Gian Lorenzo Bernini |
Caravaggio |
Mi viene in mente a tale scopo un titolo emblematico del libro di Gioacchino Volpe dal titolo"Il non primato dell'Economia", recensito da Piero Vassallo per Riscossa Cristiana:
L’incontrollato desiderio di ricchezza e di beni futili ha generato e potenziato gli invincibile motori della crisi: il vampirismo e l’avventurismo dei banchieri, la stupida e scandalosa avidità dei politicanti, l’asservimento dell’industria alla logica dello scialo consumistico, il culto dell’oggetto di prestigio e dello status symbol, il disprezzo salottiero della temperanza e della parsimonia e la parodia della solidarietà messa in scena dal palazzo.
E ancora Massimo Introvigne in questo articolo sul falso primato dell'Economia, in questo importante passaggio:
Ma il primato dell’economia garantisce il migliore dei mondi possibili? Kant lo pensava. Oggi sappiamo che non è così. Forse la crisi economica che stiamo vivendo – per molti, ormai, la più grave nella storia dell’Occidente – è la campana che suona per mettere in dubbio il primato dell’economia, che è il motore di quella che Benedetto XVI chiama nella Caritas in veritate «tecnocrazia». Ci affanniamo a cercare soluzioni economiche della crisi economica, e certamente questo è in una certa misura necessario. Ma ultimamente la voce di Benedetto XVI sembra l’unica ragionevole, quando afferma che non usciremo dalla crisi se non rimetteremo in discussione il primato dell’economia. Se non torneremo ad affermare che spetta all’etica – secondo la ragione e secondo la fede, in dialogo fra loro – indicare i fini della società. E spetta alla politica, quella vera, indicare i mezzi per realizzare tali fini. La politica funziona se accetta di avere un limite nell’etica.
L’economia funziona se accetta di essere guidata dall’etica e dalla politica. Non funziona se pretende di sostituirle, o se si crede onnipotente. Non si tratta di tornare al Medioevo, ma di tornare ai principi di una civiltà naturale e cristiana che sono veri a prescindere da come e quanto le epoche storiche li abbiano affermati o negati. La strada è lunga. Ma non ce ne sono altre.
L’economia funziona se accetta di essere guidata dall’etica e dalla politica. Non funziona se pretende di sostituirle, o se si crede onnipotente. Non si tratta di tornare al Medioevo, ma di tornare ai principi di una civiltà naturale e cristiana che sono veri a prescindere da come e quanto le epoche storiche li abbiano affermati o negati. La strada è lunga. Ma non ce ne sono altre.
Frattanto, io penso che non possiamo rassegnarci a essere considerati dei bancomat ambulanti, un codice barre, un PIN, un marchio della Bestia sul Braccio o un unico numero multifunzionale per poter accedere a tutti i cosiddetti "servizi", come ha promesso l'attuale primo ministro non eletto di un governo messo in piedi dai banchieri stessi, in nome della "semplificazione burocratica". Così oltre alla moneta Unica, al pensiero Unico, al mondo Unico, a breve avremo anche un Numero Unico per essere più facilmente tracciati e identificati di quanto non siamo già, nel nome dell'Uguaglianza Universale. Mentre ogni nostro gesto, ogni nostra azione sarà quantificabile e monetizzabile, e i nostri gusti, i nostri orientamenti, azioni e acquisti saranno tracciati da un codice barre (già lo sono, ma solo ancora in parte). Inoltre l'alta tecnologia sarà la fedele alleata dell'economicismo imperante.
La prossima grande ribellione non potrà pertanto essere solo politica ma anche morale. Non solo la polis ma anche l'ethos, in vista di una Nuova Estetica per il nostro Paese. Quando avevamo moneta sovrana, per paradosso non ci occupavamo di economia: ci limitavamo ad essere un paese di santi, di poeti, di navigatori e di artisti stampati sui nostri soldi (vedere vecchie banconote della Lira).
Ora invece siamo diventati improvvisamente un paese di aridi economisti e di avidi finanzieri senza più cultura, senza più vera Bellezza, senza più arte, né letteratura né linguaggio, senza più tradizioni né anima. Un po' come l'euro che è moneta iconoclasta (solo ponti, viadotti, stelline e carte geografiche che emergono in filigrana). Tanti piccoli Shylock senza volto crescono ed esigono nuove libbre di carne e sangue dal nostro cuore. Non ci resta che gettarli giù, dal ponte di Rialto come ai tempi della vecchia repubblica Serenissima.
La prossima grande ribellione non potrà pertanto essere solo politica ma anche morale. Non solo la polis ma anche l'ethos, in vista di una Nuova Estetica per il nostro Paese. Quando avevamo moneta sovrana, per paradosso non ci occupavamo di economia: ci limitavamo ad essere un paese di santi, di poeti, di navigatori e di artisti stampati sui nostri soldi (vedere vecchie banconote della Lira).
Raffaello Sanzio |
Usurai d'Italia |
Hesperia