martedì 5 ottobre 2010

Il Trauma nell'Arte e Charles Sims



Nella Storia dell'Arte (di tutte le Arti, ma ci avvicineremo rapidamente solo a qualche punto della pittura), alcuni tra i pittori più noti o originali sono stati caratterizzati da un disturbo o da una sofferenza psichica profonda. Chi ha vissuto questa condizione si è spesso trovato a filtrare la realtà attraverso visioni ancora più personali, o a rivelare una realtà completamente 'altra' attraverso le sue opere.
Se, già in generale, la funzione dell'artista è anche quella di filtrare la realtà attraverso la sua interpretazione, e restituirla in arte in una maniera nuova,
in questi altri casi anche il mondo della sofferenza psichica viene trasfigurato nelle opere stesse, e produce a sua volta forme e significati. Di più, un aspetto ancora più intimo entra in gioco nelle opere di questi artisti dall'esistenza tormentata.
I casi sono moltissimi: F. Goya, R. Dadd, J. Ensor, E. Munch, V. Van Gogh, L. Wain, F. Bacon, o come nella nostra puntata Charles Sims, per citarne solo alcuni.
Il trauma nell'Arte quindi, come la ferita che si può riversare nell'opera d'arte e diventarne parte integrante, arte anche come genesi della ferita. Ma anche Arte del trauma, segno-stigma, sfogo o riparazione impossibile, transfert o immersione totale in una condizione peculiare.





Charles Sims è stato un pittore inglese (1873-1928): la sua produzione tipica nella prima parte dell'attività spaziava da ritratti, paesaggi, ai temi della pittura decorativa in genere, anche se rivisitati in maniera molto personale, attraverso l'uso di olio, tempera, acquerello. D'altra parte è stato anche uno degli artisti che controcorrente a lungo ha continuato a trattare temi simbolici e romantici fino a dopo la I Guerra Mondiale.






Figlio di un produttore di tessuti e costumi, iniziò a sua volta a lavorare nell'ambito dei tendaggi, ma presto si iscrisse al South Kensington College of Art, poi fu a Parigi presso gli ateliers Julian e Baschet per approfondire gli studi di pittura e decorazione. Si trasferisce nuovamente a Londra per iscriversi alla Royal Academy School nel 1893, ma ne viene espulso nel 1895.
Nel 1897 si sposò con Agnese, figlia del pittore John MacWhirter.
Dal 1896, la sua carriera ottenne approvazioni crescenti; espone con successo "The Vine" alla Royal Academy nel 1896, e "Infanzia" al Musée du Luxembourg.






La peculiarità della sua pittura di questi anni è data dall'adozione di una sorta di realismo magico, connotato da una intensa forza rappresentativa e plastica:
un'idea sognante-edenica della realtà è il sottofondo delle sue visioni,
rivela una capacità particolare nel mostrare i giochi chiaroscurali alla luce diretta del sole in ritratti all'aperto, ridando vita a temi classici e neoclassici inglesi con la trasfigurazione ora onirica ora esuberante-vitalistica di alcuni soggetti con la rappresentazione dell'infanzia, le fate, la scelta di sfondi luminosissimi e irreali nei suoi personali plein air, l'intrusione del fiabesco e dell'elemento mitico nella vita quotidiana. E' stato considerato per queste scelte stilistiche-tematiche uno degli ultimi Romantici.



Nel 1906 nuovamente un buon successo di critica e finanziario seguono la sua personale alla Leicester Gallery. Nel 1910 fu eletto Fellow della Royal Watercolour Society, e nel 1915 alla Royal Academy, ormai la sua pittura è affermata e riceve patenti ufficiali.




La I Guerra Mondiale sarà invece un'esperienza traumatica per Sims e tutta la sua famiglia: nel 1914, un figlio ne rimane ucciso; Sims nel frattempo ha lavorato per un certo tempo come artista di guerra dal fronte fino al 1918.
Terminata la guerra con i suoi eventi funesti, intorno agli anni 20 lo stile della sua pittura cambiò completamente, e anche il carattere del pittore sviluppò tratti misticheggianti così come manifestò la progressiva tendenza a condurre una vita sempre più isolata e solitaria. La sua pittura divenne meno schematica, più libera, violenta, tipica dell'improvvisazione, più emozionale; le figure mostrano adesso un'aura, o sembrano immerse in una luce spettrale.




In questa fase rimase letteralmente sconvolto dalle critiche ricevute per il suo ritratto di George V. Nonostante ricevette nuove cariche di rango alla Royal Academy nel 1920, si dimise e preferì recarsi negli Stati Uniti a dipingere, ma ben presto avvertì incompatibilità anche con quel mondo.

In uno dei ultimi dipinti, denominato "I am the Abyss and I am the Light" presentava figure nude contro fondali astratti particolarmente drammatici. Gli ultimi lavori non sono stati accolti dall'approvazione del mondo dell'arte, per il loro contenuto sconcertante e per lo stile considerato troppo moderno e apocalittico.



Nel 1928, l'artista tormentato da allucinazioni, paranoia e insonnia, causate principalmente dalle scene orribili cui aveva dovuto assistere come artista di guerra ufficiale, e dal dolore per la morte del figlio, si tolse la vita nei pressi della sua casa a St. Boswells, in Scozia.



Poco dopo la sua morte, la Royal Academy espose alcune delle sue opere finali. Il Presidente Sir Frank Dicksee ha descritto le ultime opere di Sims come "in netto contrasto con tutto il suo lavoro precedente, con un violento cambiamento di mentalità". Una recensione del Times, per altri quadri dell'ultimo periodo di Sims, lo paragona a opere di El Greco parlando di 'uso di forme lacerate a fini emozionali',
ma l'impressione più persistente dinanzi alle sue ultime opere, unite alle sopracitate, è che Sims, in seguito alle tragiche vicende del suo privato, avesse voluto significare che la realtà era invece dominata da una sorta di sinistro ordine che aveva svelato come dissonante e minaccioso, unitamente ai segni indelebili dell'esperienza della guerra.

(la parte cronologica e biografica su Sims segue la scheda sul Pittore tratta da Wikipedia UK, data la scarsità di notizie a Suo riguardo è stata fondamentale)

Ai link: i lavori di Sims conservati alla Tate Gallery

e un'altra raccolta .
Notevole ancora l'apparato iconografico qui.


Josh

15 commenti:

marshall ha detto...

Josh,
non sapevo neanche chi fosse questo Sims, che ho imparato a conoscere grazie a questo post. Sarò ripetitivo, ma l'articolo è scritto, come al solito, con "superba" maestria. E lasciatelo dire da uno che è appena reduce da un concorso letterario, nelle vesti di "giudice popolare" (ahimè!, ne ho viste delle belle!). Deformazione "professionale", quindi: il pezzo è scritto magistralmente. Non mi addentro però a discutere di arte o tecnica pittorica: risulterei essere una frana, e quindi banale. Però, chissà mai che col "tempo", a furia di leggere i tuoi post, sempre dedicati e solo all'arte, non ne diventi anch'io maestro. Mi permetto quindi di giudicare il tuo pezzo semplicemente dal punto di vista letterario, ed è scritto veramente bene e con la tua consueta scorrevolezza divulgativa. La biografia del pittore, anche se, come dici, ricalca necessariamente quella di Wikipedia, per la scarsità di notizie sull'artista, risente comunque della tua impronta dal tocco "magico": e si sente! Eccome se si sente!.
In conclusione: ottimo post, anche per la ricchezza del "corredo" fotografico.

Hesperia ha detto...

Interessante il percorso del trauma e del male oscuro nell'arte figurativa. Segnalo pertanto il testo "Nati sotto Saturno" di Rudolph Wittkower edizioni Einaudi (la figura dell'artista dall'antichità alla rivoluzione francese) http://www.libreriauniversitaria.it/nati-sotto-saturno-figura-artista/libro/9788806173647

per indicare che di depressione e mal di vivere non ne soffrono solo poeti, scrittori e filosofi, ma anche artisti (Cellini, Michelangelo, Caravaggio, Durer nell'antichità). E giustamente Josh cita esempi più moderni come Goya, Van Gogh, Munch, Francis Bacon.


Tuttavia esaminando bene la produzione iconografica di Charles Sims, mi piacciono più quei dipinti tardo-ottocenteschi di quelli stilizzati con figurine allungate alla Giacometti, o a moduli espressionistici più vicini ai nostri giorni.

Si vede che anche Sims come il nostro Sandro Botticelli, proviene dal disegno dei tessuti per l'attenzione maniacale agli abiti femminili.

Josh ha detto...

@Marshall: troppo buono.
Sims lo conoscevo specialmente per la sua produzione più classica, insomma la prima. Ne ho postate un bel po' di immagini perchè aveva un tocco davvero particolare.

Ma è vero che dopo i fatti della I GM Sims cambia moltissimo, è come se gli si fosse frantumato un mondo,
ed è questo fenomeno che mi interessava. Mo sì qualcosa ho aggiunto, qualche osservazione qua e là. Comunque talvolta in passato ho scritto anche post solo letterari.

Josh ha detto...

@Hesperia: Wittkower è un maestro nell'analisi e nella critica. Un grande testo quello citato.
La scelta di Sims come Autore è stata fatta per non mettere i soliti noti, e per alcuni suoi tratti per me molto affascinanti.

I suoi dipinti stile tardo ottocento, che poi nel suo caso si spingono fino ai primi anni 10 del Novecento, hanno un che di magico lo stesso,
il fairy world ha ancora un forte ascendente in Sims fino a quel punto, cfr, la fig. 2 con il Fauno solitario, la fig. 4 con gli Acchiappafarfalle, o la fig. 5, 6, 7 Fate tout-court.

Dopo vince nella sua immaginazione il mondo esploso, la percezione della Wasteland, soggettiva e oggettiva. Il terz'ultimo dipinto, con la scritta Sacrifice, è glaciale.

Sono d'accordo che il modo di dipingere particolareggiato dei drappeggi nei primi decenni gli venisse infatti dalla pratica con i tessuti, ci sono vari casi nella Storia della Pittura, tra cui come dici Botticelli.

Hesperia ha detto...

"Dopo vince nella sua immaginazione il mondo esploso, la percezione della Wasteland, soggettiva e oggettiva. Il terz'ultimo dipinto, con la scritta Sacrifice, è glaciale".

Infatti Josh, colpisce questa brusca discontinuità fra la produzione tardo-romantica e quella legata alla disgregazione e alla destrutturazione.

Josh ha detto...

@Hesperia 2:
dicevamo che ci piace più il primo periodo di Sims. Per quanto riguarda le sue cose ultime è vero che le figure allungate ricordano Giacometti, o altra pittura più recente, considerando che nel caso di Sims si trattava dell'ultimo tra i "Romantici" fuori tempo massimo.
Sono convinto però che l'ultima fase..ehm...gli venga da una sorta di delirio, che non fosse per lui una scelta d'arte meditata quella sorta di espressionismo.
In particolare l'ultima figura non è un bel quadro, ma è indicativa di una forte sofferenza non più controllabile, e credo fosse per lui una rappresentazione piuttosto instintiva, non penso si curasse più di nessuno stile o dell'appartenenza a qualche movimento.

Josh ha detto...

Un altro caso che ho accennato nel post di percorso nella disgregazione peculiare è quello di Louis Wain:
lì si nota diversamente perchè monosoggetto, cioè dipingeva sempre gatti...(già la ripetizione dello stesso tema poteva essere di suo indicativa di una forma di fissazione od ossessione).
POi
Se i primi suoi gatti avevano un che di naturalistico, a volte di classico, man mano che il disturbo progrediva, i gatti diventano antropomorfici, poi anche...'esplosi', poi soleggianti ed elettrificati a dir poco...

Marcello di Mammi ha detto...

Josh
Ormai è inutile dirti che i tuoi post sono sempre interessanti, come del resto tutti quelli pubblicati in questo blog.
Farei un’osservazione così d'emblée.
La diversificazione della pittura tra prima e dopo la 1°GM è evidente, ma anche in certi quadri come “The Fountain”, “A Fairy Wooing”, Night Piece to Julia si vede già una certa tendenza che poi esploderà nelle opere post belliche. In The Fountain si possono osservare in alto, tra le cascate d’acqua degli occhi in un volto, non meglio identificato,forse non umano e appena accennato, quasi immanente sulle figure in basso, cmq una presenza inquietante.
In “A Fairy Wooing” in basso sulla sx una figura di drago(?) mentre sulla dx una "covata" di teste di bambini e in “Night Piece to Julia” la presenza, in zona centrale di un’ immagine da incubo,quasi fantascientifica, anch’essa immanente sulla figura di donna dormiente. A mio avviso sono messaggi premonitori di quella insoddisfazione ed insicurezza esistenziale che caratterizzeranno la sua pittura ultima. Lo scatenarsi delle fissazioni e della follia ha sempre radici latenti, anche quando il soggetto sembra essere in equilibrio psichico, poi scatta una molla, una causa scatenante, in questo caso il trauma della guerra, che altera un equilibrio già di per sé instabile.
Queste le mie impressioni, forse errate, ma sai che il mio approccio all’arte è, in prima istanza, istintivo.

Dionisio ha detto...

Bel pezzo, Josh, come son sempre i frutti scaturiti dalla tua intelligenza e immaginazione. Vedo che da qualche tempo scovi gli artisti meno (o poco) noti al grande pubblico ma non per questo meno degni d'attenzione; operazione encomiabile, quindi, la tua, già solo per questo.
Venendo al pittore e ai suoi due periodi, evito di ripetere quanto ha già rilevato Marcello sulle avvisaglie già presenti nel primo di ciò che sarebbe esploso drammaticamente nel secondo, in quanto già pertinenti e intelligenti.
Il fatto che ci piaccia "istintivamente" più il primo che il secondo, indipendentemente da considerazioni di carattere estetico, mette in luce quello che ho sempre pensato e detto: che l'arte nasce fondamentalmente da un bisogno di felicità e di bellezza (da parte dell artefice ma anche del fruitore); poi però la crudeltà della vita induce a raffigurare le nostre ansie e le nostre angosce.

Josh ha detto...

Sì Marcello, è un parere condivisibile,
avevo notato i particolari premonitori-subliminali anche nelle opere del primo periodo di Sims.
Nell'idillio primo periodo comunque si insinuano alcuni particolari diciamolo pure inquietanti-perturbanti,
anche prima di arrivare alla sua fase ultima.
Nel caso di Sims sicuramente la guerra vista e ritratta da vicino congiunta alla morte del figlio hanno fatto il resto. Dopo è stato come sollevare un velo su un mondo poi mostrato come governato da un'ordine malvagio e imperscrutabile.

il tutto mi fa venire in mente alcuni versi di Montale, che ha pioù significati, ma anche quello di chi ha percepito un'altra realtà:

Forse un mattino andando in un’aria di vetro,
arida, rivolgendomi, vedrò compiersi il miracolo:
il nulla alle mie spalle, il vuoto dietro
di me, con un terrore di ubriaco.

Poi come s’uno schermo, s’accamperanno di gitto
Alberi case colli per l’inganno consueto.
Ma sarà troppo tardi; ed io me n’andrò zitto
Tra gli uomini che non si voltano, col mio segreto.

Josh ha detto...

@Dionisio: che gentile che sei...diciamo immaginazione forse ne ho, intelligenza non so.
Sono sempre stato attratto dalle, diciamo così, 'cose strane'...un po' lo si nota anche da alcuni post passati. La normalità, ammesso che esista, non mi attrae troppo, anche in arte mi attirano le esperienze limite. Forse alcune di queste le ho vissute anche io, magari non la follia eh :-)....ma ho fatto ritorno, eppure mi rimane il trasporto per arti che raggiungono l'insolito o l'indicibile, siano letterarie, musicali, visive: va a 'ssapè com è...

Sicuramente il primo periodo di Sims è più piacevole anche perchè obbedisce ad alcuni canoni riconoscibili di pittura ottocentesca, benchè un po' stravagante.
Fate, fauni e la vita trasposta in fiaba non erano cose ritratte tutti i giorni alla fine 800 nemmeno nella strana Inghilterra, solo in quelle correnti misticheggianti-pagane-neopagane non ufficiali.

Nella seconda parte... la rinuncia ai canoni noti si nota parecchio, magari non diremmo dipinti di un folle (nel senso che nell'arte recente e contemporanea abbiam anche visto non-folli che dipingevano cose ancora peggiori e immotivate del periodo folle di Sims) ma di sicuro Sims alla fine non aderisce più a nessun codice o stile comune riconoscibile, ancorchè interprertato in maniera 'sua': è ormai puro istinto e visione,
che non si preoccupa degli alfabeti, il disturbo psichico sovrasta alla fine ogni stile e l'arte, intesa come costruzione consapevole e modo di relazionarsi con gli spettatori attraverso un alfabeto riconoscibile, si allontana.

Josh ha detto...

Comunque trovo nel primo periodo una tecnica notevole e personale. A volte Sims si perde in definizione di particolari molto ben rifiniti, a volte si notano pennelate più nervose, o grandi campiture, e l'atmosfera in genere è parecchio curata.

In fondo, anche già nel secondo dipinto, il Fauno seduto un po' rannicchiato a braccia conserte sopra il lago da solo, un'idea di isolamento-estraneità e sospensione rispetto al mondo-natura la offre già.

Josh ha detto...

Trovato un video su YouTube di varie opere di Sims in rassegna....carino, qui:

http://www.youtube.com/watch?v=jeRsg9JVFCQ

Dionisio ha detto...

Anch'io, Josh, sono attratto dal mondo sovrasensibile e dalla follia... come vogliamo definirla?... diciamo creativa, anche se la mia parte razionale mi richiama costantemente all'ordine e al buon senso. Gli è che siamo nati sotto Saturno, come si dice in quel bel libro citato da Hesperia, che avevo tanti anni fa e che ho prestato stupidamente a qualcuno che ha evitato di restituirmelo e che ormai ho perso di vista (lo rileggerei volentieri, oggi, ma chissà se si trova ancora in giro).
Infatti i personaggi che cita sempre Hesperia, Cellini, Michelangelo, Caravaggio, Durer Goya, Van Gogh, Munch, Francis Bacon (ci metterei anche Bosch, Grunewald, Ensor, Arnold Bocklin, Redon, Otto Dix, Egon Schiele e sicuramente ne dimentico altri) sono tra quelli che amo di più proprio per la loro follia visionaria.
Tornando a Sims avverto qualche influsso di Bocklin (infinitamente più grande di lui, però) in certe scene panteiste, ma in lui si avverte una maggior propensione per l'elemento fiabesco (folletti e, più inquietanti, orchi, seppure appena abbozzati).
La pennellata è diversa, come rilevi tu, a volte precisa e a volte più rapida (quella più rapida mi convince di più).
E l'ultima fase, susseguente alla guerra e alla morte dei suoi cari è proprio un'esplosione delle forme che non conosce più nessun genere d'alfabeto, fin troppo improntata al disordine e talvolta quasi illeggibile, mentre Van Gogh, per esempio, anche nei momenti di maggior furore della sua pazzia, riesce a contenere la sua tempesta interiore in forme sempre leggibili per quanto violente, e comunque di grande suggestione espressiva.

Josh ha detto...

@Dionisio:
quoto "Gli è che siamo nati sotto Saturno"...

non sai quanto.
:-)