martedì 4 dicembre 2012

Fitzgerald, il jazz e il grande crac


Corsi e ricorsi. Si torna a leggere (o a rileggere) Fitzgerald, perchè? Perché ora come allora la macchina della storia si è inceppata e i sogni che tanto avevano animato il nostro Paese e la nostra Europa, "sono già alle spalle" (cito un'espressione dello scrittore). Francis Scott Fitzgerald che per comodità abbrevierò con FSF, fu il cantore dell'età del jazz. Letteratura del presente, la sua. Un presente che è già consapevolezza del suo farsi storico. Ma soprattutto, letteratura dell'azione. FSF fu attento testimone e protagonista dei Folli anni '20, dei suoi costumi rilassati, dell'alcol che scorreva a fiumi, delle corse in automobili lussuose in funzione di comode alcove a quattro ruote, del Dixieland, delle feste in giardino di splendide ville sull'Oceano, delle grandi orchestre, delle maschiette (le flappers) dalle gonne corte e con le gambe bene in vista che si agitavano in scatenatissimi charleston e shimmy, dei loro copricapi eccentrici fatti a cuffiette con frange e  lustrini, di lunghe collane di perle, di abiti frangiati, di sigarette allungate da eleganti bocchini, di sigari per uomini e di cappelli a falda larga. Tuttavia sarebbe errato vederlo come un superficiale esponente di quella Gioventù dorata di cui celebrò tanto i fasti. Scott vide prima d'ogni altro il denaro come veleno senza possibilità di antidoti, come strumento di pressione e di manipolazione esercitata soprattutto su quelli che non lo posseggono, spesso causandone la rovina psichica e la disintegrazione morale.

Daisy, la ragazza "dorata"e sognata da Gatsby (Mia Farrow)
Tant'è vero che leggere le sue storie ( i racconti dell'Età del Jazz e i romanzi) sono storie di declino inesorabile dei personaggi che da situazioni di rispettabilità e integrità vengono via via condotti alla disintegrazione e al disastro. In questo senso FSF si rivela attento cantore del "sogno infranto"; il tutto con una prosa poetica che rende la sua narrazione difficilmente traducibile sul piano cinematografico.
Di origine irlandese e instancabile pendolare di lusso fra l'Antico e il Nuovo Continente (lui e la moglie Zelda furono assidui frequentatori della Costa Azzurra) seppe vedere con profetica preveggenza il grande Male che affliggeva l'America: il materialismo e l'avidità. FSF fu uno scrittore la cui vita oltretutto, venne stritolata e travolta dai debiti e dall'inesorabile legge della domanda-offerta. Di qua dal paradiso, Belli e dannati,Tenera è la notte...titoli di romanzi che sono già entrati nella leggenda e nelle espressioni idiomatiche. Poi "Il Grande Gatsby", vita, sogni, successi, splendore e caduta di un'indimenticabile tycoon (magnate). Così indimenticabile che Hollywood (per la cui industria cinematografica FSF lavorò come sceneggiatore) ne fece parecchie versioni: una muta, una parlata in bianco e nero con Alan Ladd, nel 1973 quella prodotta da Coppola per la regia di Jack Clayton con Robert Redford (Gatsby) e Mia Farrow (Daisy), film calligrafico con splendidi costumi, ma un po' rallentato nei ritmi. Ora è attesa la versione spettacolare di Baz Luhrmann con Leonardo Di Caprio in programmazione nelle sale per Natale. Insomma Jay Gatsby intriga e seduce ancora forse perché è la personificazione dell'America stessa, sempre sospesa tra romanticismo (l'American Dream), e materialismo (il Denaro che spalaca tutte le porte), tra veloci ascese e brutali cadute.


E sempre a proposito di tycoons occorre citare la figura di Monroe Stahr nell'ultimo romanzo incompiuto "Gli ultimi fuochi", ispirato al produttore Irving Talberg capo della MGM, per il quale FSF lavorò. Elia Kazan ne fece un'elegante versione cinematografica , dalle atmosfere sospese con Robert De Niro nel ruolo di Monroe Stahr (alter ego di Talberg) .  Il film fu sceneggiato dallo scrittore Harold Pinter.
Ma non vorrei soffermarmi troppo sugli elementi biografici di FSF e di sua moglie Zelda, del loro tempestoso matrimonio fatto di fughe, tradimenti e gelosie, e della drammatica morte di lei, avvenuta in un ospedale psichiatrico durante un devastante incendio (che potrete sempre leggere nei links), quanto  invece, voler dare voce in "presa diretta",  attraverso i suoi spezzoni di romanzi intercalati da vari pezzi di jazz, allo scopo di ricreare le atmosfere e l'aria di quel tempo.
Da "Belli e dannati"
Più tardi andarono da un bagarino e ottenero per un certo prezzo, due posti per una nuova commedia musicale intitolata High Jinks. Nel vestibolo del teatro si fermarono un momenti a guardare l'arrivo del pubblico alla prima. Vi erano mantelli da sera ornati da ogni genere di pellicce; vi erano gioielli che gocciolavano da braccia e gole e orecchie di bambole rosa: vi erano innumerevoli frange lucenti tra innumerevoli cappellli di seta; vi erano scarpe d'oro e di bronzo e rosse e di un nero lucente; vi erano le acconciature alte, serrate di molte donne, e i capelli lucidi e bagnati, di uomini ben ravviati; soprattutto c'era l'impressione dell'alzarsi, fluire, chioccolare, ridacchiare, spumeggiare, di un'ondata lenta di questo mare giocondo di gente che riversava quella sera il suo torrente scintillante nel lago artificiale del riso....


Musica consigliata: questa versione di Rhapsody in blue del 1924


Da Tenera è la notte:
L'albergo e quel luminoso pezzetto di stuoia che era la spiaggia, erano una cosa sola. La mattina presto l'immagine lontana di Cannes, il rosa e il crema delle vecchie fortificazioni, le Alpi purpuree che cingevano l'Italia, venivano gettate nell'acqua e giacevano tremolanti nei gorghi e negli anelli spinti alla superficie delle piante marine attraverso la limpida acqua bassa. Prima delle otto un uomo scendeva sulla spiaggia in un accapatoio azzurro, e dopo molte applicazioni di acqua fredda sul corpo, e molti brotolii e molti sospiri, si agitava in un minuto in mare. Quando se ne era andato, spiaggia e baia restavano in pace per un'ora.

Beh, godetevi questa splendida descrizione di Cap d' Antibes al ritmo nostalgico di Georgia on Mind nella versione di Bix Beiderbecke.
Erano tempi di feste, garden party con grandi orchestre, "giardini azzurri dove uomini e donne andavano e venivano come falene tra bisbigli, champagne e stelle". Così osservava Nick Carraway, il vicino di casa di Gatsby, che è come un terz'occhio narrante conradiano alla Marlow. Figura di apparente basso profilo, in realtà è totalmente utile alla trama del romanzo, tenuto conto che la vita scintillante di Gatsby è raccontata da lui.
Alle sette è arrivata l'orchestra, non una cosetta di cinque elementi ma un intero mucchio di oboe e tromboni e sassofoni e viole e cornette e flauti e tamburi e grandi e piccoli. Gli ultimi bagnanti sono ritornati dalla spiaggia e stanno vestendosi disopra: le macchine arrivate da New York sono disposte su cinque file lungo il viale: già le sale, i saloni, le verande sono sgargianti e di pettinature nuove e strane e scialli che superano i sogni di un castigliano. Il bar è in piena attività, e le ronde fluttuanti di cocktails permeano il giardino, finché l'aria risuona di cicaleggi e risa e frasi di convenienza...

Ancora Beiderbecke in Davenport Blues 
 
Eppure Gatsby, alla fine realizza  il suo Sogno americano, quello di poter arricchire in fretta, troppo in fretta, lasciando morti sul campo con la sua automobile color crema con  lucide cromature, simbolo del suo status raggiunto, pur di conquistarsi una rispettabilità. Così dopo la rapida ascesa, arriva fatale, la caduta. Uno sparo, un ultimo tuffo nella sua piscina che è già un tonfo mortale. L'ultima meditazione sulla sua brillante meteora fu affidata a Nick, il vicino di casa:

E mentre meditavo sull'antico mondo sconosciuto, pensai allo stupore di Gatsby la prima volta che individuò la luce verde all'estremità del molo di Daisy. Aveva fatto molta strada per giungere a questo prato azzurro e il suo sogno doveva essergli sembrato così vicino da non poter più sfuggire. Non sapeva che il sogno era già alle sue spalle, in quella vasta oscurità dietro la città dove i campi oscuri della repubblica si stendevano nella notte. Gatsby credeva nella luce verde, il futuro orgiastico che anno per anno indietreggia davanti a noi. C'é sfuggito allora, ma non importa: domani andremo più in fretta, allungheremo di più le braccia ... e una bella mattina...
Così continuiamo a remare, barche contro corrente, risospinti senza posa nel passato.

Francis Scott Fitzgerald

Affidiamo all'Orchestra di Fletcher Henderson la chiusura del pezzo su FSF in questo Shanghai Shuffle.


Hesperia

45 commenti:

D ha detto...

Sono arrivato qui da Tocqueville dove ho visto il tuo bel post segnalato. Ottima e appropriata anche la scelta delle musiche. Segnalo anche il racconto Il Crack-up del 1936 sulla crisi e le sue conseguenze sulla persona. Ma forse lo conosci già. Andrò a vedere anche l'ultima versione del Gatsby di Baz Luhrmann ma so già che sarà delludente rispetto al romanzo. Come tutte le altre versioni cinematografiche, del resto. Saluti

Saluti

Hesperia ha detto...

Ah, Tocqueville ogni tanto si ricorda anche di noi, a quanto pare. Grazie D.

Sì, conosco il racconto Il Crack up e ti ringrazio per averlo ricordato, dal momento che non ne ho fatto cenno nel post. E' certamente quello più autobiografico, sebbene gran parte del materiale narrativo di FSF sia attinto dalla sua vita.

Hai ragione, tutte le versioni cinematografiche dei Gatsby finora visti (anche quello in bianco e nero di Nugent) non valgono un'oncia del romanzo e il motivo è la prosa intensamente poetica dell'autore che nella trama filmica si perde via. Ma anche la tessitura narrativa di tipo conradiano (Nick Carraway in funzione di Marlow) è un elemento portante del romanzo che il cinema non sa ricreare. Perciò non mi aspetto un granché nemmeno della nuova versione di Luhrmann, sebbene anch'io andrò a vederlo.

D ha detto...

Mah, qui un link che mi fa pensare che il film di Lurmann sarà un baraccone di lustrini tipo Moulin Rouge:

http://www.mentelocale.it/36749-di-caprio-grande-gatsby-per-baz-luhrmann-guarda-il-trailer/

Hesperia ha detto...

Temo anch'io. Devo ancora finire di smaltire quel Moulin Rouge che non mi è piaciuto neanche un po'. Poi c'è quella faccenda del 3D che mi sembra una solenne pacchianata.

Ho sentito pure una musicaccia assordante nel trailer. Altro che Beiderbecke! ormai è di moda fregarsene della ricostruzione d'epoca.

johnny doe ha detto...

“The roaring twenty” un decennio di entusiasmo e un ottimismo che non si erano mai visti . Superiori persino alla precedente Belle Epoque anteguerra.
Anni spettacolari,qualcosa d’unico,un’epoca della piena joie de vivre, i favolosi anni Venti. L’età del jazz....jazz che da New Orleans,dopo la chiusura del quartiere dei bordelli Storyville, migrò nella Chicago di Al Capone e del proibizionismo, con gli Armstrong,i Bix,i Fletcher Hernderson....per poi approdare a New York,il teatro di Scott, e in tutto il paese.
Uno sfrenato vitalismo che si impossessò di tutti dopo un'orrenda guerra,una voglia di vivere senza freni,di divertirsi,di sognare,di ballare...
Ricordo che per molti anni,il jazz fu essenzialmente musica da ballo,e che l'orchestra di Paul Whiteman (in cui suonarono pure Bix e Gershwin,che eseguì al piano per la prima volta nel 1924 Rapsodia in Blu) ne fu il rappresentante più noto,anche se non amato molto dai puristi del jazz,considerato troppo commerciale.
Probabilmente l'ispiritore principe dell'ambiente jazzistico che prese a modello Scott,quello dei locali alla moda frequentati dall'alta società,come il Roseland Balrooom.

Anni che Fitzgerald rappresentò con un’efficacia eccezionale.
Anzi ne fu l'incarnazione,l'icona più fulgida insieme alla stravagante Zelda,una vita da spettacolo,di scandali,di anticonformismo,di alcol..
Una vita che si confonde con i suoi romanzi,tra l'accettazione di uno stile di vita e la sua implacabile critica.Un dissidio interiore che ha forse origine dai fallimenti del padre,idealista aristocratico, e i successi del nonno,la nuova borghesia senza tanti scrupoli.Critica un sistema in cui é immerso fino al collo.
Potrebbe sembrare ipocrisia,ma non è così... ciò che riscatta tutta la sua vita e l'opera,é l'estrema sincerità in cui mette a nudo questo dissidio,l'idealista romantico e moralista scettico,che lo rende credibile al lettore.
Gatsby,una sua incarnazione letteraria,potrebbe essere portatore di un sentimento fuori posto nell'ambiente frivolo in cui vive,ma tutti i lettori capiscono che non é una finzione,un atteggiamento di maniera,ma un vero sentimento e un rifiuto di quel mondo che aveva tanto cercato,pur vivendone il fascino.

Poi tutto finì....l’internamento per schizofrenia della moglie Zelda,il tonfo di Wall Street,la scarsità di denaro e l'acol presero il sopravvento.
L'età del jazz,della spensieratezza,delle follie e in un certo senso la vita di Scott erano finiti.
Ma i suoi romanzi continuano a vivere.

Nessie ha detto...

Ottimo Johnny, davvero un bel commento. Si vede che sei appassionato anche tu di FSF che io personalmente ho sempre preferito a Hemingway, nonostante entrambi facciano parte della Lost Generation. Però in lui c'è un'eleganza e anche una nobiltà d'animo che lo rende ineguagliabile. Cosa che invece il vecchio Ernie non aveva.

Spero che ti siano piaciuti anche i pezzi che ho scelto e che mi pare sottolineino bene i passaggi letterari.

POi c'è quella bellissima moda così femminile e che viene di volta in volta ripresa anche dai moderni stilisti, che anche quella non è un elemento solo frivolo ed extracritico di quegli anni.

Hesperia ha detto...

Vabbé ho sbagliato avatar, ma ci siamo capiti :-).

Poi devo dire che Scott ha la capacità di essere polifonico nei suoi romanzi e che sa condurre fino al termine i suoi personaggi senza cendimenti e senza che se ne scorgano i fili, cosa che gli attuali scrittori, sempre intenti a rimirarsi l'ombelico, non sanno più fare.

johnny doe ha detto...

Se penso che un pirla di critico sulla Stampa ha definito la Litizzetto é una vera scrittrice, e che pure commenta o è stata invitata a farlo sul supplemento domenicale del Corriere della Pera,mi vien da dire che "le sfumature di grigio (molto smorto)" son più nei cervelli di certuni che sulle pagine di Erika Leonard...un'altra adatta alla famosa casalinga di Voghera,ammesso che ancora ci sia..

johnny doe ha detto...

Ola Nesssie,...c'è una foto del 1924 che dice tutto...
qui

di questi due geniali talenti,"uno con le ali di farfalla e l’altro con la pelle di leone",come son stati chiamati.
Un gentiluomo azzimato del sud ,un po' smorto e con lo sguardo perso e un abbronzata faccia da macho un po' cialtrone e caciarone,pieno di vitalità animale,senza alcun dissidio con se stesso (almeno allora).
Per temperamento,sarei più portato al vecchio Hem,per affetto letterario a Scott,sebbene basterebbero "I 49 racconti" per considerare Hem un vero scrittore.
Li accomuna il fatto che ambedue hanno fatto un gran teatro della loro vita,dove prima o poi cala il sipario.

Hesperia ha detto...

Grazie per la foto Johnny, davvero emblematica.
Occorre dire che entrambi hanno saputo creare la figura dello scrittore-personaggio.

MOlto del materiale letterario di Scott è attinto a piene mani dalla sua vita e da quella di Zelda, dalla gioventù dorata che ha frequentato, ecc. In ogni caso, per la prima volta nella storia la lett. scende dal piedistallo per mescolarsi tra suoni, orchestre, mode, stili di vita.

Hesperia ha detto...

Se ti capita di vedere il film "Gli ultimi fuochi" di Kazan, lì il regista sa ricreare le atmosfere ovattate hollywoodiana con perizia e mantenere l'atmosfera sospesa, onirica ed elusiva del romanzo. L'unico difetto, è un ritmo rallentato dovuto alla sceneggiatura di Harold Pinter.

Sarà bravo Hemingway, ma mi sento più vicina a Scott, forse perché più vicino alla lett. europea.

johnny doe ha detto...

ho visto il film e mi é piaciuto,molto anche De Niro per come interpreta il personaggio...a proposito di attori,un fuori tema,un paio di giorni fa ho visto il film "qualcosa é cambiato",una commedia con uno strepitoso Jack Nicholson...che attore,mamma mia...avercena da noi!!

Hesperia ha detto...

Sì davvero straordinario De Niro nel ruolo del tycoon Monroe Stahr. Nicholson in quel film ebbe una particina strepitosa nel ruolo del sindacalista degli scrittori-sceneggiatori, se ben ricordi.

marshall ha detto...

Hesperia,
bel titolo!
La parola jazz mi ha aperto un cassettino della memoria; si riferisce a quando andavo a scuola e il mio professore di elettronica - un genovese, con testolina quadra da grande matematico - ci intontiva con la sua grande passione per il jazz. Ma qui vedo che stiamo andando fuori tema, per cui mi fermo, ed è uopo che ci scriva un bel post, anche perchè gli aneddoti avrebbero inevitabilmente a che fare con i bombardamenti sulla città di Genova, avvenuti durante il secondo conflitto mondiale. L'altra - e forse non tutti lo sanno - è che il jazz pare sia nato allo stato embrionale proprio a Genova, e che da lì sia poi venuto in piena luce in quel di Saint Louis (Missouri), dove quel gruppo era emigrato. Campanilismo genovese? Fatto sta che la notizia è stata ripresa giorni fa dal programma - così mi sembra - di Giovanni Minoli "La Storia siamo noi", nel tracciare la biografia di Armstrong.

Non intervengo sui film di cui parli perchè non ne so niente, e quindi direi solo castronerie.

Josh ha detto...

Ed eccomi finalmente su questi schermi:-)
Interesante post, con un parallelo parecchio azzeccato con il momento attuale.

Mi sembra, dal testo, proverbiale questa frase:

"FSF vide prima d'ogni altro il denaro come veleno senza possibilità di antidoti,
come strumento di pressione e di manipolazione esercitata soprattutto su quelli che non lo posseggono, spesso causandone la rovina psichica e la disintegrazione morale."

...di una verità morale fuori dal tempo,
e di una fenomenologia calata nei fatti valida più che mai adesso, dal punto di vista sociale, di costume, ma anche come morale rispetto all' etica distorta di quanto si muove politicamente ed eticamente da un punto di vista internazionale.

Josh ha detto...

Sì, il modo corretto di situare Scott Fitzgerald da un punto di vista tematico-letterario è la sua attenzione alla "degradazione" dei personaggi, è questa specie di parabola discendente che ritrae,
e che sa rappresentare in modo molto sottile, attento.

Sbaglia chi vede in Fitzgerald altro (pur presente) perchè non ne capisce la valenza critica ed etica che lo muove.

Sono sempre l'avidità, il denaro, motori di una società che ha tanti lustrini quanto inestricabilità e bassezza,
che portano i personaggi alla disfatta.

E' difficile rappresentare un sogno infranto al cinema..la poesia nelle parole, nella letteratura (romanzo compreso) soffre parecchio se messa in scena al cinema.

E' un po' come climax che prima usa un'accumulazione di fatti e illusioni, di fiducia, che viene demolita pezzo per pezzo poco dopo. Spiego.

Anche il cinema può avere la sua poesia visiva, naturalmente, ma accade più spesso quando è un giuoco di pura visione;
ma è l'osmosi ...tra le poesie...cioè tra le 2 modalità (lett vs cine) di rappresentazione complicata,
è per l'irriducibilità dei 2 mezzi uno verso l'altro che il passaggio si fa complesso e non sempre avviene appieno, perchè siamo comunque nel regno dell'irrapresentabile e dell'impressione, dell'emozione ma anche della consapevolezza.




In questo senso FSF si rivela attento cantore del "sogno infranto"; il tutto con una prosa poetica che rende la sua narrazione difficilmente traducibile sul piano cinematografico.
Di origine irlandese e instancabile pendolare di lusso fra l'Antico e il Nuovo Continente (lui e la moglie Zelda furono assidui frequentatori della Costa Azzurra) seppe vedere con profetica preveggenza il grande Male che affliggeva l'America: il materialismo e l'avidità.

Josh ha detto...

sul "Grande Gatsby"
del 1973 prodotto da Coppola, di Jack Clayton con Redford e Mia Farrow:

l'effetto calligrafico: Clayton voleva sottolineare lo stridere dei costumi e l'atmosfera lussuosa, l'opulenza,
con la decadenza e "l'altra faccia della medaglia", i significati morali
...di sicuro molto bello visivamente ma pecca in velocità e come gestione dei tempi ma anche di qualche nesso interno, è calligrafico nel senso proprio di regia illustrativa, forse gestita quasi solo per giustapposizione.
E Clayton sapeva comunque girare bene, basti pensare a 'Suspence'/The Innocents.

A me l'aspetto circense di Baz Luhrmann non invita per nulla...e Di Caprio ancora meno:-))

Il valore di Gatsby è come scrivi simbolico, lì sta il suo fascino e la possibilità di leggerlo ancora, in un'epoca diversa come l'attuale.

dell'America ha tutto il mito della "possibilità", il sogno di concedere un'occasione a tutti, fenomeno tipicamente locale...sempre più un mito che non altro,
nella possibilità di far soldi, ma nulla garantisce l'ascesa da una fragorosa caduta.

Il "sistema" America prende e sfrutta.
In altro ambito mi viene da pensare a Marilyn Monroe nella vita reale, agli ultimi suoi 30 minuti di celebrità girati da George Cukor in "Something's got to give" (lett. Qualcosa preso per dare)
....un altro emblema di ascesa e caduta, come se l'America ti illude col sogno, ma ti usa, ti prende e poi ti butta via.

L'America dell'improvvisa ascesa è la stessa dell'improvvisa caduta, dello scacco morale...e del fallimento "calvinista" del "Regno adesso e qui", scacco che si paga purtroppo salatamente e profumatamente.

Josh ha detto...

anche "Gli Ultimi Fuochi" di Kazan su Thalberg della MGM, è un bel film, ed è anche l'ultima regia di Kazan (a me K. è sempre piaciuto parecchio).

molto bella la frase finale del post tratta da FSF, che si conclude con quest'immagine potente

"barche contro corrente, risospinti senza posa nel passato."

Josh ha detto...

Aggiungo che la scelta delle musiche è magistrale.
Il commento di Johnny Doe sul jazz d'allora (e per tutto il resto) è proprio ben scritto.
Infatti a me il jazz piace ma preferisco il be bop, e poi il cool jazz.

Il jazz di quegli anni (essenzialmente musica da ballo) alla lunga mi annoia un po', lo vedo solo come sottofondo a feste, ....come fosse tutto charleston (ovviamente non è così e c'erano grandi talenti come i citati e molti altri) e come ogni cosa va capita e contestualizzata.

certo...poi arriva il tonfo di Wall Street...a voja d'introspezione.

:-)

Hesperia ha detto...

Marsh, parlare di jazz, non è affatto fuori topic, anzi. E se non l'hai ancora fatto ti invito ad ascoltare i 4 pezzi canonici da me scelti per sottolineare questo grande artista. Ti ricordo che un'importante collezione di racconti di Fitzgerald si intitolano proprio "L'età del jazz". Qualcuno lo puoi trovare anche on line, credo.

Hesperia ha detto...

Josh, Clayton è regista di tutto rispetto e il suo Suspense (Il giro di vite, The Innocents) è un capolavoro. Tuttavia il film anche se rigoroso nei costumi assai meglio di altre versioni non lo considero riuscito. FSF è sogno, è allusione e illusione, ma è anche dinamismo e vitalismo. E questi due elementi scarseggiano nel suo film.

Ho rivisto di recente anche "The last Tycoon"- Gli ultimi fuochi. Stupendi il dialogo e memorabile la sua battuta sul "nichelino". Però purtroppo Kazan si è fatto contaminare dai "pinterism" di Pinter. E questo crea un effetto di rallentamento che lo rende un film di nicchia. Penso che se K. (che adoro) fosse stato più giovane e che avesse avuto tempo ed energia, se lo sarebbe sceneggiato da solo, magari con risultati anche migliori. Ma con quello che circola in giro adesso, accontentiamoci...:-)

Hesperia ha detto...

PS: volevo dire sogno, è allusione e illusione, ma anche ELUSIONE.

Mi aspetto due parolette delle tue sulla moda. L'immagine in bianco e nero sottostante Scott è un'immagine d'epoca, come puoi vedere. Nota come l'abito in chiffon e gli stivaletti, rassomiglino non poco a certe "riprese" odierne dell'alta moda. Per non dire poi delle palandrane in cammello o cachemire degli uomini di quel tempo.

marshall ha detto...

Hesperia,
il fuori tema è di parlare di quel professore, ingegnere, che a Genova studiava mentre cadevano le bombe sulla città, e lui, per darsi coraggio, ascoltava jazz.
Era il maggio di un certo anno, anche questo raccontava sempre.

marshall ha detto...

p.s.
quelle non erano bombe, ma cannonate sparate dalle navi inglesi che tenevano sotto scacco la città.

marshall ha detto...

E a riproposito di Jazz, due giorni fa è morto il compositore di questo famoso brano: http://youtu.be/pow4C16Xegg
Buon ascolto.

Hesperia ha detto...

Josh e Marsh, io vi propongo questo brano del Grande Bix:

http://www.youtube.com/watch?v=oW7YYt0F-K4

Ascoltandolo caro Josh, ammetterai che questa non è solo musica da ballo.

Josh ha detto...

@Hesperia:
"Mi aspetto due parolette delle tue sulla moda"

cosa posso dire...la moda di quel tempo raggiunse forse il "glam" in senso assoluto.
Le donne "liberty"/deco americano e dell'età del jazz con quelle linee sinuose avevano fascino, qualcosa di classico e moderno insieme.

Gli anni 20 e 30 sono stati ripresi un po' negli anni 60 qui e là. Sicuro sono intesi come un'eleganza fuori del tempo, ed ecco che spesso l'alta moda ne riprende dei tratti. Negli ultimi anni Thierry Mugler, per esempio ha rivisitato l'epoca.

I tagli della sartoria maschile rimasero proverbiali, basta pensare a certi revers delle giacche, dei cappotti.
E..ora ci vuole...i materiali.
Sappiamo in che materiali siamo incappati ora?

la seta di oggi non è dal baco da seta, ma è la seta di un ragno orientale particolare.

Il cashmere di oggi non è più lo stesso cashmere. Se di certe cose un minimo si salvavano i capi degli anni anche 40, 50, 60...poi il baratro.

Io ho cappotti d'allora e me li tengo cari...visti i chiari di luna poi:-) e ci vogliono vestire con piumini neri lucidi come i sacchi della spazzatura, che spesso costano come un cappotto di cashmere vero per di più.

Un caso: nel weekend ho scoperto che anche cose già più recenti e da poco, di uso quotidiano, sono cambiate.

Avevo un parka militare originale dell'Alpha Industries un po' distrutto, ho scoperto che da un po' li fanno in Cina adesso, e il prezzo è quadruplicato e i materiali peggiorati.

Gli anfibi DR Martens sono dislocati in Cina da 10 anni, li portavo da ragazzo nel 1985.

E Romeo Gigli, estromesso dai mercati qui, produce la sua linea Joyce a Shangai con i cinesi.
Come si suol dire, dall'altisisma moda, alle cose più generazionali, anche tipicamente inglesi o americane, è tutto cinese...Buonanotte.

E' la finanza internazionale che ha distrutto TUTTA la manifattura (non solo italiana, evidentemente) storica, anche di marchi che nel grande o nel piccolo avevano un loro perchè, messe su col sacrificio e l'operosità di generazioni.

Josh ha detto...

@Marshall:

sì, pochi giorni fa è morto Dave Brubeck

il pezzo più famoso "Take Five" te lo metto da qui, che si vede anche la copertina dell'album

http://www.youtube.com/watch?v=nzpnWuk3RjU

famosi anche il suo Blue rondò a la turk e una marea di altri pezzi

rispetto a quelli linkati da Hesperia è già un'altra era del jazz, che io preferisco



Josh ha detto...

@Hesperia:

molto bello il pezzo di Bix...certo non è solo swing da ballo, naturalmente.
Ho una raccolta di Bix...di altri ovvio ho discografie complete

Josh ha detto...

@Hesperia: dal post...

molto bella naturalmente la Rapsodia in Blue di Gershwin

"Georgia on my mind" penso abbia avuto la più completa espressività nelle future rese più vicine al blues a tutto tondo, che magari sia accentuavano la cadenza ritmica sia dilatavano la parte vocale



Hesperia ha detto...

Sì, "Georgia on my mind" ha avuto come è giusto che sia, parecchie evoluzioni e riprese. Tuttavia sentire la versione di Bix e averla messa in traccia sonora con la descrizione della spiaggia e dell'Hotel di Antibes, mi ha fatto capire in nuce, le evoluzioni successive. E il pezzo era già bello in sé.

Del resto anche Ray Charles non fa una sola esecuzione di Georgia, ma ogni volta ne rifa una nuova.

Hesperia ha detto...

Altre due cose sulla moda. Adoro quelle clochette, (i capellini fatti a cloche), mi piacciono tanto le lunghe collane di perle, le piume e i boa di struzzo e ovviamente le scarpette col cinghino che stringe la caviglia. Come hai ben sintentizzato, è una moda ad un tempo glamour e classica, moderna e retrò.

Hesperia ha detto...

...e per gli uomini, quelle lunghe palandrane di cammello o ottime lane che come hai sottolineato, ormai abbiamo perso. La manifestazione alla Regent Street di LOndra del gregge delle pecore per protestare sulle lane che hanno perso, la dice lunga anche su come si sono ridotti in GB.
E pensare che ho ancora dei golfini in shetland, cachemire e lambswool di cui loro erano maestri insuperati. Qualcosa ho salvato, ma ormai purtroppo molto è andato perduto.

Hesperia ha detto...

Famosissimo Take Five, pezzo già entrato nella leggenda :-) Ma siamo già negli anni 50 e prossimi ai 60.

johnny doe ha detto...

Bix é stato l'unico a poter rivaleggiare con Armstrong in quegli anni ...il meraviglioso Singing the blues,I'm coming Virginia,Cryin'e All Day (splendidi assoli!)Sorry, Toddlin' Blues, ....dove la tromba o la cornetta di Bix,un suono moderno,coi suoi meravigliosi attacchi e invenzioni, é avanti anni al suo tempo....(ricordiamo anche Frank Trumbauer e Pee Wee Russell)...é una musica struggente,certo non la melensa di Whiteman...poi venne il grande,ancor oggi ineguagliabile Bird e cambiò tutto...

Ricordiamo anche il film BIX di Pupi Avati,un bell'omaggio alla sua musica:

http://www.youtube.com/watch?v=GqlEsQ4hdYk

http://www.youtube.com/watch?v=dEo1wx8YTdg

Josh ha detto...

visto che si parla di jazz
Arrigo Polillo ha pubblicato negli anni molte cose

Per chi non le avesse, al di là delle recensioni e libri più famosi,
nel 1978 uscì un libro di memorie jazzistiche, "Stasera Jazz", ristampato nel 2007 da Marco Polillo Editore, ma leggibile (legalmente) online free

presentazione:

http://centrostudi.sienajazz.it/libroSJ.asp?lang=&vis=5&fcs=2

libro capitolo per capitolo

http://centrostudi.sienajazz.it/libroSJIndice.asp?lang=ita

Hesperia ha detto...

Josh, di Arrigo Polillo possiedo un'ottima storia del jazz.

Johnny, quoto il tuo commento su Bix. Peccato non aver visto il film di Avati.

Josh ha detto...

Hesperia, ce l'ho anche io la storia del jazz di Polillo. Il libro linkato è forse più aneddotico, ma non per questo meno curioso, anzi...

a proposito di aneddoti

Bix di Avati è un bel film, reso piuttosto bene perchè oltre al personaggio ...fantasma (è un po' la ricerca del mito, dell'assenza-presenza di un personaggio, l'immagine che ce ne facciamo avviene attraverso il racconto, gli occhi degli altri personaggi, non è una semplice biografia) si vuole rendere un clima, uno scorcio, ma in maniera filologica (per le ambientazioni pare che comprò la casa dell'artista) cosa in cui Avati riesce di solito, con il suo consueto studio sui caratteri.

johnny doe ha detto...

Ricordo Polillo come direttore della storica rivista "Musica Jazz",di cui ho comprato su una bancarella diversi numeri degli anni sessanta,e come organizzatore di festival italiani di Jazz vero.(Umbria jazz era ancora al di là da venire)
Una figura chiave della diffusione del jazz in Italia,già allora in polemica con certo free jazz usato politicamente,specie da noi,e che tolti alcuni veri artisti e grandi strumentisti (Coleman,Cecil Taylor,Archie Shepp..)era in massima parte frutto di dilettantismo musicale.
Polemica anche contro certi lettori che scrivevano che un tal Ginger Baker,non so batterista di quale complesso rock,era migliore di un Elvin Jones o di uno Shelly Manne...! Da manicomio...
Sarebbe a dire la Litizzetto contro Proust o Kafka....
Come strumentista, qualsiasi jazzista é il nonno di qualsivoglia suonatore della cosidetta musica leggera,pop,punk...
La scomparsa di Arrigo Polillo é stata una grave perdita per tutto il movimento jazzistico,conservatore nei gusti,ma capace di vedere un vero artista anche in ciò che non gli piaceva.

johnny doe ha detto...

Quanto al jazz é una musica particolare, che uno sente o niente.Lo swing,che é parte integrante di questa musica, come diceva a ragione Duke Ellington, dev'essere per prima cosa interno.
E non tutti ce l'hanno.
Un gustoso episodio: un giorno capitai da un amico pianista jazz,compagno di tanti concerti.Stava dando ,per così dire, "lezione" di jazz ad un diplomato di conservatorio,con una decina d'anni di studio alle spalle sullo strumento .
Il pezzo in questione era il famoso "A foggy day" di Gershwin.
Questo ragazzo suonava ogni nota del pezzo,ma sembrava suonato da un bambino alle prime armi,senza il tempo e lo swing,senza variazioni,o improvvisazione sul giro armonico.
Lo ripeteva più volte...rien a faire...un ghiacciolo,finché si arrese.
E' anche vero che probabilmente Andrea non sarebbe stato in grado di eseguire come si deve una sonata di Schumann...a mia memoria,uno dei pochi che é riuscito a star dignitosamente da ambo le parti é stato Andrè Previn...ma per favore,non parliamo di Keith Jarrett incensato come esecutore di Bach....!

Josh ha detto...

ovvio Johnny Doe che il free jazz è stato usato qui "politicamente"...al di là di alcune fasi dello stesso, inascoltabile e dilettantesco, fai bene a dire che Cecil Taylor, Archie Shepp erano bravi veramente e fuori gara in pratica.

prendo questa frase Johnny "Come strumentista, qualsiasi jazzista é il nonno di qualsivoglia suonatore della cosidetta musica leggera,pop,punk..."

la musica leggera e pop è una cosa, il punk è stata una rottura durata un anno. Prima del punk c'era il Progressive che aveva una certa maestria tecnica, e non definriei univocamente nè pop nè leggero; dopo il punk, ci sono stati i 10000 rivoli della new wave finora, in cui ci sono stati grandi, nè pop, nè leggeri, nè punk.
C'è anche chi era un'autorità nel progressive...ma anche nel dopo punk, in piena wave ha fatto miracoli. penso a Robert Fripp con la chitarra per es...ma ci sono tanti casi. Io non disprezzo il rock, affatto

Esistono comunque anche alcune false verità. Per es. Mingus diceva che "il rock è jazz ignorante."
Se in linea di massima è vero, certo Progressive ha delle partiture molto più affini alla classica, e servivano veri esperti a comporle e a renderle, non tutto il rock è banale. A meno che per rock non si pensi alla superclassifica sciò o a Elvis Presley e al rock acrobatico:-)

Idem Mingus (che adoro, eh, sto contestando 2 sue frasi per me sbagliate) diceva che la classica non aveva erotismo.

Bah. Mai sentita la "Lakmè" di Leo Delibes...? l'erotismo c'è eccome.
E "Casta Diva"? non c'è, anche, erotismo?

Solo per dire, per quanto ami il jazz, non esaurisce per me la musica del 900. Diciamo che le cose migliori di rock, non sono mai di massa.

Josh ha detto...

sul 2ndo commento:

non so se io sento o meno il jazz, visto che ho cominciato a collezionarlo dai miei 10 anni in poi, ovvero 32 anni fa, mentre i miei erano appassionati di classica e lirica.

Però se devo dire che sbrodolo per lo swing in generale, e per quello che illustrava l'era dei film tratti da FS Fitzgerald, dico invece che mi rappresenta fino a un certo punto. A me piacciono (in tutta l'arte) le cose molto drammatiche.
E lo swing non sempre lo è. Poi ci sono molte disparate cose nello swing.
Anche il blues deve essere interno, come anche certe tortuosità del rock per es. devono tutte essere interne.
E' anche vero che la classica da camera è forse la più "interna" di tutte, perchè il jazz ha anche, per forza, una certa fisicità, non foss'altro per il ritmo.

"A foggy day" la trovo splendida fatta da Ella, Sarah Vaughan.

Servono studi molto diversi per 'a foggy day' di Gershwin o una sonata di Schumann....

Keith jarrett sta bene per le sue cose tipiche ECM, ma con Bach per favore no.
Ma ad andar per il sottile anche il mitico Glenn Gould non ha certo mai dato interpretazioni filologiche di Bach, suonando per pianoforte una specie di vulgata di quello che Bach aveva pensato per altro strumento a tastiera:-)

Josh ha detto...

comunque se devo dire i miei preferiti in ambito swing:

Duke Ellington, ci vuole poco (ma non è solo swing inteso come sfondo alla FS Fitzgerald, vista l'introspezione di molti suoi pezzi), Count Basie, Benny Goodman, Roy Eldridge, poi m'è sempre piaciuto Coleman Hawkins, poi ovvio Ben Webster, Lester Young...
che so apprezzare anche dopo la fine dell'era dello swing/big bands/sale da ballo

johnny doe ha detto...

Per swing non intendo quello particolare dell'era Swing,anche se a me il jazz piace tutto da Armstrong,King Oliver...fino agli anni '70.Dopo devo scegliere.
Per swing intendo infatti quello insito nel giro del blues,base di tutto il jazz posteriore.
E' un pulsare del ritmo interno dell'esecutore che non può essere scritto sul pentagramma.
Una sensibilità estremamente soggettiva d'esecuzione.Uno “swing interiorizzato” che si esprime grazie a stati d’animo, personalità e carattere, cultura musicale dell'esecutore.Alcuni dicono che sia un'accentuazione delle battute due e quattro del tempo debole,altri il progredire del tempo forte.Non so dirti,solo che tutto il jazz non può prescindere dallo swing.L'esempio del ragazzotto lo dimostra,quello che il pentagramma non esprime o ce l'hai dentro tu oppure fai un'altra musica.Come quella gabellata negli ultimi anni per jazz.Diciamo che il vero jazz per me arriva fino all'hard bop con punte nel free.Dopo é altra cosa,magari anche piacevole,valida,ma non jazz.

Se tu Hesperia (e Josh) da tanti anni lo segui,sai che intendo,perchè é la stessa cosa per l'ascoltatore.
Senza contare che l'improvvisazione é determinante,l'invenzione sul giro armonico di base é l'anima del jazz.Si pensi ad un Bird o Coltrane..

A me piace pure il rock vecchio e nuovo,così come la classica dal Barocco (specialmente) a Shostakovic,Stravinsky e persino Schonberg e Berg in certe composizioni,compresa la Lirica...tutta la musica in genere,ma il jazz resta il primo amore...
C'é anche poi da dire che ogni stato d'animo ha la sua musica.-....

Josh...ai tuoi(e miei)aggiungo Art Pepper,Dexter Gordon,Red Garland,Tommy Flanagan,Clfford Brown,Bll Evans,Scott la Faro...e il Miles della Prestige,dove lo mettiamo?
Non finirei più di elencare...e Monk,non un grande strumentista,ma con un modo di suonare e con un tempo da ultra-swing..

Josh ha detto...

unica cosa Johnny...

"Art Pepper,Dexter Gordon,Red Garland,Tommy Flanagan,Clfford Brown,Bll Evans....e il Miles della Prestige,dove lo mettiamo?"

dove li mettiamo...li mettiamo nell'Olimpo...:-))
però Dexter Gordon se prendiamo tutta la sua produzione non possiamo dire che sia swing nel senso in cui questa parola sia normalmente intesa.
Idem Clifford Brown che dà il meglio nei '50 è fuori dall'era dello swing ....
E Miles Davis con lo swing, comunemente inteso, non c'entra un granchè. Di questi ultimi citati ho in pratica le discografie complete.

Che poi avessero un senso swingante interno, riferendoci al termine come a una categoria dell'essere, ci sta, imprescindibile per fare un jazz che almeno si muova....ma che siano appartenenti all'era tipica dello swing ci sta meno:-)

Nel jazz dopo gli anni 70 c'è chiaramente anche il jazz rock alla Weather Report & co (lo stesso Miles aprì la via come minimo con In a Silent Way, Bitches Brew......) o diversamente le contaminazioni ECM, alcune molto ben riuscite. Così come esiste un soul-jazz o un jazz più filologico e retrò (per es. Waymon Reed a fine anni 70). Operazioni nostalgia le fece anhe Maynard Ferguson.
Ma anche 2 enormi tuttora viventi e in attività:
Wynton Marsalis ...o Kenny Wheeler.
E' jazz di qualità per dire dei viventi chi ascolto di più. Poi ovvio suonano (sempre molto bene) anche altri generi in varie incursioni.

Di Berg e Schoenberg ho delle cose, ma ...diciamocelo, chi chiamava la scuola di Darmstadt 'degenerata' rispetto alla classicità un po' di ragione...:-) poi dipende dall'umore dell'ascoltatore, da cosa si deve e si vuole rappresentare.
Che Darmstadt avesse come mira la dissoluzione delle forme e dell'amronia è un po' vero...questo non mi impedisce di prendermi anche un bel Giacinto Scelsi o il Requiem di Schnittke in una giornata no:-))