda come conquise
forza d'amor costui! -

L'altra, pietosa, piena di mercede,
fatta di gioco in figura d'amore,
disse: - 'L tuo colpo, che nel cor si vede,
fu tratto d'occhi di troppo valore,
che dentro vi lasciaro uno splendore
ch'i' nol posso mirare.
Dimmi se ricordare
di quegli occhi ti puoi - .

Alla dura questione e paurosa
la qual mi fece questa foresetta,
i' dissi: - E' mi ricorda che 'n Tolosa
donna m'apparve, accordellata istretta,
Amor la qual chiamava la Mandetta;
giunse s' presta e forte,
che fin dentro, a la morte,
mi colpir gli occhi suoi - .

Molto cortesemente mi rispuose
quella che di me prima avea riso.
Disse: - La donna che nel cor ti pose
co la forza d'amor tutto 'l su' viso,
dentro per li occhi ti mirò s' fiso,
ch'Amor fece apparire.
Se t'è greve 'l soffrire,
raccomàndati a lui - .

Vanne a Tolosa, ballatetta mia,
ed entra quetamente a la Dorata,
ed ivi chiama che per cortesia
d'alcuna bella donna sie menata
dinanzi a quella di cui t'ho pregata;
e s'ella ti riceve,
dille con voce leve:
- Per merzé vegno a voi - .

qui abbiamo anche il nome al vv 33:
"Mandetta" che vale per Amande, molto probabilmente.

Anonimo ha detto...

A proposito, un caro saluto anche a Mario L'Epicureo. Khnoppf era geniale.

Anonimo ha detto...

Marshall i tuoi post sono sempre fonti di grande cultura:-)
Non conoscevo Lucien Lévy-Dhurmer ed é stato una vera gioia scoprirlo...mi sono fatta un giretto su Google e ho scoperto molti altri suoi lavori decisamente originale e belli.
Anche se quello del volto in rosso che hai messo, é quello che preferisco...
Mentre invece "Eve" l'avevo già visto...
Complimenti per il tuo ottimo gusto artistico.
Ciao Are

marshall ha detto...

Are,
guarda che Josh si potrebbe offendere. Questo post non è mio, anche se me lo sento molto vicino, per via di quel riferimento alla "giovane donna di Tolosa" e a Guido Cavalcanti.
Ciao.

marshall ha detto...

Josh,
ti ho appena ricommentato di là da me.
Passo più tardi a leggere queste poesie, per me indite, di Guido Cavalcanti.
Ne ho già lette parecchie, da ieri sera: è stato proprio un bel tipetto! Se vivesse oggi, chissà quali capolavori scriverebbe!
Ciao.

marshall ha detto...

Josh,
Bruges è l'argomento dominante della seconda parte del post, nel quale scopro che viene nominata "città morta"; a me, guardando sue foto, da l'impressione del contrario. Città bomboniera, città da favole, città da immortalare nei quadri. Belli quei suoi antichi tetti spioventi e quei canali al posto delle strade. Altro che morta! C'è solo meno o nulla traffico d'auto, e questo è un vantaggio perchè così si ha meno smog da traffico d'auto.
Ho così approfondito anche la conoscenza di Bruges, che è diventata Patrimonio dell'Umanità per il suo antico Centro Storico Medievale: città da studiare e possibilmente da visitare.

A domani, per le poesie di "Guido".
Ciao.

Anonimo ha detto...

@Mary, mi sa che ci è stato un qui pro quo :D, però sono ottimi anche i post di Marshall.

@Marsh, Bruges oggi è ben tenuta, un gioiellino, come anche tu hai notato. Quell'atmosfera della città morta aleggiava ai tempi di Rodenbach e Levy-Dhurmer, un po' per l'abbandono del porto commerciale, un po' per le secche progressive del fiume da cui dipendevano in tutto per gli scambi e i collegamenti, a quel tempo. Le nebbie fitte avrai notato ci sono spesso tuttora. L'atmosfera poi è senz'altro stata calcata da un po' sia da Rodenbach scrittore, dati i temi, sia da Levy-Dhurmer pittore.
Con il rilancio turistico dal 2ndo dopoguerra è ritornata ad essere il gioiello che era.

marshall ha detto...

Josh,
è stato molto interessante questo post, perchè mi ha aperto a tanti argomenti per me nuovi o misconosciuti.
Pocanzi mi sono concentrato sulla parte pittorica del post ed ho scoperto che sì, effettivamente Lucien Lévy-Dhurmer è, "ancor oggi", un artista sottovalutato e poco conosciuto; tant'è vero che nel volume dedicato al Musée d'Orsay, edito nel 2005 da Electa, per Il Sole 24 Ore, non è nemmeno menzionato; al contrario di Odile (Odilon) Redon, pittore "minore" (forse) anche lui, del quale è stata invece pubblicata un'opera "Il carro di Apollo".

C'è poi un punto, nel post, che non sono riuscito a comprendere del tutto; e forse tu me lo puoi dipanare e forsanche potresti compilare la relativa pagina di Wikipedia, visto che non esiste. Potresti spiegarci cosa si intende per Fratellanza Preraffaellita?
--------
p.s.
Devo aver notato quel celebre quadro di Khnopff (guarda caso, anche lui di Bruges)"La carezza" forse nella homepage di uno dei bloggers di questo gruppo.

Ciao.

marshall ha detto...

Josh,
un altro "favoloso" approfondimento, che ho potuto fare grazie agli "enigmi" posti in essere da questo post, è quello del "beghinaggio", da quella "strana" parola "béguinage".
Inutile dirvi che ora sono affascinato da Bruges, dal Belgio e tutto ciò che è belga. Per me, poi, che sono stato un grande appassionato di borsa, è stata una conferma scoprire che il termine di Borsa (borsa valori) deriva dal nome della famiglia di facoltosi commercianti belgi, i Van Der Beurse, del XIII secolo, a casa della quale si svolgevano le prime contrattazioni di Borsa.

Tornando al beghinaggio, sarebbe interessante trovare nella letteratura storica romanzi o racconti che narrino vicende ad esso legate.

Se qualcuno del "Giardino delle Esperidi" ne sapesse di più, sul tema del beghinaggio, è invitato a cimentarsi in un post.

Un saluto a tutti.

Anonimo ha detto...

caro Marshall, infatti Levy-Dhurmer non ha ancora riscosso quella grande attenzione presso il pubblico di massa capitata invece a tanti altri, anche se quando era in vita lo recensirono grandi critici, come Camille Mauclair, Gustave Soulier, Georges Mourey, Léon Thevenin.
Ci fu poi una retrospettiva importante, a lui solo dedicata, nel 1952 (che non ho visto per motivi biografici, sono nato quasi 20 anni dopo:) al Musée des Art Decoratifs di Parigi, ma negli ultimi anni i suoi lavori sono comparsi in più mostre dedicati al Simbolismo in ordine sparso.
Comunque fino poco fa da Sotheby's e da Christie's si andava dai 70.000 € per un pastello, o un piccolo olio, fino ai 400.000 € per un olio di medie-grandi dimensioni.

Dunque, sul punto 2: Nel post dico che nella sua formazione aderisce alla poetica visiva simbolista, preraffaelita. Ma non che aderisce alla Fratellanza Preraffaelita.

Nella genesi dei suoi modelli, sì simbolista, si colgono ascendenze preraffaelite, per un periodo fa proprie scelte visive e ideali dei preraffaeliti, ma non diviene membro della Fratellanza (della sua vera e propria appartenenza non parlo in effetti nel post). Letteralmente era la Pre-Raphaelite Brotherood: nel 1848 giovani artisti inglesi ricercavano la freschezza e l'autenticità della pittura italiana prima di Raffaello (che vedevano come capostipite della Maniera e quindi dell'Accademismo). Il gruppo originario della PRB vero e proprio era composto da membri della Royal Academy: William Holman Hunt, John Everett Millais e Dante Gabriel Rossetti (figlio di un ex rivoluzionario italiano, dà l'impronta della fratellanza segreta al progetto). Ancora c'erano il pittore James Collinson, lo scultore Thomas Woolner e i critici d'arte W.M. Rossetti (1829-1929) e F.G. Stephens (1828-1907), e Ford Madox Brown vicino al movimento. Il movimento fin all'inizio aveva una connotazione anche letteraria. La PRB pubblicò una rivista, "Germ" (soli 4 numeri nel 1850); D.G.Rossetti era sia poeta sia pittore. Suo fratello scrisse i 4 capisaldi della fratellanza:
1) avere idee genuine da esprimere;
2) studiare la natura attentamente, così da sapere come esprimerla;
3) condividere ciò che è diretto, serio e sincero nell'arte precedente, a esclusione di ciò che è convenzionale, ostentato e imparato a memoria;
4) realizzare dipinti e statue assolutamente validi.
A parte un po' di ingenuità nella formulazione, il desiderio di fedeltà alla natura si esprimeva attraverso un'osservazione dettagliata più che attraverso un ricordo mentale o letterario, con l'uso di una tecnica chiara, luminosa, dalle forme precise, mentre la loro attitudine interiore si nota nella scelta di temi religiosi o comunque elevati. Il tipo di immagini che odiavano erano le scene precostruite accademiche e le pose troppo comuni di genere.

Anonimo ha detto...

ancora sulla PRB (gli è che è un tema complesso):
Le iniziali PRB furono usate nel quadro di Rossetti "Infanzia di Maria Vergine" (Tate, Londra) esposto nel 1849 e adottate dagli altri membri della fratellanza. Quando si seppe il significato esatto di 'pre-raffaelita', quindi il rigetto della maniera di Raffaello, il gruppo venne osteggiato. Charles Dickens lanciò il suo attacco sul periodico Household Words. Molti si sentivano offesi dal disprezzo del gruppo per Raffaello (ancora considerato senza riserve il più grande pittore della storia) e interpretavano il programma di cercare ispirazione prima di Raffaello come una regressione verso il primitivismo e la bruttezza.
La fortuna dei preraffaelliti migliorò dopo la pubblica difesa di Ruskin nel 1851 e il gruppo attirò numerosi seguaci: John Brett, Charles Allston Collins, Walter Howell Deverell, Augustus Egg, Arthur Hughes, Henry Wallis e Henry Alexander Boiler (1824-1903), 'The Doubt': "Can These Dry Bones Live?" (1855, Tate) e William Shakespeare Burton (1824-1916), 'The Wounded Cavalier' (1856, Guildhall Art Gallery, Londra).

Dopo il 1853, la fratellanza stessa si era sciolta. A parte il giovanile spirito rivoluzionario (erano giovanissimi nel 1848) e il romantico e ingenuo medievalismo (è da qui che in Uk si prepara, in parte, il revival medievalista e gotico), i primi fondatori avevano poco in comune e presero strade separate. Dei PRB originari solo Hunt rimase fedele alle dottrine del manifesto. Millais (un altro grande pittore) adottò uno stile più libero e continuò a essere il pittore più famoso e di successo del suo tempo. Rossetti, il meno attento agli ideali dei preraffaelliti (non usò mai una pittura molto dettagliata), portò avanti il nome. Le sue ultime opere, languide femmes fatales, sono molto diverse dai primi quadri preraffaelliti, ma l'etichetta rimase appiccicata spece a lui e ai suoi seguaci.

Così nell'immaginario il termine preraffaellita è legato a immagini da romanzo medievale: un movimento iniziato come rivolta contro l'artificiosità e il sentimentalismo è oggi identificato con una sorta di fuga manierista dalla realtà.

la 2nda ondata pseudo-medievale ebbe le sue radici nella decorazione della nuova sala conferenze della Oxford Union Society (oggi Old Library) con scene tratte dalla leggenda di re Artù (1857), in cui Rossetti fu assistito da Burne-Jones, William Morris, Val Prinsep (1838-1904). L'influenza di Rossetti durò dopo la sua morte e le sue donne tentatrici, insieme con le bellezze più eteree di Burne-Jones, furono imitate a cavallo del secolo, quando entrarono a far parte del gusto simbolista.

La tradizione preraffaellita proseguì anche nel XX secolo: Evelyn De Morgan, Sidney Harold Meteyard (1868-1947), John Byam Shaw (1872-1919) e John Melhiush Strudwick (1849-1937).

IL nostro Levy-Dhurmer fa propri alcuni temi di ricerca, ma solo per un perodo, non lo si puà annoverare come membro.

Anonimo ha detto...

Non mi viene in mente adesso, riguardo al Beguinage (luogo fisico) o al beghinaggio come vero e proprio stile di vita delle...beghine, nessuna opera letteraria che ne tratti specificamente ma mi sono appena svegliato:) Pensando a come vanno certi fatti letterari, possibili opere di racconto femminile, di taglio diaristico, memoriale, ecclesiastico-monacale in zona ce ne devono essere parecchie, dato anche il numero di queste situazioni in Belgio: Antwerp, Dendermond, Leuven, Mechelen....

La curiosità è che la parola indica sia gli edifici caratteristici, sia le sorelle dal XIII sec. presso la Chiesa cattolica (alcune senza voti espressi), sia sostiene qualcuno anche la derivazione 'eretica' albigese.
Per adesso ciao, e Buona Domenica:)

marshall ha detto...

Josh,
ho letto "avidamente" le risposte. Intanto ringrazio e ci tornerò sopra domani, rileggendole "minuziosamente".

Per quanto riguarda il beghinaggio, le beghine, e quel mondo, per me da favole "andersonniane", ho lasciato messaggi a bloggers che ne parlano in loro post, chiedendo loro interventi qua da noi. Spero in qualche contatto. Confesso che l'argomento affascina me, e non solo me.
Ne parlavo oggi a tavola, in famiglia, e ci siamo messi a ipotizzare e fantasticare di quel periodo, quando vi erano più donne che uomini, per via della grande moria di uomini dovuta alle Crociate, alla Guerra dei Cento Anni, ecc. Insomma, un periodo, con le sue situazioni, di cui penso valga la pena approfondirsi.

Ciao.

Anonimo ha detto...

Josh,
non preoccuparti più per il beghinaggio, ecc: su Books.Google ho trovato quello che cercavo. Tra l'altro, ho letto le pagine 49 e 50di Bruges la morta, e uno stralcio da Anna degli Elefanti, di Marino Moretti.
Ciao.
Marshall

Anonimo ha detto...

Ok, non mi preoccupo! :)
Però mi fa piacere l'idea che tu abbia trovato qualche stimolo o un po' di fascino nei luoghi della storia e nelle pagine dell'arte.
Ciao

Anonimo ha detto...

necessita di verificare:)

Anonimo ha detto...

leggere l'intero blog, pretty good