In primo piano, il Sasso di Musso (foto di Angela A.)
Premessa: per ragioni di brevità dovrò tagliare in molti degli argomenti trattati, specie in quello accennante al grossolano accostamento che vi ho scorto con Cesare Borgia, il Valentino. Per coloro che volessero approfondire l'argomento "storia del Medeghino", consiglio intanto la lettura di due capitoli di una Storia della Valsassina, qui trascritti integralmente (cliccare qui). Sono scritti nel simpatico italiano di allora, di 170 anni fa. Probabilmente è la stessa forma linguistica usata dal Manzoni nella prima versione dei Promessi Sposi, che tra l'altro è citato in questa storia della Valsassina, per essere l'autore di un romanzo, ancora poco conosciuto, ambientato nel lecchese. La lettura dei due capitoli sarà occasione per un modo simpatico di scoprire l'evoluzione apportata alla nostra lingua nel frattempo. Sullo sfondo: Musso, Stazzona, Dongo (foto di Angela A.)
Musso è un comune di appena 1067 abitanti, dislocati in sei frazioni che in tutto occupano 4 kmq. E' situato sulla costa occidentale del lago di Como, tra Dongo e Pianello, ovvero tra Colico e Menaggio, appollaiato ai piedi di un lembo di terra rocciosa che s'insinua come un sasso dentro il lago. Quella roccia, che fin dal tempo dei Romani ha ospitato cave di pregiato marmo bianco, ha assunto l'emblematico appellativo di "Sasso di Musso". Questo minuscolo paese, strategicamente molto importante per l'Impero Romano, ha vissuto un momento di gloria nel primo quarantennio del XVI secolo. La storia che vorrei dipanare, su quanto accaduto a Musso in quel periodo, sembra uscire dalla mente fantasiosa di uno scrittore, e invece è storia vera e documentata. Dubbi potrebbero venire dal fatto che del personaggio non ho trovato la benchè minima traccia nè nei testi scolastici delle scuole di grado superiore del mio periodo, nè dalle più documentate enciclopedie uscite negli anni '60-'70 (esclusa la Treccani, si suppone). E questo sarà forse stato perchè il personaggio in questione è più ricordato come un personaggio piratesco e banditesco, che non un personaggio principesco.
Per dar corso al progetto che forse aveva in animo, il ventiquattrenne milanese Gian Giacomo De Medici nel 1522 prese di mira il Sasso di Musso, riuscì a battere furbescamente l'impenetrabilità della fortezza e vi si insediò divenendone il signore assoluto.
Quel Sasso, o monte è facile da ammirare; porta infatti impresso nel suo fianco una vistosa lacerazione, come uno squasso, ricordo delle antiche cave di marmo bianco sfruttate fin dall'epoca romana. Il turista che lo volesse individuare non ha che da percorrere la strada panoramica, la provinciale 72 Lecco-Colico, nel tratto Dervio-Dorio, e volgere lo sguardo verso la riva opposta; vedrà quel lungo squarcio bianco sul fianco di una montagna: là sotto c'è Musso.
Gli avvenimenti del periodo del Medeghino ebbero dello straordinario, non solo per la piccola comunità mussese, ma per tutti gli abitanti del lago e della Brianza. Lo afferma anche lo scrittore della Storia della Valsassina all'inizio del VII capitolo del III libro: ...I fatti che io vo in questo e nel successivo capitolo a narrare sono di un’importanza comparabilmente maggiore degli altri esposti nel presente libro. Imperciocchè racchiudono essi un nuovo periodo di indipendenza dei Valsassinesi e le ultime prove del valore e della gloria loro....
Premessa: per ragioni di brevità dovrò tagliare in molti degli argomenti trattati, specie in quello accennante al grossolano accostamento che vi ho scorto con Cesare Borgia, il Valentino. Per coloro che volessero approfondire l'argomento "storia del Medeghino", consiglio intanto la lettura di due capitoli di una Storia della Valsassina, qui trascritti integralmente (cliccare qui). Sono scritti nel simpatico italiano di allora, di 170 anni fa. Probabilmente è la stessa forma linguistica usata dal Manzoni nella prima versione dei Promessi Sposi, che tra l'altro è citato in questa storia della Valsassina, per essere l'autore di un romanzo, ancora poco conosciuto, ambientato nel lecchese. La lettura dei due capitoli sarà occasione per un modo simpatico di scoprire l'evoluzione apportata alla nostra lingua nel frattempo. Sullo sfondo: Musso, Stazzona, Dongo (foto di Angela A.)
Musso è un comune di appena 1067 abitanti, dislocati in sei frazioni che in tutto occupano 4 kmq. E' situato sulla costa occidentale del lago di Como, tra Dongo e Pianello, ovvero tra Colico e Menaggio, appollaiato ai piedi di un lembo di terra rocciosa che s'insinua come un sasso dentro il lago. Quella roccia, che fin dal tempo dei Romani ha ospitato cave di pregiato marmo bianco, ha assunto l'emblematico appellativo di "Sasso di Musso". Questo minuscolo paese, strategicamente molto importante per l'Impero Romano, ha vissuto un momento di gloria nel primo quarantennio del XVI secolo. La storia che vorrei dipanare, su quanto accaduto a Musso in quel periodo, sembra uscire dalla mente fantasiosa di uno scrittore, e invece è storia vera e documentata. Dubbi potrebbero venire dal fatto che del personaggio non ho trovato la benchè minima traccia nè nei testi scolastici delle scuole di grado superiore del mio periodo, nè dalle più documentate enciclopedie uscite negli anni '60-'70 (esclusa la Treccani, si suppone). E questo sarà forse stato perchè il personaggio in questione è più ricordato come un personaggio piratesco e banditesco, che non un personaggio principesco.
Per dar corso al progetto che forse aveva in animo, il ventiquattrenne milanese Gian Giacomo De Medici nel 1522 prese di mira il Sasso di Musso, riuscì a battere furbescamente l'impenetrabilità della fortezza e vi si insediò divenendone il signore assoluto.
Quel Sasso, o monte è facile da ammirare; porta infatti impresso nel suo fianco una vistosa lacerazione, come uno squasso, ricordo delle antiche cave di marmo bianco sfruttate fin dall'epoca romana. Il turista che lo volesse individuare non ha che da percorrere la strada panoramica, la provinciale 72 Lecco-Colico, nel tratto Dervio-Dorio, e volgere lo sguardo verso la riva opposta; vedrà quel lungo squarcio bianco sul fianco di una montagna: là sotto c'è Musso.
Gli avvenimenti del periodo del Medeghino ebbero dello straordinario, non solo per la piccola comunità mussese, ma per tutti gli abitanti del lago e della Brianza. Lo afferma anche lo scrittore della Storia della Valsassina all'inizio del VII capitolo del III libro: ...I fatti che io vo in questo e nel successivo capitolo a narrare sono di un’importanza comparabilmente maggiore degli altri esposti nel presente libro. Imperciocchè racchiudono essi un nuovo periodo di indipendenza dei Valsassinesi e le ultime prove del valore e della gloria loro....
Per inquadrare il personaggio Medeghino basterebbero le parole profferite da Polidoro Boldoni, personalità di Bellano, in risposta all'offerta fattagli dal Medici per la mano di una sua sorella ancor nubile: "Non voglio in vita mia contrarre affinità ed amicizia con ribelli e con ladri". Ma sarebbe stata troppo dispregiativa, e il Medici, che non se ne lasciava scappare una, appena potette si vendicò di quella risposta.
Un altro storico del suo tempo aveva scritto di lui: “Nato in un secolo in cui unica virtù degli ambiziosi era l’accortezza e la fortuna, unica lode il riuscire, ed abilità chiamavasi ogni mezzo inonesto, tristo, immorale e scandaloso; sulle orme del troppo famigerato Duca Valentino, sentivasi atto a tutto osare per arrivare al suo scopo che era il dominio”. Dall'analisi di tale passaggio avrei riscontrato un sia pur grossolano accostamento col Valentino, ma tralascio di parlarne per ragioni di spazio. Però, al contrario che nel Valentino, nelle vene del Medeghino doveva scorrere anche sangue gentile, dal momento che una sua sorella, andata in sposa al conte Giberto Borromeo, generò San Carlo Borromeo.
Preso possesso della rocca di Musso, il Medeghino operò una completa trasformazione del borgo, insediandovi le più disparate attività "industriali". E' un altro storico che ne parla: Oltre che per terra, il Medeghino si era reso forte e temuto per tutto il lago, con la creazione di una potente flotta munita di ottime artiglierie, fatta allestire in loco da artefici genovesi. Con essa corseggiava, da vero pirata, tutto il lago, tenendolo in soggezione.
Trasformò pertanto la Terra di Musso, ai piedi della sua fortezza militare, in un autentico centro industriale, dove accanto alle fornaci ed ai cantieri navali veri e propri, sorsero officine, laboratori e manifatture complementari. E un altro ancora, il Bazzoni, scrive:
“Fece esso erigere arsenali in vari siti, e chiamovvi uomini periti nelle arti marinaresche per dirigerne le opere. Il più vasto però e il più d’artefici e d’attrezzi provveduto era quello di Musso, siccome prossimo al castello, e perciò con maggior facilità difeso e guardato.
Maestro Onallo, il Genovese, che n’era capitato, lo aveva conformato a perfetta somiglianza degli arsenali di mare. Era quello un edificio di non molta larghezza, alquanto lungo, e in varii scompartimenti diviso, ciascun dei quali conteneva un’officina d’arte diversa, spettante all’armeria od alla nautica.
Quivi erano macchine a sega per le travi, telai per le vele, attorcigliatoi per le gomene e il cordame minore pei fabbri: quivi scortecciavansi gli olmi ed i pini per l’alberatura, e bollivasi la pece e il catrame per calata fare e rimpalmare i legni.
Trovavasi in quell’arsenale il quartiere degli spadai, dei fabbricanti delle alabarde, degli archibugi e di altre simili armi da bra
Trasformò pertanto la Terra di Musso, ai piedi della sua fortezza militare, in un autentico centro industriale, dove accanto alle fornaci ed ai cantieri navali veri e propri, sorsero officine, laboratori e manifatture complementari. E un altro ancora, il Bazzoni, scrive:
“Fece esso erigere arsenali in vari siti, e chiamovvi uomini periti nelle arti marinaresche per dirigerne le opere. Il più vasto però e il più d’artefici e d’attrezzi provveduto era quello di Musso, siccome prossimo al castello, e perciò con maggior facilità difeso e guardato.
Maestro Onallo, il Genovese, che n’era capitato, lo aveva conformato a perfetta somiglianza degli arsenali di mare. Era quello un edificio di non molta larghezza, alquanto lungo, e in varii scompartimenti diviso, ciascun dei quali conteneva un’officina d’arte diversa, spettante all’armeria od alla nautica.
Quivi erano macchine a sega per le travi, telai per le vele, attorcigliatoi per le gomene e il cordame minore pei fabbri: quivi scortecciavansi gli olmi ed i pini per l’alberatura, e bollivasi la pece e il catrame per calata fare e rimpalmare i legni.
Trovavasi in quell’arsenale il quartiere degli spadai, dei fabbricanti delle alabarde, degli archibugi e di altre simili armi da bra
C'eran quindi tutte le premesse affinchè il De Medici potesse aspirare a crearsi un suo regno. La capitale iniziale, come in tutte le favole a lieto fine, poteva anche essere il minuto borgo di Musso, per poi aspirare a Milano, visto che era già diventato marchese di Lecco per nomina imperiale. La già avvenuta conquista di Monguzzo col suo castello, nell'Alta Brianza, avrebbe potuto spianargli la strada verso Milano, dato che si era anche impadronito del sito preistorico del Buco del Piombo, presso Altavilla, adatto rifugio dopo le sue rapide incursioni nel Milanese. E da Milano eventualmente poi?...
...Ma qui andiamo nel campo delle ipotesi più irrealistiche, ma forse neanche tanto. Avrebbe forse potuto far giungere all'unità d'Italia con trecento anni d'anticipo? Due i fatti importanti che potrebbero avvalorare tale ipotesi. Il Medeghino, estromesso da Musso, sopravviverà ancora 23 anni, continuando a combattere alacremente nel frattempo. Dopo i tentativi andati a male al Valentino e al Medeghino l'Italia continuerà a rimanere frazionata in un rivolo di stati, per lo più in mano straniera. Pensate solo a Milano, che dopo l'epoca del Medeghino era passata agli spagnoli, quindi agli austriaci, poi a Napoleone e quindi ancora agli austriaci. E solo nel 1861, con l'unità nazionale, giungerà la liberazione definitiva da essi, per quasi tutti.Tornando un'attimo indietro, alla bella favola che fu la rocca di Musso, essa era talmente inespugnabile da dar fastidio alle maggiori potenze del momento, intente a spartirsi o a disputarsi l'Italia: la Spagna di Carlo V, la Francia di Francesco I, la Serenissima dei potenti dogi, i Grigioni svizzeri, la Milano degli ultimi Sforza. Fu così che per levare di scena l'incomoda fortezza del Medeghino, offrirono a lui un'enorme dote in denaro (35.000 ducati d'oro) e il marchesato di Melegnano col suo castello. Ai contendenti non parve vero di essersene liberati. Tant'è che via lui provvidero a cancellare dalla faccia della terra l'antica imprendibile fortezza, le cui origini potrebbero anche risalire alla notte dei tempi, quindi prim'ancora dell'arrivo dei Celti. Della fortezza del Medeghino, contenente sicuramente reperti dell'epoca Gallo-Romana ed oltre, pare non sia rimasto più nulla, neanche una traccia, fuorchè l'oratorio, luogo sacro entro le mura dell'antica fortezza, abbattuto in seguito per erigere la chiesa di Santa Eufemia sopra le sue fondamenta.
E ad ogni buon conto, come già detto, delle imprese del Medeghino non ho trovato la benchè minima traccia in testi scolastici ufficiali della mia epoca: totalmente ignorato dagli storici. Eppure gli andrebbero sicuramente attribuiti almeno due meriti. Come il Valentino tentò nel centro-nord Italia, così quello del Medeghino potrebbe anche essere interpretato come un tentativo simile di creare uno stato unitario e forte, qui al nord, escludendovi ingerenze straniere. Inoltre al Medeghino, avendo bloccato i Grigioni al di là delle alpi, va comunque e in ogni caso attribuito il merito di aver fermato il protestantesimo fuori dalle porte d'Italia, lasciandolo relegato in territorio svizzero.
E il Medeghino fu bandito o principe? nella prima ipotesi è giusto ricordare che tra le sue imprese banditesche si annoverano anche rapimenti a scopo di estorsione (per ricavare mezzi necessari a pagare la soldataglia). Nella seconda è utile ricordare un episodio storico legato alle monete di sua coniazione (l'episodio è ricordato anche dall'Arrigoni). Durante uno dei tanti assedi subiti fu costretto a coniare monete (ne aveva avuta l'autorizzazione da parte di Carlo V) perfino col cuoio, o comunque con metalli di scarso valore, ma coniati con un alto valore facciale. Obbligò la gente ad accettarle, sotto pena di punizioni assai severe, finanche la morte, con l'impegno però di redimerle ad assedio concluso. Terminato il quale, il Medeghino, come promesso, si era accinto a cambiare quelle monete con quelle "giuste", ma nessuno le volle riconsegnare, tenendole e tesaurizzandole a ricordo di quel periodo. Quelle monete fanno ora ancora parte di intensa ricerca da parte di collezionisti professionisti.
Principe o bandito che sia stato, il corpo del Medeghino riposa all'interno del Duomo di Milano, dove suo fratello, Giovanni Angelo, divenuto papa Pio IV, gli aveva fatto erigere la seguente magnifica tomba monumentale.
Principe o bandito che sia stato, il corpo del Medeghino riposa all'interno del Duomo di Milano, dove suo fratello, Giovanni Angelo, divenuto papa Pio IV, gli aveva fatto erigere la seguente magnifica tomba monumentale.
17 commenti:
Marshall
lavoro da certosino!
Mi hai "costretto" ad aprire La storia degli italiani di Cesare Cantù (20 volumi del 1860/80)dove fa un breve accenno anche al Medeghino.
La storia d'Italia specie nel periodo dei comuni,delle signorie,dei piccoli ducati è tale che difficlmente si può conoscerla a fondo,sono troppi gli episodi ed i personaggi che si intrecciano in un turbinio di alleanze e tradimenti. Spesso ci sono episodi di battaglie che sembrano rilevanti e poi scopri che in combattimento c'erano poche migliaia di soldati e a volte solo alcune centinaia.
Una cosa è certa che la lotta per il potere è nata con l'uomo e finirà con l'uomo.
Non a caso Orson Welles ne "Il terzo uomo" dice,a riguardo di questo periodo storico, la famosa frase sugli orologi a cucù
Marshall sei prezioso in queste tue ricerche storiche sui dintorni meneghini,su questi piccoli paesi in genere poco conosciuti specie per chi non è del luogo.
ciao
Marcello
Marsh, sei diventato sempre più esperto nella microstoria del territorio, trascurata dai più (libri di testo compresi).
Il comasco lo conosco abbastanza ma non sono mai stata a Musso, paese su cui hai già scritto anche nell'altro tuo blog. Conosco Cernobbio, Dongo, Bellagio, Menaggio, Oria di Valsolda (paese dove Fogazzaro ambientò "Piccolo mondo antico") ma non sono mai stata a Musso. Ora ho una ragione di più per visitarlo. Tanto meno conoscevo tutti questi fatti relativi alla figura del Medeghino.
Puoi ben dirlo, caro Marcello. E pensa che fino a tre mesi fa non conoscevo nulla di costui. E' stato un numismatico a farmene incuriosire per via di certe monete coniate sul cuoio, di cui andava pazzamente alla ricerca.
Guarda i casi della vita!
Questi tre mesi trascorsi sono stati tra i più fecondi di ricerche dei miei ultimi dieci anni.
Quel libro del 1840, citato nel post, sono riuscito a procurarmelo andando alla biblioteca di Dervio. E' un libro talmente pregevole per loro (parla della storia della loro terra) che solo eccezionalmente lo danno in prestito.
A conclusione devo dirti che è stata un estate molto feconda. Oserei dire che non l'ho nemmeno vista, immerso com'ero in quelle entusiasmanti ricerche.
E il mio filone di racconti storici non è finito: me ne aspettano almeno altri due o tre.
Insomma, che devo dirti: la storia del lago di Como mi ha aperto alla ricerca del passato: Storia, che unita all'Archeologia e quindi alla Storia dell'Arte hanno fatto un mix per me prorompente.
Ti attendo al prossimo, fra tre o quattro lunedì.
Ciao.
Hesperia,
per intanto puoi visitarla attraverso Google Maps. Non vedrai molto, perchè il tragitto s'interrompe all'ingresso della galleria che si trova alla fine di Dongo, e riprenderà solo a Menaggio. Però ci sono alcune foto molto significative. Per esempio vedrai quelle tre o quattro file di case appollaiate sotto il "Sasso di Musso" che ti daran l'idea di come pteva essere il borgo "industrioso" dell'epoca del Medeghino.
Ti confesso che anch'io non l'ho ancora visitata dal vivo, e si che mi trovavo dall'altra parte del lago. Ma tant'è, sono stato talmente immerso voracemente in letture, che non ho avuto la benchè minima voglia di spostarmi dal luogo di delizia in cui mi trovavo.
Hai citato la Valsolda e Fogazzaro: credo che entrambi saranno oggetto di prossimi post.
Ma anche di Porlezza ho in serbo di una storia legata all'archeologia che ha semplicementte del fantastico.
Ciao.
Interessante post Marshall.
Dice bene Sarc, è vero che a te riescono particolarmente bene questi post di argomento locale, questa volta è proprio un lavoro da certosino.
Personaggio interessante questo Medeghino. La microstoria locale, le schermaglie tra Comuni, Signorie sono una miniera di piccole informazioni: in realtà caratterizzano moltissimo tutto il territorio nazionale, e ogni volta che usciamo dalle grandi città, nei piccoli centri si incontrano spesso momumenti, o anche piccole vestigia che non si conoscono mai a fondo, spesso testimoni e simboli di eventi come quelli che racconti.
L'italiano in cui hai trovato narrate queste vicende ha un suo fascino ancora oggi. prima ancora delle dispiute sulla Lingua Madre, sull'Italiano-lingua ufficiale, quell'italiano è più autentico e viscerale.
Aggiungo che Musso (che non ho visitato di persona) ha un suo fascino. Sono sempre stato attratto dai laghi.
La figura del Medeghino andrebbe approfondita...pensando all'oggi potrebbe essere di grande attualità:-) dal lasciare i protestanti (oggi ci sono i 'relativisti') fuori delle Alpi,
al coniare una moneta propria LOCALE, quando si è sotto assedio,
rispetto a quella ciofeca dell'euro...in questa ottica guarda che il Medeghino è attualissimo, e ha un senso della realtà che al nostro mondo disastrato attuale manca in toto.
Lavoro encomiabile, questo tuo, Marshall, frutto, evidentemente, di sudate e scrupolosissime ricerche.
S'impara forse più da queste indagini di carattere locale che dai grandi affreschi storici che a volte peccano di ideologismi e parigianerie nenanche troppo nascoste.
A un altro commento qualche considerazione più particolareggiata.
Ora mi chiamano e devo lasciare la scrivania.
Josh,
è una storia che mi ha appassionato fin da luglio. Pensa che io non sapevo nulla di questo Medeghino, mentre un semplice collezionista di monete la sapeva assai lunga. Da lì, due mesi di ricerche appassionanti.
E non è ancora finita! Ne vedrete ancora delle belle!
Ora son costretto a lasciare anch'io il computer: mi han chiamato di là.
A dopo.
Josh,
a proposito di monete, il Medeghino aveva per così dire "ereditato" le due zecche - quella di Musso e quella di Mesocco (Svizzera) - dal precedente per così dire "proprietario", il maresciallo Triulzi, che a sua volta aveva avuto "in dono" il piccolo/minuto regno dal re di Francia, per meriti di guerra. Costui, dotato di grande inventiva, aveva creato due distinte zecche, una in ciascuno dei due castelli (il castello di Mesocco che trovi su Google ti può dare una pallida idea di come doveva essere uno dei tre castelli di Musso. Sì perchè i castelli qui a Musso erano tre. Tutti rasi al suolo nel 1532 per paura che il De Medici vi sarebbe potuto tornare!)
Comunque, in quelle due zecche il Medeghino vi produsse monete in profusione, tante a seconda del bisogno di moneta circolante, per sostenere il "giro d'affari" dell'economia in continua crescita.
Nella zecca di Musso vi produsse 7 tipi di monete di taglio metallo e valore facciale diverso (in oro, lega oro argento, argento, e così via). Diventato marchese di Lecco, vi ereditò pure quella zecca, ed uno degli episodi legati agli assedi che ho ricordato nel post è avvenuto proprio a Lecco. In tale zecca vi produsse anche una moneta d'argento il cui unico esemplare conosciuto è entrato a far parte della collezione di Vittorio Emanuele III Re d'Italia (non gratis, l'aveva pagata parecchio!).
---
p.s.
il commento è venuto talmente bene che lo trasformerò in post.
Marcello,
accenni a quella storia d'Italia del Cesare Cantù, non dirmi che la possiedi? Metteresti in risalto una dote che proprio non ti facevo!
Ma io son tornato sul tuo commento perchè vorrei chiederti di scrivermi quel breve accenno che il Cantù fa del Medeghino.
Grazie.
Ciao.
Marschall
è solo un accenno, ti mando una mail con la scansione della pagina e della copertina.
Tra l'altro si parla anche di Maramaldo.
Si ho 20 volumi della Storia degli Italiani +17 volumi della Storia universale di Cesare Cantù edizioni della seconda metà dell'800
Avere questi libri non è una "dote"
ma li ho semplicemente ereditati insieme a molti altri, quindi io ne ho poco merito.
ciao
Marcello
Dionisio,
confermo quanto dici. Ma con quel che si ha da fare, sono articoli che vengono così bene poche volte in un anno, e solo se hanno a che fare con l'apprendimento di storie entusiasmanti, per lo più sconosciute.
La storia del Medeghino, che sia stato bandito o signore, rientra in quella categoria.
@Marshall: quoto un tuo passaggio divertente
"La storia del Medeghino, che sia stato bandito o signore,..."
la tua espressione ricorda il titolo di una vecchia canzone trash di Julio Iglesias, "Sono un Pirata, non sono un Signore" che ora grazie a te, immagino cantata dal Medeghino davanti al lago :-))
Josh,
non ti facevo appassionato anche di musica leggera, oltre che di Ravel! Non avevo pensato a questo tuo risvolto "canoro".
Avevo invece un pò meditato su quella tua acuta osservazione:
La figura del Medeghino andrebbe approfondita...pensando all'oggi potrebbe essere di grande attualità:-) dal lasciare i protestanti (oggi ci sono i 'relativisti') fuori delle Alpi,
al coniare una moneta propria LOCALE, quando si è sotto assedio,
rispetto a quella ciofeca dell'euro...in questa ottica guarda che il Medeghino è attualissimo, e ha un senso della realtà che al nostro mondo disastrato attuale manca in toto.
Ne avrebbero così da discutere e dibattere su questi punti i nostri governanti!!!
In fatto di monete e in tema religioso, col tenere lontano dal suo "regno" le nuove tendenze religiose destabilizzanti, ci aveva visto giusto! E suo nipote, San Carlo Borromeo, in un certo senso aveva seguito le orme dello zio, combattendole strenuamente, fino alla sua totale consunzine fisica!
Ciao.
A quell'epoca la distinzione tra "bandito" e "principe" era sottile e dipendev essenzialmente dalla fortuna finale. Molto interessante, non conoscevo questa storia.
Alfa, ovvero Il lago dei misteri,
lasciato Musso in cambio dei 35000 ducati d'oro, al Medeghino era stato "regalato" anche il Castello di Melegnano, capoluogo dell'omonimo contado del quale fu nominato marchese. Ebbene, quel castello è ricco di affreschi che illustrano scene e gesta per così dire "eroiche" del Medeghino, ma per poterle pubblicare ho fatto una certa trafila burocratica senza approdare a nulla. Ho così rinunciato a scrivere il seguito, dove avrei parlato del loro castello e di una famosa battaglia che vide per l'ultima volta gli svizzeri impegnati in una guerra di conquista.
buongiorno, io sono di Musso, solo informarla che da alcuni anni si sta allestendo un museo civico che in una sua parte si occupa del medeghino. Troverà interessanti libri ed opuscoli che parlano del personaggio, oltre ad una dettagliata ricostruzione della fortezza (un plastico) che la riproduce dal lago fino alla sommita con i tre ordini di fortificazione .
MAGARI LA COSA PUO' INTERESSARLA. ho curato un video che è visibile al museo ed illustra i resti della fortificazione distrutta dai nemici grigioni e successivamente dalle cave di estrazione del marmo.
se vuole mi contatti per chiarimenti flaviobertera@virgilio.it
intando dia una occhiata al blog di alcuni anni scorsi che avevo iniziato e poi non finito
https://amicidelcastellodimusso.blogspot.com/
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