martedì 8 novembre 2011

Dall'Inizio alla Fine

Era una notte incantevole, una di quelle notti che succedono solo se si è giovani, gentile lettore. Il cielo era stellato, sfavillante, tanto che, dopo averlo contemplato, ci si chiedeva involontariamente se sotto un cielo simile potessero vivere uomini irascibili ed irosi...

Una bella canzone si riconosce dall'attacco, un eccellente libro dal suo incipit. Lo avrete riconosciuto in molti, questo sublime racconto di Dostoevskij "Le notti bianche". Lo stile è alto, rarefatto, come le notti sulla Neva. E la storia è suddivisa in quattro notti, dove il protagonista è un giovane Sognatore senza nome. Un sognatore che dopo aver immaginato mirabolanti avventure lette sui romanzi di Walter Scott, vive una storia d'amore con una fanciulla di nome Naste'nka. La quale però è innamorata di un altro che l'ha lasciata. I due diventano grandi amici. Lui il nostro Sognatore l'aiuta a scrivere una lettera all'amato lontano. Ma poi...
Ma continuamo con ordine...
Si vedrà da queste pagine se sarò io o un altro l’eroe della mia vita.
Per principiarla dal principio, debbo ricordare che nacqui (come mi fu detto e credo) di venerdì, a mezzanotte in punto. Fu rilevato che nell’istante che l’orologio cominciava a battere le ore io cominciai a vagire.
Dalla infermiera di mia madre e da alcune rispettabili vicine, alle quali stetti vivamente a cuore parecchi mesi prima che fosse possibile la nostra conoscenza personale, fu dichiarato, in considerazione del giorno e dell’ora della mia nascita, primo: che sarei stato sfortunato; secondo: che avrei goduto il privilegio di vedere spiriti e fantasmi; giacché questi due doni toccavano inevitabilmente, com’esse credevano, a quegli sciagurati infanti dell’uno o dell’altro sesso, che avevano la malaugurata idea di nascere verso le ore piccole di una notte di venerdì...
E questo indovinate che cos'è? Lo lessi alla biblioteca scolastica in tenera età alle scuole elementari e mi rimase impresso nella memoria. Si tratta di David Copperfield di Dickens.
D'estate, mia madre e mia zia mi inviavano durante certi pomeriggi caldi, dalle suorine a imparare a ricamare. Nel ricamo ero una vera schiappa, in compenso la suora allietava quei meriggi solatii leggendo a voce alta i romanzi della gioventù, come li si chiamava allora. E mi ricordai del piccolo Lord Fauntleroy che appoggiava la sua testina  bionda sul cuscino di seta gialla. Di un vecchio nonno burbero che non voleva riconoscerlo come nipotino, ma che poi gli si affezionò. Il mio lavoro col cucito non cresceva, in compenso sapevo riassumere perfettamente il libro letto. E capii fin da allora che cresceva con me un'irrimediabile dipendenza da racconti che mi ha accompagnato per tutta la vita.
 
Chi amo? Su, rifletti, forza. A me è proibito il sogno di un amore con questo naso al piede, che almen di un quarto d'ora ovunque mi precede. Allora per chi amo? Ma questo va da sé. Amo, ma è inevitabile, la più bella che c'è."

Ah, che meraviglia, il personaggio di Cyrano de Bergerac di Edmond Rostand, così forte, così coraggioso, armato  di cappa e spada, ma anche così fragile nei sentimenti, così raffinato e sensibile nello scrivere ineffabili  lettere d'amore! Eppoi quel suo amore sfortunato per la cugina Rossana, mi commuoveva fino alle lacrime. Ovviamente, nella mia ingenuità pensavo con la fantasia d' intervenire nella trama modificando il destino dei personaggi:  Rossana, ma perché non ti sei mai accorta dell'amore del povero sventurato Cyrano?  Cyrano, perché ti sei messo al servizio "epistolare" di Cristiano e non ti sei dichiarato direttamente alla tua bella cugina?
E c'era spazio anche per le avventure marine in "Ventimila leghe sotto i mari" o nella giungla indiana con gli strangolatori Tugs dei libri di Salgari. Ma ad atterrirmi era quel forsennato del capitano Achab, un vero ossesso irascibile. Perché era così insistente nel voler cacciare Moby Dick,  la povera balena bianca?

Chiamatemi Ismaele. Alcuni anni fa - non importa esattamente quanti - avendo in tasca poco denaro, o forse non avendone affatto, e non avendo nulla di particolare che mi trattenesse a terra, pensai di andarmene un poco per mare, a vedere la parte del mondo coperta dalle acque. E' il sistema che uso per scacciare la tristezza...

Solo più tardi, avanti nel tempo, intravidi in quell'inspiegabile fanatismo del capitano Achab verso il cetaceo bianco come la morte, una sorta di proiezione della mentalità americana, in corsa verso il suo Armageddon. Non importa rimetterci la propria vita, importa uccidere il mostro. E Achab per una strana  fatalità rimase arpionato con il suo Leviatano in un abbraccio simbiotico e simbolico. Ma le buone letture sono come frutti che non cessano di  nutrirci per tutta la vita.
Per lo scrittore, per il romanziere, la  narrazione è la costruzione di un sogno vivido e ininterrotto. Dall'inizio alla fine. E la sua più grande aspirazione è trascinare e sedurre  il lettore in questa poetica della reverie coinvolgendolo nella trama, nel climax, creandogli l'identificazione con questo o quel personaggio. O anche ostilità verso altri personaggi negativi e malvagi. In molti casi, la lettura è una vera e propria vita parallela. Un infinito intrattenimento di gran lunga superiore a quelli impostici dall'attuale società. Il sogno può essere  impossibile come quello del grande tycoon Gatsby, per Daisy, ragazza frivola della gioventù dorata americana, che gli sfuggì sposando un uomo ricco. Eppure Gatsby, realizza  l'American Dream,  quello di poter arricchire in fretta, troppo in fretta, lasciando morti sul campo con la sua automobile simbolo del suo status raggiunto, pur di conquistarsi una rispettabilità. Così dopo la rapida ascesa, arriva fatale,  la caduta. L'ultima meditazione sulla sua brillante meteora fu affidata a Nick, il vicino di casa:

E mentre meditavo sull'antico mondo sconosciuto, pensai allo stupore di Gatsby la prima volta che individuò la luce verde all'estremità del molo di Daisy. Aveva fatto molta strada per giungere a questo prato azzurro e il suo sogno doveva essergli sembrato così vicino da non poter più sfuggire. Non sapeva che il sogno era già alle sue spalle, in quella vasta oscurità dietro la città dove i campi oscuri della repubblica si stendevano nella notte. Gatsby credeva nella luce verde, il futuro orgiastico che anno per anno indietreggia davanti a noi. C'é sfuggito allora, ma non importa: domani andremo più in fretta, allungheremo di più le braccia ... e una bella mattina...Così continuiamo a remare, barche contro corrente, risospinti senza posa nel passato (Francis Scott Fitzgerald) 


Uno dei più bei finali della storia della letteratura "Il Grande Gatsby", non c'è che dire.
Ma torniamo al giovane Sognatore iniziale di Dostoevskij. Non riuscirà a conquistare la fanciulla Nasten'ka. La lettera che scriverà per la ragazza, farà tornare l'amato. Un giorno sulla Neva, mentre Nasten'ka e il Sognatore passeggiavano lungo il ponte, lei  rivede il suo amore e si stacca dal giovane per tornare da lui. Così il Sognatore viene risospinto  crudelmente proprio in quel sogno da cui voleva evadere per vivere (come tutti)  la realtà di un amore vero. Ma non se ne risentirà e trarrà da questa ferita un'occasione per impreziosire la sua vita, una lezione di una moralità leggendaria :
Non pensare, Nasten'ka, che io ricordi la mia umiliazione, né che voglia oscurare la tua serena e calma felicità con una nube scura.Non pensare che voglia rattristare il tuo cuore con amari rimproveri, che voglia addolorarlo con un rimorso segreto, che voglia renderlo melanconico nel momento della beatitudine, che voglia strappare uno solo di quei teneri fiori che tu hai intrecciato tra i tuoi riccioli neri quando, insieme a lui, sei andata all'altare... Oh! mai, mai! Che il tuo cielo sia sereno, che il tuo sorriso sia luminoso e calmo! Sii benedetta per quell'attimo di beatitudine e di felicità che hai donato a un altro cuore, solo, riconoscente! Dio mio! Un minuto intero di beatitudine! E' forse poco per colmare tutta la vita di un uomo?.

Come potremmo definire questo finale di una così struggente tenerezza? Un classico è un libro che non ha mai finito di dire quel che ha da dire  e che ci avvince dall'inizio alla fine.



Hesperia









34 commenti:

Josh ha detto...

nella foto in alto sono Mastroianni e Maria Schell in "Le Notti Bianche " di Visconti del 56.
:)

certo che sei diventata presto racconto-dipendente. Anche a me capitò.

ah poco sotto racconti in breve la vicenda di Cyrano,
e quasi il desiderio di intervenire nel testo a modificare le vicende più struggenti dei personaggi:
"Rossana, ma perché non ti sei mai accorta dell'amore del povero sventurato Cyrano? Cyrano, perché ti sei messo al servizio "epistolare" di Cristiano e non ti sei dichiarato direttamente alla tua bella cugina?"

sai che rileggendo il tuo pensiero ho avuto un flash che la situazione che tanto ti colpì ricorda la stessa di "Messaggero d'Amore" di Losey?
Che era a sua volta da "L'età incerta" di Hartley.
:-)

Josh ha detto...

Dickens è un altro dei narratori incredibili, a me è sempre piaciuto.
Da piccolo e da grande.
E' anche un fine psicologo, di quelli veri.

Mi pare molto azzeccata la lettura rapida che fai dei simbolismi su Moby Dick...

"Solo più tardi, avanti nel tempo, intravidi in quell'inspiegabile fanatismo del capitano Achab verso il cetaceo bianco come la morte, una sorta di proiezione della mentalità americana, in corsa verso il suo Armageddon.

Non importa rimetterci la propria vita, importa uccidere il mostro. E Achab per una strana fatalità rimase arpionato con il suo Leviatano in un abbraccio simbiotico e simbolico."

bella chiave di lettura, e realistica assai.

Josh ha detto...

"domani andremo più in fretta, allungheremo di più le braccia ... e una bella mattina...Così continuiamo a remare, barche contro corrente, risospinti senza posa nel passato (Francis Scott Fitzgerald)"

è realmente uno dei finali più impressionanti. In fondo dice grandi verità che ci appartengono.

Le buone letture sarebbero fondamentali.
Oggi il tempo è poco, e la nostra non è una società che deve pensare. E' chiaro da ogni parte che si mira a questa iperbanalizzazione.

marshall ha detto...

Inizio accattivante, cara Hesperia, che m'ha subito avvinto. E per intanto mi fermo qui, al tuo prologo, prettamente in stile manzoniano. Ero giusto immerso nella prefazione del grandioso romanzo pseudostorico del Manzoni, quando m'è balenata l'idea di venire a dare una sbirciatina veloce al tuo blog storico-letterario, e mi sono imbattuto in questa tua prefazione che mi ha affascinato per bellezza. E' stato un formidabile colpo di genio il tuo, lasciatelo dire. E poi, con quel gentile lettore, in chiave prettamente manzoniana, è stato come reimmergermi per un attimo nella lettura che avevo da poco sospeso. Manzoni ha usato spesso quella frase nel corso del suo romanzo.

marshall ha detto...

Inizio accattivante, cara Hesperia, che m'ha subito avvinto. E per intanto mi fermo qui, al tuo prologo, prettamente in stile manzoniano. Ero giusto immerso nella prefazione del grandioso romanzo pseudostorico del Manzoni, quando m'è balenata l'idea di venire a dare una sbirciatina veloce al tuo blog storico-letterario, e mi sono imbattuto in questa tua prefazione che mi ha affascinato per bellezza. E' stato un formidabile colpo di genio il tuo, lasciatelo dire. E poi, con quel gentile lettore, in chiave prettamente manzoniana, è stato come reimmergermi per un attimo nella lettura che avevo da poco sospeso. Manzoni ha usato spesso quella frase nel corso del suo romanzo.

Hesperia ha detto...

Marsh, sei un cattivo osservatore. Non sono io che scrivo così (magari!), ma è Dostoevskij. Ti prego, non mi deludere e leggi attentamente il post. Non è necessario porvi un commento, ma leggerlo sì. E se lo avessi letto attentamente, il primo incipit in corsivo, avresti capito che trattasi de "Le notti bianche" di F. Dostoevskij e non di Manzoni!

Questo post è né più né meno che un omaggio ai grandi narratori.

Hesperia ha detto...

Per aiutarti ti dirò, che i corsivi sono dei grandi romanzieri (tutti citati,sicché non devi fare alcuno sforzo per indovinare chi sono) mentre lo stampatello è mio. Ho fatto unA breve autobiografia del mio approccio con la lettura e con la letteratura, da quando ero alla scuola elementare in poi.

Hesperia ha detto...

Sì Josh, non ci ho messo la didascalia ma non avevo dubbi che avresti riconosciuto il bel film di Visconti, che comunque non riesce a raggiungere i vertici del libro. Ero tentata di fare un post completamente senza immagini, dato che la lettura è il concentrarsi sulla parola. E non è escluso che in altro post potrei farlo. Poi ho messo le immagini per dare un aiutino al lettore.

Più sotto citi Losey. Ovvio che il cinema attinga a piene mani dalla letteratura. "Messaggero d'amore" l'ho visto molto tempo fa e non ne rammento bene la trama.

Hesperia ha detto...

In merito a Moby Dick, questa è la funzione dei grandi classici: quella di lanciare semi che possono germogliare nel corso del tempo delle nostre vite. In altre parole, l'opera alla fine vive di vita propria e non risponde nemmeno più alle intenzioni dell'Autore.
Nessun romanzo come questo di Melville rappresenta una possente metafora dell'America, del suo sentirsi investita di una funzione messianica e salvifica contro le "forze del Male". Quasi a rischio della sua stessa autodistruzione. E oggi, lo constatiamo sulla nostra pelle.
Tu che sei più esperto di me in teologia, puoi vedere in questo, buona parte della mentalità veterotestamentaria protestante.

Hesperia ha detto...

In merito al Grande Gatsby di Fitzgerald (grande cantore dell'età del jazz) , anche questo è romanzo metaforico del big Country di cui sopra (nella sua rapida ascesa e caduta, nonché in quel mito del denaro che riesce a far perdonare perfino i reati commessi). Gatsby è un ex contrabbandiere di alcolici che arricchisce in fretta, fa sfoggio di auto veloci e lussuose, dà splendide feste nella sua villa sul mare al ritmo di orchestrine dixieland, ma cerca di occultare l'uccisione di un bambino in una delle sue folli corse. Quindi non può costruire la sua felicità sulle disgrazie altrui e paga con la vita a seguito di un regolamento di conti. Buona parte delle persone che conosco, desumono la storia dai due film: il primo con Alan Ladd, il secondo di Jack Clayton con Robert Redford. Ma nessuno dei due film rende lontanamante omaggio al romanzo costruito con perizia con un narratore esterno e impersonale simile al Marlow di Conrad, nella figura di Nick Carraway, intrigato dal personaggio misterioso di Jay Gatsby, suo vicino di casa. Lo stile è elegante e patinato come quella gioventù dorata e frivola che Scott Fitzgerald conosceva molto bene e da cui fu disastrosamente attratto.
Insomma, non resta che leggerlo :-)

marshall ha detto...

Hesperia,
ma io non scritto che fosse tua, nè che fosse del Manzoni, ho solo parlato di stile manzoniano.

Hesperia ha detto...

No Marsh, Dostoevskij specie in questo racconto che se non hai ancora letto te ne raccomando caldamente la lettura, non ha uno stile manzoniano. Qui, assume uno stile poetico, lirico - direi - simile a quello di Alexander Blok, un grande poeta russo.

Nei grandi romanzi come " I fratelli Karamazov", "Delitto e castigo", "I demoni" non è tanto attento allo stile, ma alle dinamiche, al "teatro di situazioni". I suoi personaggi sono carichi di energia nel senso greco di "enérgheia" e sembrano posseduti dal daìmon. Ma qui in questo racconto breve (Le notti bianche) suddiviso in 4 notti, sì.

Anonimo ha detto...
Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.
Josh ha detto...

@anonimo:

che palle

Hesperia ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Hesperia ha detto...

Scusa Josh, ovviamente il commento sottostante non era indirizzato a te, ma al molestatore in questione. Da oggi ho deciso di mettere la moderazione, almeno per ciò che mi riguarda. Ovvio che se tu e Marsh, non la volete, per voi si può sospenderla. Fammi sapere nel caso. Grazie e ciao

vincenzo ha detto...

Ho scoperto da poco questo blog davvero affascinante. Anch'io sono un accanito lettore e trovo la lettura il più creativo dei passatempi. Libri di "chevet" come si dice, ne ho tanti e la lista sarebbe lunga. Poi come è stato sottolineato, i preferiti cambiano a seconda delle età. Ecco forse da ragazzini si preferiscono i romanzi d'azione, di avventure e di cappa e spada. Poi da adulti si preferiscono i libri che ci inducono a riflessioni.
Colgo l'occasione per fare i complimenti anche al post sottostante sul faro al quale non ho potuto mettere il mio commento. Saluti

Hesperia ha detto...

Grazie e benvenuto nel Giardino, Vincenzo. E' vero quel che asserisci, i gusti narrativi cambiano a seconda delle età e ci mancherebbe che rimanessimo sempre legati allo stesso genere. Basta pensare alle fiabe di magia dei Grimm o di Perrault, destinate ad un pubblico infantile. Certamente si possono rileggere anche da adulti, ma è evidente che la meraviglia e la sorpresa non può essere più la stessa.
L'amico Josh è stato costretto a chiudere la sezione commenti a causa dei troll, ma ora che c'è la moderazione, vedrà lui se intende ripristinarla. Un saluto anche a te

Josh ha detto...

@Hesperia:

già, il film di Visconti è particolarmente riuscito, come molti altri suoi. Ma il libro è un'altra faccenda.
Non fosse altro che per via di quell'operazione di selezione dei momenti privilegiati da mettere in un film, che però tagliano molto altro.

Un film può essere riuscitissimo in sè e per sè come oggetto finito.
Ma ciò che l'immagine, pur perfetta, vuole sostituire alle parole, in realtà lo ruba al testo, e non lo può sempre rendere appieno, e lo impoverisce.

Per la stessa natura differente dei due mezzi, letteratura e cinema.
L'immagine descrive o anche rimanda ad altro, ma è più limitata della risonanza nell'animo delle parole.

come sempre, senza contare i tagli obbligati ad un testo. Nel film c'è su per giù la trama, e i momenti privilegiati. Tutto il resto che apparteneva al regno della parola viene sacrificato.

E la parola ha una valenza più ricca: mentale, spirituale, psicologica che l'immagine ha in maniera diversa. Poi l'immagine tende a fissare una chiave di lettura, la parola è più aperta.

detta in soldoni, senza farne un trattato di narratologia.

Josh ha detto...

Benvenuto Vincenzo, anche da parte mia.

Non far caso ai trolls:-))
del resto dalle robe assurde che dicono, si autodefiniscono.

Hesperia ha detto...

Sob! avevo fatto un commento in risposta al tuo, ma la piattaforma ogni tanto fa i capricci e li manda a pallino. Vedrò di risintetizzare.

Se è vero che noi siamo quel che leggiamo e che oggi si preferisce "vedere", "visualizzare" anziché leggere, questo spiegherebbe bene il perché del disinteresse (specie delle più giovani generazioni) per la lettura e quindi per la narrazione. Non credo che sia solo questione di "mancanza di tempo", come hai detto poc'anzi in altro intervento, Josh. Credo viceversa che il tempo e il ritmo narrativo non sia più confacente coi tempi forsennati e furiosi che viviamo.

Personalmente sono convinta che non potranno essere gli ebook o gli ipertesti informatici a rimediare e ovviare a tutto questo. Semmai questi fungeranno solo da sistemi di conservazione del cartaceo, una sorta di biblioteca on line. Ma la famosa "raccontodipendenza" non può certo crearla (o ricrearla) il web, dato che nasce dal rapporto diretto della persona con altre persone. Una sorta de "lo cunto degli cunti", come diceva Basile, se non sbaglio. Ed è questo che va perdendosi...

Hesperia ha detto...

MI correggo: "Lo cunto de li cunti".
Qui in Lombardia gli anziani dei villaggi quando si incontrano si dicono "Dem' cunta su". :-)

johnny doe ha detto...

Racconto dipendente ed entusiasta da lettrice Hesperia,come la definisce Josh,...ma direi anche che come raccontatrice non scherza...é un fluire piacevole continuo e senza scosse dei brani dei grandi e dei suoi commenti.Un incastro felice,un bel post.

Dostoevskij..ah Fedor..! Un grandissimo ineguagliabile..purtroppo la musicalità e certe costruzioni della lingua russa sono difficilmente rese in italiano,così che ci resta un grande pensiero,una grande abilità nel costruire l'architettura di romanzi e racconti,ma si perde la musicalità del fluire e certe sottili allusione.Non a caso,come dice giustamente Hesperia,certe musicalità della lingua é quella di Blok.
A proposito,leggete La Mite,un racconto insuperabile,a volte inspiegabile per chi non conosce l'anima russa più profonda.
Ancora oggi,dopo tanti anni,leggendo quella pagina dei Karamazov sulla crudele morte inflitta ad un cavallo,mi prendono commozione e rabbia.Una descrizione sublime della stupidità umana,senza retorica,come solo un grande scrittore può fare.Ma Fedor é un mondo!
Ma tutti quelli citati in questo post,attraverso i loro grandi personaggi, ci hanno insegnato qualcosa e anche molti altri qui assenti.
Ognuno ha il suo piccolo pantheon letterario che purtroppo non pare oggi arricchirsi di molto altro,tanto da farmi quasi istintivamente rifiutare di leggere romanzi,spesso risibili parodie del nulla.
C'è molto ancora da scoprire nel passato, e pure da rileggere con nuovi occhie alla luce di nuove esperienze.
Ancora complimenti per il bel post,e spero che altri dello stesso tenore possano seguire.
C'è bisogno di ricordare sempre questi fari,come direbbe Baudelaire.

Hesperia ha detto...

Caro Johnny, intanto chiedo venia se il tuo bel commento è rimasto in moderazione per qualche giorno. Non avrei voluto ricorrere alla moderazione (che peraltro è temoranea) anche su un blog culturale ma ne siamo stati costretti per via di certe molestie. Ti ringrazio comunque per l'entusiastico commento. Di solito non dico mai "io" nei miei post, ma dopotutto a volta la propria esperienza personale non è così indegna di nota. Ovvio che per motivi di spazio ho dovuto fare una carrellata sintetica di quanto mi serviva per indicare che coi libri si cresce.

Certo che conosco il racconto "La Mite". E ne hanno fatto anche una bellissima versione cinematografica di Bresson dal titolo "Così bella così dolce" con un'indimenticabile Dominique Sanda. Una versione in questo caso, anche più riuscita di quella che ha fatto Visconti con Le notti bianche.

Vedo che il tuo blog ha un link dostoevskiano con Stavrogin, personaggio sulfureo de "I demoni".

E già che citi I Karamazov trovo sempre superlativa la pagina sulla Leggenda del Santo Inquisitore.

Hesperia ha detto...

Oltre ai grandi romanzi I Karamazov, Delitto e castigo, l'Idiota, I demoni, mi piacciono moltissimo "Memorie da una casa di morti" e "Memorie dal sottosuolo", libro cattivissimo, specie con se stesso.
Come saprai, Albert Camus ha fatto interessanti adattamenti teatrali della sua opera. Mi capitò a MIlano di assistere ad una strepitosa compagnia di attori polacchi che recitarono "I demoni" da un adattamento di Camus per la regia di Andreij Wajda. Da rimanere inchiodati alla sedia!

johnny doe ha detto...

Scusami il paragone improprio ma che rende l'idea,ma Fedor é come il maiale...non si butta via nulla....
Vertici altissimi,credo mai più raggiunti.Forse nessuno come lui ha scandagliato le profondita,gli abissi dell'animo umano.Myskin,Raskolnikov,Dimitri,
Stavrogin...
Stavrogin é un personaggio che mi ha sempre intrigato per un certo mistero che lo circonda e che forse neppure Fedor é riuscito a render fino in fondo nella sua complessità.

Subito dopo per me c'è Céline,poi Joyce dell'Ulisse (per la straordinaria sperimentazione),Tolstoi,Proust,Conrad,Flaubert....
Smetto perchè mi rendo conto che son classifiche idiote e che dovrei aggiungere ancora molto altro...così come certi poeti.

Purtroppo non ho visto il film di Bresson nè l'allestimento di Camus.

Sono un innamorto di tutta la letteratura russa dell'ottocento,ma in genere tutta.
Sono stato parecchie volte in Russia,é un popolo straordinario,lontano da certi stereotipi occidentali, che ama e conosce i suoi scrittori e artisti come noi non ce lo possiamo nemmeno sognare.La classe media é culturalmente superiore alla nostra di molto.
Chissà che avrebbe potuto fare questo popolo senza gli ottantanni di comunismo,che comunque mai é riuscito a spegnere la loro vera anima .
Purtroppo oggi,sono alle prese con tanti vizi e falsi miti dell'occidente,specialmente i più giovani,ma questa é un'altra storia...

johnny doe ha detto...

scusa per ripetizioni ed errori,ma ho scrittodi getto...e anche un po' allegro...

Hesperia ha detto...

Allora visto che sei amante della letteratura russa, ci delizierai con qualche pezzo sul tuo blog letterario. Non stento a credere quello che ci scrivi sul popolo russo.
Da ragazzina ad esempio ero affascinata dal personaggio "nichilista" di Bazarov in "Padri e figli" di Turgenev, da sempre rivale di Dostevskij. E' curioso poi come anche le traduzioni riescano comunque nel miracolo di farti sentire in Russia, pur scrivendo nella nostra lingua.

Quanto al maiale e a Dostoevskij, il D. minore è minore solo per numero di pagine rispetto a quello dei 4 grandi capolavori citati.

Hesperia ha detto...

Ad esempio a me piace molto anche "Il giocatore" che viene ambientato a Baden-Baden città che lui chiama Rulettenburg, per non farla riconoscere.

johnny doe ha detto...

Non mancherò..intanto riposto quella famosa pagina dei karamazov a me tanto cara.

johnny doe ha detto...

Scusate il mio errore,ragazzi...pensavo a Stavrogin...era una pagina di Delitto e Castgo,non dei Karamazov..

Hesperia ha detto...

Ma il protagonista di Delitto e Castigo si chiama Raskolnikov non Stavrogin.Cmq poi venggo a leggere

johnny doe ha detto...

appunto..

johnny doe ha detto...

...pensavo ad un commento su stavrogin che non c'entra con nessuno,nè con delitto e castigo,né coi Karamazov...ero solo perso dietro a questo personaggio tout court..