martedì 30 aprile 2013

Pietro Bembo e l'invenzione del Rinascimento

Il Cardinale Pietro Bembo (Venezia 1470-1547, poi vissuto a Padova, a Roma) fu scrittore, grammatico, umanista. La sua opera fu vastissima, dall'elaborazione di una importante fase della lingua italiana, che fissò sui maggiori scrittori toscani del Trecento, alla diffusione del modello poetico di Petrarca, alla rielaborazione in musica della forma del madrigale del XVI secolo, alla rivalutazione di Cicerone e Virgilio come modelli di classicità.

(Tiziano, Ritratto di Pietro Bembo)

In realtà si tratta di una figura dalle mille sfaccettature ardua da riassumere, e fondamentale nell’Italia del Rinascimento e per le implicazioni future.
Dalla biografia salta agli occhi il suo eccellere in campi svariati.
Poesia, Storiografia, Grammatica, Lingue Classiche...  Fu anche Bibliotecario della Repubblica Veneta, e il letterato che influenzò in modo determinante la letteratura rinascimentale.
Con Aldo Manuzio rivoluzionò il concetto di libro e l'idea della sua diffusione, curando volumi di classici di piccolo formato letti anche al di fuori delle aule universitarie.
Si legò a donne affascinanti del tempo come Lucrezia Borgia, fu l'autore degli Asolani e dei Motti.  Papa Paolo III lo nomina Cardinale quando ha 69 anni, e anche in questo ambito fu sempre Bembo a impostare la base della Biblioteca Vaticana come la conosciamo oggi.

(Sebastiano del Piombo, Cristo portacroce)

Fu amico, spesso guida e ispiratore di molti artisti, tra cui Raffaello, Michelangelo, Giovanni Bellini, Sansovino, Sebastiano dal Piombo, Tiziano, Benvenuto Cellini.
Anche da questa vicinanza e frequentazione continua con le arti nacque la sua idea innovativa di collezione.

 (Giorgione, Ritratto di giovane)

"Bembo e l’invenzione del Rinascimento", fino al 19 Maggio a Palazzo del Monte di Pietà in Piazza Duomo, Padova, è una mostra tra le più importanti della stagione,
e fotografa anche l’Italia alla fine del Quattrocento, allora composta di corti esclusive e centri di potere dislocati, differenti e separati tra loro.
Il lavoro intellettuale incessante di Bembo è anche simbolo di coesione e di ricerca di tratti comuni del paese dalle corti disparate. Coltiva infatti un’idea personale di unità d’Italia e di identità, a partire dalla creazione di una lingua nazionale e condivisa (la questione della lingua sarà sempre alla base delle questioni dell'Unità,
fino all'Unità vera e propria, per molti secoli a venire): nelle Prose della volgar lingua (1525), Bembo pone le basi delle regole dell’italiano, fondandolo sugli scritti di Petrarca e Boccaccio.

(Raffaello, Ritratto di Elisabetta Gonzaga)

La sua dimora esiste ancora, in via dell'Altinate a Padova, anch'essa assume un valore mitico, paradigmatico. E' proprio in quella casa che si accumularono i capolavori della collezione che Bembo, poi divenuto cardinale, aveva riunito, oggetto oggi dell'esposizione.

Si tratta di opere che spaziano da Bellini a Tiziano da Mantegna a Raffaello:
l'esposizione è stata preceduta da un convegno internazionale di approfondimento. L'evento è promosso dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo con il Centro Internazionale Andrea Palladio e la collaborazione e il patrocinio del Ministero per i Beni Culturali ed Ambientali.
Curata da Guido Beltramini insieme a Davide Gasparotto e Adolfo Tura, è guidata da un consiglio scientifico presieduto da Howard Burns, con Giovanni Agosti, Lina Bolzoni, David Alan Brown, Matteo Ceriana, Marco Collareta, Massimo Danzi, Caroline Elam, David Freedberg, Fabrizio Magani, Arnold Nesselrath, Alessandro Nova, Pier Nicola Pagliara, Vittoria Romani, Claudio Vela.

(Francesco Francia, Lucrezia)

Per l’annuncio ufficiale dell’evento era stata scelta proprio Casa Bembo, oggi sede del Museo della Terza Armata. Qui, negli anni padovani di Bembo, i primi anni Trenta del Cinquecento, era la collezione composta di dipinti di grandi maestri ma anche di sculture, gemme, manoscritti miniati, oggetti, monete rare e medaglie.

(Eusebio, Chronici canones Londra, British Library)

La ricchezza e varietà degli oggetti d’arte, raccolti per gusto estetico ma anche come preziosi testimoni per lo studio del passato, rese agli occhi dell’Europa del tempo la casa di Bembo  “Musaeum”,  intesa letteralmente come “la casa delle Muse”
luogo precursore di quello che sarà il moderno museo.

Per una breve stagione, proprio grazie all’influenza di Bembo e al suo gusto,
la stessa Padova divenne centro della cultura artistica internazionale:
nasceva un nuovo modo di presentare l’arte e la conoscenza, e nasceva anche il Museo,
termine che a partire da qui diviene universale.

(Tiziano, Tobiolo e l’Angelo)

Dopo la scomparsa di Bembo, i capolavori venduti dal figlio Torquato si dispersero nel mondo ed oggi sono conservati nei grandi musei internazionali, che li hanno concessi  in prestito in occasione della mostra padovana.

(Arte Romana, Antinoo)

Sul versante dell’arte visiva, per Bembo, Michelangelo e Raffaello erano la rivoluzione dell'arte del tempo, speculare a quanto stava accadendo in ambito letterario.
A suo avviso si trattava di una nuova lingua dell’arte eppure ancora classica, 
memore della grandezza dell’arte romana antica, in grado di spingersi verso una perfezione extratemporale e un linguaggio universale,  riconosciuto in seguito proprio come Rinascimento italiano.

(Raffaello, Ritratto di Navagero e Beazzano) 

Grazie all'incessante opera di ricerca, produzione e ispirazione di Bembo, e di Michelangelo e Raffaello e di molti altri grandi artisti,
un’Italia non ancora compiuta, 
succube delle grandi potenze estere sul piano militare (ma questa pare essere una costante, poi vi si aggiunge anche la soggezione finanziaria)

poteva segnalarsi in Europa conquistando il primato di civiltà legittimo attraverso le armi dell’ingegno, dell'arte e della cultura.

La mostra racconta questo spaccato, attraverso i capolavori da Mantegna a Raffaello, da Giovanni Bellini a Tiziano che Bembo collezionò, o che vide creare, spesso contribuendo anche alla loro ideazione.

approfondimenti:
_un'eccezionale galleria di dipinti
_Pietro Bembo e la Lingua Italiana
_La casa del Bembo, il primo Museo

PIETRO BEMBO e l’invenzione del Rinascimento
Da Bellini a Tiziano, da Mantegna a Raffaello
Padova, Palazzo del Monte di Pietà
Piazza Duomo 14

Per info QUI

Josh

21 commenti:

Hesperia ha detto...

Il Rinascimento è un periodo che che ancora oggi viene celebrato nel mondo e offre anche una certa un'idea dell' Italia, che ora più che mai dobbiamo conoscere, approfondire e difendere.

Però se queste retrospettive (come al solito finanziate da fondazioni bancarie) servissero a svegliare un bel po' di Italiani, non avremmo bisogno di tanti movimenti tarocchi su modello "occupy".

Tra l'altro il Bembo è stato anche un grandissimo mecenate, figura che i tempi - ahimé - pare abbiano cancellato, visto che i filantropi odierni entrano ed escono dalle porte girevoli del potere.

Quanto a Lucrezia Borgia, beh...sono in tanti ad averla amata :-)

Josh ha detto...

Alcuni dipinti sono splendidi stavolta, e di grande valore.

La stessa vicenda di Bembo è rimasta un unicum.
Mi piace che avesse quell'idea dell'uomo completo: letterato, filosofo, storico, grammatico, collezionista e mecenate.

Anche quello era un aspetto del Rinascimento, quella dimensione totalizzante.
Molto importante anche come il Rinascimento fosse contemporaneo all'epoca, ma anche attuale sempre ponendosi al di fuori del tempo,
e insieme legato a valori classici senza avere in sè "imitazione" vera e propia del passato, ma compenetrazione.


Josh ha detto...

Sì sono le fondazioni bancarie di solito a finanziare tutti questi progetti.

E ormai i soldi per farlo li hanno solo loro.

Va notato che molte di queste opere (più nostre di così! spesso nostre per soggetto, autore, committente e proprietario originale) sono in giro per il mondo,
sorte di tante altre opere italiane,
finite qua e là quando non rapinate tout court nelle guerre e occupazioni passate, e vari accidenti, una vera indecenza.

Queste retrospettive hanno fili conduttori spesso molto intelligenti, e che danno molti spunti...tant'è che non riesco mai a non segnalarle nei post qui....

Dovrebbero servire a dare la squilla a molti italiani sulla storia d'Italia, il suo valore, la sua creatività
nel divario di ciò che ci stanno combinando oggi...

MA quanto pare questa è una lampadina che non s'illumina
altro che i vari Occupy tarocchi !

Sympatros ha detto...

Bembo detterà i canoni della lingua italiana, le darà le caratteristiche che manterrà per certi aspetti inalterati fino all'apparire della televisione e alla rivoluzione degli anni sessanta. Nel male e nel bene impedirà che in Italia succedesse quello che era successo in Francia, in Inghilterra, in Spagna… impedì che in Italia si affermasse una lingua parlata e fece sì che col tempo la distanza fra parlato e scritto diventasse enorme. La sfida linguistica fra il contemporaneo Machiavelli e Bembo fu vinta da quest'ultimo. Il volgare italiano doveva essere una lingua letteraria e competere con l'eleganza e la perfezione delle lingue classiche. Il periodo doveva essere ipotattico, ricco di subordinate, ornato e musicale. Il contesto poco democratico del Rinascimento si doveva dotare di una lingua aristocratica che completasse l'ideale dell'uomo rinascimentale, educato in tutte le arti e in tutti i saperi con l'obbiettivo della perfezione ed in sintonia col platonismo e l'idea di bellezza del filosofo Ficino. La prosa di Machiavelli così viva e ricca, che abbinava lessico di derivazione classica ad un vivacità espressiva del fiorentino parlato nel cinquecento, non avrà la stessa fortuna del Bembo. Bisogna dire che Bembo influenzò con le teorie sulla lingua e col petrarchismo non solo letteratura italiana, ma alcuni settori della letteratura europea. Fu un male o un bene il monopolio bembiano sulla questione della lingua? Non possiamo dire nemmeno ai posteri l'ardua sentenza. All'inizio dell'ottocento, Manzoni cercò di fare un passo in avanti sulla questione della lingua ed in parte lo fece, cmq il suo romanticismo linguistico, nella sua ricerca ventennale di perfezionamento, risente ancora molto degli ideali del classicismo. Dopo l'unità d'Italia si tenterà per via ministeriale di risolvere il problema della lingua… la distanza fra lingua letteraria e lingua parlata, cioè i vari dialetti, era enorme. Si tentò di fare entrare il manzonismo linguistico quasi per decreto, cosa che scaturì il sarcasmo del Carducci col "col manzonismo degli stenterelli". L'unità linguistica italiana, con una lingua italiana parlata e non solo scritta, fu una chimera e quando ormai si erano tutti rassegnati… ci pensò la televisione a dare un lingua parlata all'Italia, certo lontana dall'aristocratica perfezione classica del Bembo. Il periodo anche nella lingua italiana, come nell'inglese tenderà a diventare paratattico. E' stato un bene, è stato una male… ai posteri ecc. Cmq sarebbe stato alquanto comico che in una società democratica si parlasse un linguaggio aulico e paludato, in effetti non è stato mai parlato… si parlava in dialetto e si scriveva in italiano.

Josh ha detto...

Pezzo perfetto, Sympatros, ottima ricostruzione che sottoscrivo in pieno.

farò con calma qualche osservazione...
ma c'è ben poco da aggiungere.

Notevole il parallelismo tra saperi nel Bembo che hai visto come coordinati tra di loro, e le tappe e figure della costante questione della lingua nella storia d'Italia.

GL ha detto...

"E' stato un bene, è stato una male… ai posteri ecc".

Dal commento di Sympa non ho capito per prima cos'è "male" e "bene" in questo caso, e poi cosa succederà nel futuro e cosa faranno i posteri?

Josh ha detto...

mah GL per me il commento di Sympatros è chiaro, molto ben scritto e individua le tappe vere della nostra questione della lingua.

cosa succederà nel futuro e cosa faranno i posteri...è sempre difficile prevedere.
Un dato di fatto è che si va verso l'inglesizzazione mondiale.

E non solo nel commercio.
Fai conto che l'italiano non è considerata nemmeno tra le lingue ufficiali europee: troppa gente vuol far scomparire sia l'Italia in quanto tale, sia le nazioni trasformandole in "zone" o aree, terre di nessuno senza storia nè tradizione.

Josh ha detto...

per GL

sul tuo non capire la sua espressione "nel male e nel bene"...

prendi questo pezzo di Symp.

"Nel male e nel bene impedirà che in Italia succedesse quello che era successo in Francia, in Inghilterra, in Spagna… impedì che in Italia si affermasse una lingua parlata e fece sì che col tempo la distanza fra parlato e scritto diventasse enorme."

dice nel male e nel bene proprio per rispettare 2 punti di vista.

Spiega che storicamente ha prevalso un uso di un italiano scritto nobile, alto, aulico, quasi una nuova lingua classica. Elaborata proprio in quanto tale in età umanistica.

Il parlato-volgare così è molto diverso dall'italiano scritto-ufficiale-nobile.

Tieni conto anche della base latina cattolica in Italia, molto sentita.

Negli altri paesi citati ha prevalso il modello non classico anche nelllo scritto, cioè l'uso di una lingua scritta molto più vicina al parlato.

GL ha detto...

Josh che c'entra inglesizzazione mondiale in un discussione tecnica di differenza tra lingua parlata e lingua scritta? Anche qui c'è un pericoloso complotto massone?

Ripeto ancora in modo più dettagliato cos'è bene e cos'è male in questa discussione? Da qui si può prevedere come possibilità cosa faranno i posteri. Forse, se saranno in gamba, possono occupare USA come stanno facendo i messicani con il spagnolo.

GL ha detto...

"Negli altri paesi citati ha prevalso il modello non classico anche nello scritto, cioè l'uso di una lingua scritta molto più vicina al parlato".

Questo è un male?

Josh ha detto...

GL il più delle volte penso che tu ci prenda in giro.

L'inglesizzazione mondiale c'entra rispetto alla lingua italiana al 100%
nei termini in cui TU hai chiesto dei posteri e del futuro, e malauguratamente ho iniziato a rispondere.

Inutile che ora tiri fuori stupito la roba dei complotti quando da sempre si sa che il potere anglosassone non ha mai visto di buon occhio la via mediterranea-cattolica-umanistica come approccio alle cose. E lo sanno TUTTI

La stessa EU attuale ha molto di anglosassone ed è inutile cadere dalle nuvole, dal momento (sempre per te che chiedi, poco sopra, del futuro) non ha riconosciuto l'italiano nemmeno come lingua europea.

Ci sono differenze anche legislative tra il nostro mondo ex-romano e quello anglosassone, anche sulla proprietà privata e i diritti e gli stessi Trattati europei (cfr Lisbona) lo dimostrano e hanno spalmato qusta differenza su tutta EU non rispettando la nostra peculiarità.

Angli-ex popolo nomade
latini popolo stanziale

ne risultano diverse anche le lingue, è continuo divenire dei primi contro stabilità "classica" nostra. E' lingua molto vivina al parlato da sempre la loro, quanto lingua classica, dolce, amorevole, leggiadra, poetica, filosofica la nostra.

Pure la legislazione e la dottrina UE si stanno per orientare verso il “diritto di proprietà” com'è inteso dal sistema anglosassone “common law”
e non al diritto romano che ha ispirato il nostro Codice Civile sulla proprietà inalienabile.

è una differenza base.

E' per questo che c'è il dibattito IMU attuale per i poveri proprietari ....L'intangibilità della proprietà privata ora può subire esproprio a seguito di imposte patrimoniali occulte e reiterate conducenti al pignoramento.

C'è da parte dei "potenti" desiderio ovvio di rapina, ma la via scelta è molto anglosassone.
Stilisticamente parlando.

Non tornerò più sull'argomento in questo post che è su Pietro Bembo e i suoi Quadri.

Josh ha detto...

GL again and again:

"che c'entra inglesizzazione mondiale in un discussione tecnica di differenza tra lingua parlata e lingua scritta?"

in virtù di quanto sovraesposto,
la differenza tra lingua parlata e scritta nell'italiano è stata molta, nell'inglese e in altre lingue dette invece la differenza è stata molto minore.

Josh ha detto...

GL che quota me e io riquoto lui:

"Negli altri paesi citati ha prevalso il modello non classico anche nello scritto, cioè l'uso di una lingua scritta molto più vicina al parlato".

Questo è un male?"

Non è un male o un bene, è qualcosa avvenuto diversamente.

Poi si andrà a gusti e opinioni. A me Bembo piaceva nei suoi scritti e la lingua italiana vista come altra lingua classica, ancora vicina a latino e greco ....per me è un bene.

E' un bene perchè sono un identitario e noi come Italia abbiamo il peso e l'eredità di un passato che è stato la culla del pensiero, come dell'arte, come della letteratura e poesia....
Per cui sì è un bene. Un certo italiano rispecchia questa eredità e tradizione.

Anche se con la modernità in molti s'è persa questa radice e parlano e scrivono molto male.

Josh ha detto...

Bon....

e che ne pensi dei dipinti della Collezione Bembo?

GL ha detto...

Dopo tutto questa raffica di armamenti di tutti i tipi che mi hai buttato addosso cosa vuoi che risponda per i dipinti? E poi cosa posso dire per i dipinti, io conosco meno di voi in materia classica italiana, cerco di più di imparare da voi. Posso dire che emozionalmente non mi fanno neanche caldo e neanche freddo.
Invece mi interessava molto il rapporto tra lingua scritta e lingua parlata, che è un problema non soltanto italiano, europeo, anglo sassone, e nello stesso tempo molto di più importante che certi quadri e sculture.

Nessie ha detto...

Interessanti le notazioni di Sympatros sulla costruzione della lingua italiana e il parallelismo tra il Bembo (lingua colta)e il Machiavelli.

Di grandissimo pregio l'elenco delle opere e dei dipinti esposti, ma il Rinascimento (per me il periodo storico più fulgido della nostra penisola che ancora non era ancora "nazione")è e resta un periodo che non si finisce mai di studiare e riscoprire.

Hesperia ha detto...

Josh, forse saprai già che sul tema del Rinascimento a Firenze c'è anche questa mostra a Palazzo Strozzi dal titolo "La Primavera del Rinascimento - La scultura e le arti a Firenze dal 1400-1460:


http://www.palazzostrozzi.org/Sezione.jsp?idSezione=937

Josh ha detto...

Sì il Rinascimento è talmente ricco da essere inesauribile.

E' anche un periodo composito, ha più di una tendenza all'interno, sfaccettato e poliedrico, è uno dei motivi per cui è un campo così vasto.

E' anche..policentrico,
nei termini in cui le varie corti che componevano le tessere del puzzle Italia d'allora hanno prodotto molto, ma ognuna dando una connotazione locale.

Josh ha detto...

Sapevo dell'altra mostra, prima o poi ci faccio un salto, anche lì ci sono meraviglie! :-)

La Toscana è talmente legata al Rinascimento che non solo gli antiquari d'alta epoca,
ma anche i più modesti rigattieri traboccano di oggetti, sale, stanze complete in neorinascimentale, che riprende anche nei mobili più semplici tratti architettonici tosco.fiorentini....
che ebbe un altro exploit all'interno del tardo liberty per interni neomonumentali.

Hesperia ha detto...

Regione meravigliosa e ricca di soprese (perfino i modesti rigattieri, che ricordi). Peccato che i toscani non siano caratterialmente "digeribili" e che sia amministrata come un feudo rosso ad usu capione.

Josh ha detto...

I Toscani di solito hanno pessimo carattere, sono arroganti e sboroni (come si dice da noi), la parlata è molto pesante,
e poi rossi da capo a piedi, tanto che per es. c'è il detto "a Livorno c'hanno rossa anche la fava" giusto per dirne una:-))