martedì 26 giugno 2012

Racconto d'estate (e delle 4 stagioni della vita)



Estate. Di film vacanzieri se ne vedono tanti, di film vacanzieri di buon gusto, ci sono solo i suoi, quelli di Eric Rohmer. Penso a  "Racconto d'estate" e mi viene in mente il personaggio introverso e insicuro dello studente Gaspard sulla spiaggia brettone di Dinard. Mi domando se col malgusto che imperversa oggi, si possano trovare tra i più giovani, degli amanti del cinema di Eric Rohmer, maestro dell’invisibilità e della discrezione. Eterno indeciso e dongiovanni suo malgrado,  Gaspard, trascorre le proprie serate solo in casa a comporre melodie alla chitarra, si ritrova diviso fra tre diverse ragazze: Léna (Aurelia Nolin), fidanzata assente e dal carattere volubile; Solène (Gwenaëlle Simon), spigliata e sicura di sé, con la quale il giovane intrattiene un breve flirt; ed infine Margot (Amanda Langlet, ex-quindicenne di “Pauline alla spiaggia”), che incarna il ruolo tipicamente rohmeriano della confidente del protagonista, dispensatrice di consigli nelle questioni di cuore ma, allo stesso tempo, attratta anche lei dal fascino ombroso di Gaspard. Attorno a questo quadrilatero, Rohmer tesse un malizioso intreccio di fugaci passioni estive e di tenere amicizie, descritte con un tono intimista abilissimo nel catturare i sentimenti, le insicurezze e le contraddizioni dei personaggi.
Per chi ancora avesse avuto qualche dubbio, “Racconto d’estate” costituisce l’ennesima conferma che nessun regista, quanto l’anziano Rohmer, ha saputo rappresentare con tale partecipazione e finezza psicologica la generazione dei ventenni: vulnerabili, egocentrici, impegnati nel difficile passaggio verso la maturità dell’età adulta. La leggerezza e l’ironia della narrazione racchiudono tuttavia un profondissimo senso di verità, che permette allo spettatore di immedesimarsi nelle vicende dei protagonisti e di condividere le loro emozioni. Non manca, come di consueto nel cinema rohmeriano, una lieve nota malinconica, qui affidata ad un finale in cui i dubbi di Gaspard – e gli scherzi del Caso – interromperanno questo delicato intreccio. (http://filmedvd.dvd.it/commedia/racconto-d-estate/)


Quanto al regista Rohmer, nato  a Nancy in Alsazia-Lorena nel 1920 e  spentosi all’età di 89 anni l’11 gennaio 2010, aveva un vezzo: non farsi riconoscere. Tant’è vero che andava a ritirare i premi in incognito come se fosse qualcun altro, anche in tarda età, con tanto di occhiali e baffi finti . Memorabile la sua lettera al Festival di Cannes “Signor Presidente, mi dispiace comunicarle che non ho intenzione di venire a Cannes né di tenere l’abituale conferenza stampa…”. Aggiungendo poi che la sua decisione era motivata egoisticamente da “semplici ragioni di convenienza personale”. Detestava infatti autopromuoversi “come un commesso viaggiatore”. Rohmer è  stato il contrario di quanto circola oggi:  il presenzialismo ad ogni costo tipico di una società di massa che reclama il suo quarto d’ora di gloria mediatica. L’invisibilità è la condizione essenziale dell’eleganza – diceva Cocteau, postulato fatto proprio da lui.  Non abbandonò mai l’insegnamento di letteratura francese in un liceo classico (ovvero l’anonimato), pur continuando a girare film.  La cifra del suo cinema è il rigore morale un po’ giansenista alleggerito da un tocco di grazia settecentesca. La tecnica del suo “girato” ce la spiega egli stesso in tre sequenze: campo-controcampo-cronologia.La sua estetica potrebbe essere “il faut absolument etre antimoderne”: l’esatto contrario del motto di  Rimbaud. Lo ha dimostrato mettendo in scena in un rigore classicistico ”La marchesa von O” di Kleist e “Perceval il gallese” di Chrétien de Troyes. Anche i film su stili di  vita di ragazze  moderne come “La collezionista” (1967) che esalta la grazia di Haydée Politoff e   ”Le notti della luna piena” (1984) con  la  giovane attrice Pascale Ogier scomparsa prematuramente, mantengono una distanza come se la contemporaneità  non  lo riguardasse. Il tutto, viene filtrato da un occhio smagato da entomologo dei comportamenti, senza mai essere freddo  né cinico. Nessun effetto speciale, niente  rivoluzionarismi nel montaggio e il prezioso apporto della nitida fotografia di Nestor Almendros, già fotografo di culto di Truffaut.


Haydée Politoff in una scena di La collezionista

La mia notte con Maud
Il suo vezzo  era non inserire quasi mai commenti musicali nei film, registrando invece i rumori della natura e  degli ambienti circostanti. Ad esempio, il frinio  delle cicale della Provenza e lo sciabordio delle acque in La collezionista (foto in alto)  o il fragore delle onde in "Racconto d'estate". Rohmer è un esponente essenziale di quella Nouvelle Vague dai film che a volte sembrano dei bozzetti  un po’ in fieri, da ritoccare. Amava infatti servirsi dei suoi attori per completare le sceneggiature (Haydée Politoff ne “La collezionista”, Marie Rivière in “Il raggio verde”, solo per fare alcuni esempi).  I finali dei suoi film sono quasi sempre sospesi o aperti. Inizia anche lui, come gli amici Chabrol, Rivette e Truffaut, da critico cinematografico dei prodigiosi Cahiers du Cinéma, prima di passare alla regia. Poi decine di titoli filmici suddivisi per  tema in Sei Racconti morali, Commedie e Proverbi, Racconti delle 4 stagioni, anticipando Kieslowski. In uno dei suoi più importanti film della prima raccolta, “La mia notte con Maud” (con Jean-Louis Trintignant e Françoise Fabian), sorprende la conversazione notturna tra Jean-Louis e Maud avente per argomento le religioni e le rispettive visioni del mondo:  cattolico lui, atea lei. E la decisione a priori di lui che, con una donna già divorziata così lontana dalla sua fede e visione delle cose, non avrebbe mai potuto costruire niente, nonostante ne fosse attratto. Siamo in pieno razionalismo cartesiano.

 Nei  Contes des 4 Saisons, c’è  il memorabile Racconto d’Autunno dove un  Rohmer  ormai 78enne dà vita  ad un fresco intrigante Gioco dell’Amore e dell’Azzardo come in un  marivaudage ambientato ai nostri giorni nella regione vinicola dell’Ardèche tra una non più giovane viticultrice Magali,  vedova e sola   e uno sconosciuto imprenditore. Il quale venne pescato in un annuncio matrimoniale dalla sua amica libraia Isabelle che la vuole rimaritare ad ogni costo.  Le schermaglie amorose si dipanano  in una spumeggiante commedia  degli equivoci e dei camuffamenti. Mentre nel primo della quadrilogia "Racconto di Primavera", le conversazioni di filosofia entrano addirittura nel film.
Con la morte  di Eric Rohmer se ne va qualcosa della douce France, quando c’era molto tempo per conversare tra bon mots e petits bonheurs.
I suoi sono infatti tra i film più “conversati” del cinema, come se avesse voluto costruire per noi dei piccoli libri visivi. I suoi Contes, sono in fondo delle  vere e proprie operette morali sulle quattro stagioni delle vita.  Qui uno spezzone da Racconto d'estate.


A tutti gli amici e internauti auguro una Buona Estate. Il Giardino rallenta...ma non chiude.

Hesperia

41 commenti:

Sympatros ha detto...

Il suo vezzo era non inserire commenti musicali nei film, registrando invece i rumori della natura e degli ambienti circostanti.

Ma sì ha fatto bene, ha fatto bene a contrapporsi al malvezzo di abusare del supporto musicale, spesso utilizzato come un escamotage per nascondere la povertà dialogica di certi filmati e far immaginare chi sa quale grande ricchezza espressiva che in fondo non c'è. Il sonoro utilizzato a sproposito con fini dolcificanti e persuasivi persino nei documentari naturalistici…… per far vedere come sono umani anche gli animali. La musica seria è usata naturalmente per esprimere l'inesprimibile… a condizione che l'inesprimibile abbia una sua esistenza in qualche piega della psiche… ma se non c'è niente, cosa mi devono esprimere con le fasulle colonne sonore?

johnny doe ha detto...

Direi che in molti films il commento musicale é alquanto fastidioso,a volte fa persino incazzare,o per scelta infelice della musica,perchè piazzato in momenti sbagliati,addirittura a volte a coprire i dialoghi....
Il ciclo delle stagioni di questo regista lo trovo di estrema raffinatezza,come solo i grandi registi francesi sanno fare.
Va bene che sono di parte,essendo un'amante di questo cinema...e non riesco a capire come certi francesi possano ammirare un dilettante come Moretti.

Hesperia ha detto...

Sono d'accordo Sympatros e oggi specie in certo cinema americano si abusa di canzoni quali colonne sonore del racconto. Spesso si hanno film che vengono ricordati per la canzone (o le canzoni) accattivante piuttosto che per il film in sé.

Il risultato? Sembra tutto molto cartolinesco, sciropposo e costruito come uno spot pubblicitario o un videoclip.

Hesperia ha detto...

Purtroppo nemmeno io (parlo di Moretti) . Il problema della Francia e della sua cultura è lo stesso problema che in buona parte si vive anche da noi, caro Johnny.
Potremmo chiamarla la defrancesizzazione della cultura. Chi si sognerebbe di inserire dei dialoghi filosofici (la filò, come la chiamano loro) nei films? Vogliamo scherzare? Si perderebbe del tempo ritenuto non utile all'"economia del racconto". Mentre il "girato" di Rohmer è la conversazione e il gusto per questa semplice arte in sé e per sé.

Martha ha detto...

Ho conosciuto Rohmer quasi per caso, visto che i suoi film non passano mai alla televisione. Una cara amica di mia madre le ha prestato il DVD di "La mia notte con Maud" e da allora ho cercato anche altri suoi film. Poi sono stata in vacanza a Biarritz nel golfo di Guascogna dopo aver visto il suo film "Il raggio verde".
Ho cercato di diffonderlo presso le mie coetaenee, ma ho visto che sono rimaste indifferenti e sinceramente me ne dispiace perché nessuno parla con tanta finezza e con uno sguardo tenero dei problemi dei giovani come lui.

Hesperia ha detto...

Sympatros e Johnny, questi due personaggi (qui c'è un giovane Trintignant) discutono di religione esattamente come avete fatto voi due nel post di Marsh :-)
Dialoghi di grande clesse!

http://www.youtube.com/watch?v=l88Ou8OzTzk

E qui per chi sa il francese ecco il film integrale in lingua originale:

http://www.youtube.com/watch?v=vBSjKqQ7I9I&feature=related

Hesperia ha detto...

Ciao Martha, ti do del tu perché sembreresti molto giovane. Io credo che ci voglia solo un po' di abitudine come si fa quando si prende in mano un classico. Subito magari può non prendere ma poi ti avvince.

E del resto le cotraddizioni, le insicurezze, le idiosincrasie delle giovinezza sono dipinte da Rohmer con una grazia e un freschezza davvero incomparabile.
Ah, a proposito "Racconto d'estate" è stato distribuito anche col titolo "Un ragazzo e tre ragazze". Mentre "La mia notte con Maud" in realtà sarebbe "Ma nuit chez Maud" e cioè "da Maud". La cosa cambia :-)

Josh ha detto...

Bellissimo post.
Mi è sempre piaciuto Rohmer.
Ricordo quando vidi al al cinema 'il Raggio Verde' e 'Le notti della luna piena' proprio quando uscirono, era- ginnasio, che vissi come film-mito per me.

Josh ha detto...

certo che....alto che invisibilità:-)

oggi viviamo i tempi della sovraesposizione, anche forzata

Hesperia ha detto...

Grazie Josh. Più che altro vedo che anche tu sei uno spirito "rohmeriano" a prescindere...

A proposito di "invisibilità", quella del camuffamento di Rohmer (fingeva di essere un altro eventuale emissario) quando doveva andare a ritirare qualche premio (una cerimonia alla quale a quanto pare non si possono sottrarre nemmeno gli invisibili) è davvero un buffo comportamento. Se pensiamo al prezzemolismo moderno e alla voglia di apparire ad ogni costo, la cosa me lo rende ancora più simpatico.

De "Le notti della luna piena" ricordo quella splendida battuta sulla ragazza che aveva due case. Cito a memoria "avere due amori significa perdere l'anima, avere due case significa perdere il cervello". O qualcosa di simile.

Hesperia ha detto...

Volevo anche aggiungere per Martha che anch'io ho il vizio di andare nei luoghi topici (e tipici) di qualche film e di qualche libro. E Biarritz è una località davvero fascinosa, anche se ultimamente diventa un po' troppo frequentata.

Inoltre mi scuso per qualche refuso notturno. Ho scritto la "filò" italianizzando la "philo" come i francese nello slang studentesco abbreviano la filosofia :-)

Hesperia ha detto...

Ah eri malapena al ginnasio, Josh?
Allora eri un pulcino che si affacciava alla vita :-)
Come saprai Rohmer è stato per tutta la vita docente al liceo. E non ha mai abbandonato l'insegnamento.

Martha ha detto...

Sì Hesperia, Biarritz è diventata davvero famosa a causa del surf, uno dei pochi luoghi dell'Atlantico dove lo si può praticare, anche se non sono certo le onde del Pacifico.
Poi c'è la passeggiata che guarda al faro dove si può vedere appunto il fenomemo del "raggio verde".
Mi pare che a Biarritz oltre al Raggio di Rohmer ci abbiano girato anche un altro film con Debora Kerr ma non ricordo il titolo.

Josh ha detto...

Sì, nelle "Notti della luna piena" la frase era

"Chi ha due donne perde l'anima,
chi ha due case perde il senno."

E' una verità.
Quanto ci rimasi male a vedere quel film.
L'atmosfera particolare lì è data anche dal 'silenzio' che non romanza nessuna realtà, non c'è nessuna colonna sonora a sottolineare nulla- certo come negli altri di Rohmer, eppure è tutto così efficace, così realistico e quotidiano, più che in altri film. Forse la periferia dell'appartamento nuovo, con quei blu, e la rottura della storia d'amore.
Beh poi Pascal Ogier nella realtà muore quasi subito dopo il film.

Josh ha detto...

a me la storia di Rohmer cammuffato piace molto, divertente e irridente.
Un modo per esorcizzare noiosi aspetti del presente, e per 'preservarsi'.
Come lo capisco.
Io non andrei più da nessuna parte....diventando più adulti è una sensazione che aumenta:-)

Rohmer poteva non fare più l'insegnante, visto il numero di film, e il guadagno. Non era cineasta da botteghino, ma era amato, ce l'avrebbe fatta....
Credo che fosse l'antivanesio per eccellenza, e la sua passione fosse sempre raccontare la vita.
Al cinema come in classe.
Cogliere momenti privilegiati della vita, i raggi verdi che raramente fanno capolino nel quotidiano,
e regalarli agli altri.
Allora non poteva smettere di fare l'insegnante.

Josh ha detto...

p.s. per i refusi, errori di battitura...beh ne sto infilando ovunque

con un po' di filologia si capisce tutto
si ritrova "l'archetipo" :-)

Nessie ha detto...

Mi hai incuriosito col film di Debora Kerr girato a Biarritz, Marta. Così ho fatto una ricerca sul web ed è venuto fuori che nel 57 fu girato "Le soleil se lève aussi" di Peter Viertel. Film che in tutta sincerità non conosco e non so nemmeno se sia stato distribuito da noi e sotto quale titolo.

Hesperia ha detto...

Beh, anch'io ho attuato un camuffamento di avatar...:-)
Comunque il link dove ho prelevato la notizia è questo:


http://www.informagiovani-italia.com/il-surf-a-biarritz.htm

Hesperia ha detto...

Perfetto Josh, la citazione "testuale" del film è quella.

In che senso non andresti più da nessuna parte? Suppongo ti voglia sotrarre alla vanità dei cosiddetti "eventi", parola altisonante che promette molto ma che spesso nasconde un bel nulla. Siamo sovrastati e bombardati dai cosiddetti "eventi". Poi va lì, e ci trovi delle emerite ciofeche.

Josh ha detto...

Sì Hesperia,
non andresti da nessuna parte, nel senso degli "eventi":-))

"Poi va lì, e ci trovi delle emerite ciofeche."

ahaha verissimo

Josh ha detto...

uhm sul film di Deborah Kerr a Biarritz....
E' una delle mie attrici preferite del passato, bravissima, ma dev'essere come dice Hesperia.
A riguardo ricordo solo che lei aveva anche una casa sua proprio a Biarritz.

Hesperia ha detto...

Suppongo tu abbia visto anche la raccolta rohmeriana dei "Contes moraux". O almeno qualcuno di questi.
"La mia notte con Maud" in questo senso è un film importante, perché è un film morale senza essere moralistico.

In finale c'è una scena che si svolge ancora una volta sulla spiaggia (a lui piacevano le spiagge) dove J.L Trintignant rincontra Maud mentre è con sua moglie e i suoi due bambini. Lei inconciando loro, lo saluta e si fermano per qualche istante a parlare del più e del meno. POi quando lui resta solo con la sua famiglia, sta per raccontare la storia che in una notte di neve lui si è fermato a casa sua, ma che non è successo niente tra loro due.
Ma ecco che in quell'attimo coglie uno strano imbarazzo nelle giovane moglie (una biondina assai di chiesa che incontrava alle funzioni religiose). Allora capisce che lei (la biondina al di sopra d'ogni sospetto) era stata l'amante del marito di Maud, e la causa della loro separazione. E in quell'attimo decide di non dovergli spiegare niente. Beh, questa è una scena finale girata solo sull'elusione, i primi piani e gli sguardi imbarazzati di tutti e tre i personaggi.
- Maud riconosce la ragazza
- Jean Louis capisce che la moglie le stava nascondendo qualcosa

I primi piani (e la fotografia di Almendros) praticamente ci raccontano tutti le loro piccole "verità nascoste" in questa sequenza finale. Non so se l'hai visto e te ne ricordi...

Hesperia ha detto...

Errata corrige: "Lei inconciando loro, lo saluta ". Refuso mattutino, dato che mi sono alzata or ora.

Volevo dire "Lei incrociando loro..."

Hesperia ha detto...

PS. Josh, detta sequenza puoi (ri)vederla qui:


http://www.youtube.com/watch?v=-tvnknsyRQo&feature=relmfu

ai minuti 4: 51.

La memoria mi ha tradito perché il bambino della neofamiglia di Trintignant è uno solo.

Josh ha detto...

li ho visti tutti:-) magari poi adesso mi scordo dei pezzi.

La spiaggia per Rohmer è uno spazio "scenico" importante e costante,
Rohmer lo usa per 'fare il vuoto simbolico' attorno alle anime messe in scena, per mostrarcele nella sua evidenza.

Non è una constatazione peregrina....Rohmer scrisse anche un volume base per chi studia cinema, ovvero "L'organizzazione dello spazio nel Faust di Murnau" in cui si capisce subito l'importanza che la spazialità che crea lui stesso intorno alle scene per lui è essenziale.

"Più della pittura - scrive Rohmer - il cinema ci aiuta a scoprire il legame profondo che esiste tra una forma visibile e il sentimento che la sua visione comunica.
E nessun cineasta, prima e dopo Murnau, è mai riuscito a dipingere, in maniera così diretta e intensa, l'emozione, attraverso il puro gioco delle forme nello spazio".

Anche se il libro è su un film di Murnau, è l'invenzione delle forme/il rapporto delle forme con lo spazio/ dei significati e delle funzioni del racconto nella dialettica Vuoto/Pieno l'oggetto dell'analisi di Rohmer, e finisce così per parlare della propria idea di cinema.

Josh ha detto...

Hesperia "Ma ecco che in quell'attimo coglie uno strano imbarazzo nelle giovane moglie (una biondina assai di chiesa che incontrava alle funzioni religiose). Allora capisce che lei (la biondina al di sopra d'ogni sospetto) era stata l'amante del marito di Maud, e la causa della loro separazione. E in quell'attimo decide di non dovergli spiegare niente. Beh, questa è una scena finale girata solo sull'elusione, i primi piani e gli sguardi imbarazzati di tutti e tre i personaggi.
- Maud riconosce la ragazza
- Jean Louis capisce che la moglie le stava nascondendo qualcosa

I primi piani (e la fotografia di Almendros) praticamente ci raccontano tutti le loro piccole "verità nascoste" in questa sequenza finale. Non so se l'hai visto e te ne ricordi..."

sì me lo ricordo.
Tutto il gioco di sguardi è segnato da riprese assolutamente a senso, nulla di gratuito,
e sono millimetriche,
nel far capire i punti di vista,
e la "distribuzione del sapere",
chi sa cosa, chi ha capito cosa.
E' sempre stato un grande studioso della focalizzazione, delle funzioni del racconto.
MOlto raffinato, mai gratuito.

Hesperia ha detto...

Josh "La spiaggia per Rohmer è uno spazio "scenico" importante e costante,
Rohmer lo usa per 'fare il vuoto simbolico' attorno alle anime messe in scena, per mostrarcele nella sua evidenza".


Esatto, è uno spazio aperto, un teatro nel quale scegliere di mettere a fuoco e isolare uno o più soggetti ("Pauline à la plage").

Non ho letto il libro che citi su Murnau, ma so che R. è un attento analista e che ha scritto molto di cinema.

"Tutto il gioco di sguardi è segnato da riprese assolutamente a senso, nulla di gratuito,
e sono millimetriche".

Infatti è un entomologo. Se ricordi "La collezionista" (altro film che amo molto) c'è una sequenza che sembra sezionare nel dettaglio il corpo acerbo di Haydée Politoff, ma tutto ciò pur risultando sensuale, non è fatto con malizia ammiccante, ma per sottolineare la grazia seduttiva della protagonista. In fondo è come scrivere (e descrivere) la storia del corpo femminile in funzione del paesaggio della Provenza e delle sue luci. I due giovani protagonisti (due intellettuali di cui uno fa pure l'antiquario) si mettono a filosofeggiare sul tedium vacanziero, ma poi c'è Lei con cui devono fare i conti. Resistere insensibili alla tentazione rappresentata dal contatto giornaliero con una "collezionista" di maschietti è una prova difficile per entrambi.

Un film a bassissimi costi e in pratica costruito con nulla, ma che però conserva intatto il suo fascino e la sua genuina freschezza.

marshall ha detto...

Hesperia,
parlare di "4 stagioni della vita", mi fa venire alla mente la dotta discussione filosofica-esistenziale tuttora in corso tra Josh, Johnny doe e Sympatros, a proposito di circolarità-linearità della vita.

marshall ha detto...

Errata corrige:
al posto di circolarità andava scritto "ciclicità", poichè i due concetti, in quel contesto, hanno significati ben diversi.

Josh ha detto...

esatto Hesperia,
uno dei punti di forza di Rohmer è il continuo studio del punto di vista,
e delle funzioni narrative.

Molta critica trova dei paralleli tra Rohmer e gli studi di Gerard Genette sulle figure del discorso.

Altro libro (che tocca in parte ancora questa angolazione) è a 4 mani, tra Rohmer e Chabrol, su Hitchcock edito da Mrsilio.

Hesperia ha detto...

Marsh, circolarità e ciclicità sono concetti similari. E' evidente che quando si parla delle quattro stagioni non lo si intenda solo nel senso geo-climatico ma anche nel senso delle 4 stagioni della vita dell'uomo. Come del resto fa il regista in "Racconto d'Autunno" dedicato a personaggi di mezza età che però nella sfera dei sentimenti si comportano come se fossero degli adolescenti.

Ho seguito attentamente la vostra discussione anche se non sono direttamente intervenuta. E mi trovo abbastanza d'accordo con Sympatros, perché storicamente parlando è vero che il cristianesimo affonda le sue radici nella civltà e cultura greco-romana. E del resto, basta pensare al diritto canonico, che discende da quello romano. Per chi studia arte, ad esempio, i templi paleocristiani sono stati eretti sopra templi pagani. Basta andare ai fori romani per rendersene conto.

E pertanto non è la religione del Libro immutabile come le religioni abramitiche (ebraismo e islam), ma è quella del logos, dell'eterno discorso e ragionamento.

Però ha anche molte ragioni Johnny nel sottolineare come il Concilio Vaticano II abbia cercato di smantellare l'aspetto del logos e quindi della circolarità, a favore della linearità. Ovvio che siano punti di vista "laici" (i miei, quelli di Sympatros e di Johnny). Ma mi pare che anche i laici abbiano qualche diritto di storicizzare quanto è avvenuto nel corso del tempo.

Hesperia ha detto...

Josh, Rohmer e Chabrol sono stati grandi estimatori di Hitchcock; e Truffaut, come già sai, ne è stato addirittura allievo. Basta vedere le sue tecniche di montaggio. In fondo "La signora della porta accanto" di T. è il suo film più evidentemente hitcockiano. Ma qui ci spostiamo su un altro grande. Che però, a mio avviso, eredita più dal cinema anglo-americano che da quello francese ("La nuit americaine", da noi Effetto notte). O almeno, a me pare così.

Mentre direi che Rohmer è smaccatamente francese nel senso più identitario del termine. Attinge alla filosofia cartesiana nel suo "esprit de geometrie", a quella pascaliana nell'"esprit de finesse". Ha la grazia settecentesca di Marivaux (specie nel gusto per i camuffamenti e nella commedia degli equivoci),già riscontrabile in Racconto d'Autunno. E' vicinissimo alla letteratura classica come si vede in Perceval e anche nella Marchesa von O.

Josh ha detto...

@Hesperia sul tema laterale
specifico 2 cose:

"....perché storicamente parlando è vero che il cristianesimo affonda le sue radici nella civltà e cultura greco-romana."

per certi punti di vista sì. Ma non si può negare che Il Cristo, unica vera base del cristianesimo, è 100% ebraico, preannunciato da tutti i Libri Profetici dell'Antico Testamento che sono ebraici e non greco romani. Poi quell'eredità....là non accettata...viene data alle gentes.


"E del resto, basta pensare al diritto canonico, che discende da quello romano. Per chi studia arte, ad esempio, i templi paleocristiani sono stati eretti sopra templi pagani. Basta andare ai fori romani per rendersene conto."

sì, per certi versi il cristianesimo si pone in continuità col mondo grecoromano -il diritto in cui è aggiunta la sacralità della persona, della vita-, ma per altri versi la via cristiana è in rottura netta con il paganesimo grecoromano. Se no Paolo non avrebbe dovuto sudare 7 camicie.

H "E pertanto non è la religione del Libro immutabile come le religioni abramitiche (ebraismo e islam), ma è quella del logos, dell'eterno discorso e ragionamento."

dipende. ha dei fatti di fede piuttosto chiari e fermi. Certo il cristianesimo non è la religio della Legge cieca, ma la Legge ...scritta nei cuori....rimane, per quanto mutata nel NT. Poi c'è l'aggiunta dello Spirito, una Persona Divina che viene ad abitare nella persona santificata, il vero scandalo del cristianesimo che rende 'tempio' la persona e non un edificio. Questo è poco grecoromano.

Senza Scritture però non c'è nemmeno il Cristianesimo. E' religione del Logos, sì del Verbo che s'incarna, che è anche la Parola -divina- che crea.
Il Logos cristiano, citato nei Vangeli di Giovanni è però inteso (come qui sopra) CRisto nella facoltà creatrice e ricreatrice della vita, ma questo Logos -Dio perdsoanle che si rivela ...ha lo stesso suono ma è in rotta con il Logos vitalità selvaggia non personificata di Eraclito, non è in continuità.

Aggiungo poi che al di là delle idee del tempo, fermo restando che il tempo ciclico è un tempo esoterico ed è a mio avviso piuttosto lontano dal Cristianesimo (un tempo ciclico è la reincarnazione, e nessuno di noi la crede, per esempio), il "Cristianesimo" non era nemmeno propriamente religione.
In antropologia la religione è un insieme di norme che l'uomo si fa per tentare di arrivare a Dio.
la fede cristiana i cristiani la intendono come un intervento divino, un movimento di Dio verso l'uomo, e non il contrario. Dio crea, Dio salva, Dio si rivela, Dio risuscita.
Poi la perdita in alcuni casi della vitalità della fede viva per soccombere a un rito o a una serie di riti è la storicizzazione e umanizzazione del fatto, ma il NT è uno dei testi più antirituali e meno dogmatici che ci siano al mondo.

Josh ha detto...

sì Rohmer è più integralmente francese
:-)

Truffaut e ancor più Chabrol di modelli americani avevano introiettato parecchie cose, anche se poi intese come "trasposte" in Francia.

Rohmer ha dalla sua che è stato un prof tutta la vita.
Intendo che un insegnante è anche un custode della lingua, dei temi locali-identitari, del genius loci,
mentre Truffaut e Chabrol non hanno avuto questo tipo di carriera accanto alla vita cinematografica.

Hesperia ha detto...

"la perdita in alcuni casi della vitalità della fede viva per soccombere a un rito o a una serie di riti è la storicizzazione e umanizzazione del fatto, ma il NT è uno dei testi più antirituali e meno dogmatici che ci siano al mondo".

Esatto, volevo arrivare proprio a questa conclusione. La cesura con l'AT è chiara proprio nel concetto di preziosità, di unicità e di sacralità della vita. Il sacrificio rituale di Isacco non è di Gesù e della sua predicazione, e se leggi l'ultimo testo della Magli "Dopo l'Occidente", su questa rivoluzionarietà del cristianesimo che per gli ebrei fu ed è un'eresia, lei ci insiste molto.

Anche sull'altro tema di Truffaut (che intendiamoci, mi piace molto) e Rohmer sono d'accordo. La carriera parallela di insegnante di liceo di Rohmer ne fa un custode di lingua, cultura e pure religione (il suo rigore giansenista).

Hesperia ha detto...

OT: Josh, c'è il nostro "amico" Napolitano che piange di commozione per la vittoria contro la Germania. :-). C'è casino lì da voi? Qui è tutto un boato... e uno strombazzamento di piazze.

Josh ha detto...

:-) Qui a BO c'è il boato,
ma ci sono anche i coretti:

Culonaaa? TiEEE !

ahahahah

Hesperia ha detto...

Passando ad argomenti meno impegnativi, la Culona è andata a vedere la partita contro i Greci perché sapeva già di batterli :-). Qui invece, della serie, chi l'ha vista? Eppure è bella grossa e grassa.

E' il caso di dire che S.Giovanni non fa inganni :-) e che se non altro abbiamo vendicato i nostri amici Greci.

marshall ha detto...

Hesperia,
hai detto bene, che "i templi paleocristiani sono stati eretti su templi pagani", e mirabile esempio ce lo fornisce l'Abbazia di Montecassino.

Martha ha detto...

@@ Hesperia e Josh, avete fatto delle osservazioni molto interessanti sul cinema di Rohmer che coincidono anche col mio sentire. Ora se ne avrò occasione riguarderò quei film con delle suggestioni in più.
Grazie anche del link su Biarritz e il film di Deborah Kerr che non ricordavo.

Josh ha detto...

Martha, non so se passi ancora di qui con la canicola estiva sul groppone:-))

Ma se ti capita, cerca di vedere con Deborah Kerr 2 film suoi insoliti, ma particolari:

_"Il Giardino di Gesso" di Ronald Neame
(1964)

_"Il Giardino indiano" di Mary McMurray (85)

entrambi pieni di simbologie, sostanza, un cinema ..anticinematografico, e incredibile recitazione