martedì 1 novembre 2011

Il Faro




(Edvard Hopper, "Lighthouse Hill", 1927)

L'immagine, l'idea del faro è un elemento che ritorna numerose volte in svariati ambiti.
Ne abbiamo esempi in letteratura, in funzione reale o simbolica, e ovviamente in pittura.

(Claude Monet, "Molo di Le Havre", 1868)

Per la vita, e per la battaglia intellettuale, abbiamo bisogno di "fatti che lampeggino", e di autori che mettano gli oggetti in luce serena", scriveva Ezra Pound.
Di questi fari di verità oggi avremmo più che mai bisogno, ma a quanto pare non è il periodo storico azzeccato.

Venendo alla letteratura italiana, per esempio, Italo Svevo per simboleggiare i due momenti di costruzione del fatto letterario parlava di "Poetica del Faro e della Formica": il primo momento, del faro, sarebbe quello dell'ispirazione, dell'intuizione e sentimento. Il momento successivo, della formica, sarebbe quello della riflessione e organizzazione dei dati, per fissare gli oggetti ispirati dalla "fase-faro" nell'interiorità dello scrittore. Per cui la luce del faro, qui ispirazione dell’artista, illumina con la sua luce. La formica, poeta che riflette, approfitta del momento di intermittenza della luce per trovare la strada che porta al faro.

(Salvator Rosa, "Marina del Faro" 1640)

A parte il gioco intellettuale sveviano, un altro faro è centrale per l'immaginario, nel famoso libro di Virginia Woolf "Gita al Faro": anche qui è più che mai simbolo, di un obiettivo che pare impossibile raggiungere.

(Georges Seurat, "Ospizio e Faro di Honfleur", 1886)

Esiste poi tutta una letteratura minore, d'aura romantica su guardiani del faro e misteriose donne del faro, per esempio in ambito inglese e anche nordamericano, dallo sfondo molto diverso rispetto alla solarità del faro nei caldi paesaggi mediterranei.

Comunque sia, il faro è per sua stessa natura legato al tema del lontano, del viaggio, della "frontiera" anche se marittima stavolta; in molti casi è legato al tema dell'isola, ma in letteratura l'isola ha una sua fenomenologia ben definita che tratteremo in altra sede.

Ancora un autore vicino, questa volta spesso fisicamente, ai fari, è Hemingway, dalla sua residenza di Key West.


(Henry Perlee Parker, Grace Darling salva equipaggi nella tempesta)

Parte dell'immaginario romantizzato deriva comunque da vicende reali: la storia di Grace Darling (1815-1842) delle Isole Farne, per esempio, che visse in due "lighthouses", eroina vittoriana che salvò col padre, nel mare in tempesta con la loro barchetta, numerose persone dal naufragio della nave Forfarshire, rovinata sulla scogliera. Grace ottenne riconoscimenti internazionali ed è ricordata ufficialmente tutt'oggi.

(Martin Heemskerk, "Pharos of Alexandria")

O ancora, diversamente dai fari attuali, elettrici,
il faro era adoperato inizialmente come torre per segnalare la costa, luogo di avvistamento antico con fuoco, ma anche edificio militare per guardia, vedetta o avvistamento.
Il faro più noto del mondo antico fu appunto sull'isola di Pharos, di fronte al porto d'Alessandria in Egitto: costruito tra il 300 e il 280 a.C., rimase funzionante fino al XIV secolo.
Questo quando ancora si riteneva che la costa fosse un "confine", e si potesse essere attaccati via mare. Un tempo non è che il primo venuto potesse attraccare nelle proprie rive.

Un impatto più diretto al tema lo offre sicuramente la pittura.




Subito viene alla mente Hopper, dal momento che oltre al consueto iperrealismo urbano, come contraltare ha dipinto spesso immagini di edifici della costa, che comprendevano fari.
In Hopper il faro è talvolta raffigurato in maniera sospesa, un po' astratta. Non cade nella pittura di genere, delle "marine", ma mantiene un suo sguardo caratteristico. La stessa esistenza dei fari è in fondo mitica, per la stratificazione storica di funzioni che ha assemblato su di sè.
Si veda sopra "The Lighthouse at Two Lights" (1929).

(De Chirico, "La Nostalgia dell'Infinito", 1913)

Sulle correlazioni di questo dipinto, la studiosa Elena Pontiggia fa notare l'ispirazione vagamente metafisica, che viene accostata a "La Nostalgia dell'Infinito" di Giorgio De Chirico.
L'accostamento non è antistorico, anche perchè Lloyd Goodrich, riconosciuto come maggiore critico di Hopper, dedica proprio a De Chirico nel 1929 un articolo favorevole su "The Arts", rivista in cui anche Hopper lavorava.

Ma la storia della pittura offre numerose interpretazioni del tema, in svariate chiavi.

(Guttuso, "Il Faro", 1931)

Per terminare la breve rassegna, chiudo con un brano musicale a tema:
la misteriosa "The Lighthouse" di Siouxsie Sioux & Hector Zazou, con voci sciamaniche unite a varie influenze dal sound tipicamente nordico, e la partecipazione di Mark Isham alla tromba, Renault Pion clarino, Marc Ribot chitarre.
Tratto dall'album collettivo "Chansons Des Mer Froides", il testo del brano è un estratto dall'inquietante poemetto (ancora...la letteratura) di Wilfred Wilson Gibson "Flannan Isle",
leggibile qui.





Josh

19 commenti:

johnny doe ha detto...

Senza dimenticare Baudelaire,non certo la sua miglior composizione,I Fari,ma molto significativa per altri versi,fasci di luce che si tengono alti nel buio che orientano e confortano.Ognuno poi ha i suoi.
Un esempio:

"Rubens, fiume d'oblìo, giardino della pigrizia, cuscino di carne fresca
su cui non si può amare, ma in cui la vita fluisce e di continuo s'agita,
come l'aria nel cielo e il mare dentro il mare."
Si può meglio descrivere questa pittura?

Come sempre interessanti e dettagliati i post di Josh.Un grazie per il dipinto di Salvator Rosa,un mio must.

Josh ha detto...

Già, anche Baudelaire...

Grazie per l'apprezzamento del post, passa quando vuoi, Johnny

marshall ha detto...

In questo tuo escursus sui fari, potrebbe entrare a pieni meriti la Statua della Libertà, ovvero la Libertà che illumina il mondo.

E come non pensare al faro, come simbolo che ha ispirato luoghi commerciali. In quel di Colico, ad esempio, nei pressi del Forte Fuentes, c'è un ristorante dal nome accattivante: Il Faro. Ma di quel faro, che sicuramente è esistito, data anche la localizzazione del locale, non vi è più alcuna traccia, nè gli attuali proprietari han saputo fornirmi alcuna notizia.

Josh ha detto...

ti ringrazio del pensiero, Marshall:-)

la Statua della Libertà la vedo in maniera più complessa per via del fatto che è uno statuone intero, comunque saggio parallelismo.

Sulla sua valenza, cioè che l'ambizione americana sia davvero "la Libertà che illumina il mondo" ha alle mie orecchie lo stesso suono del mantra "la democrazia esportata con le bombe" sempre dagli USA.

Gli USA, il loro regime bancario-ricattatorio sono nella mia percezione una delle cose più lontane dalla libertà....

Hesperia ha detto...

Il romanzo "Gita al faro" della Woolf lo lessi quand'ero forse troppo giovane, ma mi impressionò il fatto che i personaggi si muovevano molto nel pensiero, ma in fondo non nell'azione.

E' un tema molto affascinante quello che hai scandagliato e i fari sono sempre stati la mia passione. In Normandia e in Bretagna ci sono bellissime passeggiate che conducono al faro. E anche il nostro paese è ricco di isole con fari (oggi purtroppo in vendita come quello del Tino).
Oggi i fari vengono azionati con l'elettronica e questo toglie loro molto del loro fascino.

Hesperia ha detto...

PS: Sono proprio stata a Honfleur e a Barfleur.
In fondo il verticalismo esasperato del dipinto di De Chirico sembra quasi contrapporsi all'elemento femminile orizzontale del mare (mer in francese ha il suono di mère = madre), quale il raziocinio metafisico sull'elemento acqueo, oscuro, limaccioso e ignoto. La Pontiggia non è nelle mie corde e non sempre mi piace quello che scrive.

Josh ha detto...

Già...in "Gita al faro" gran parte dell' "azione" avviene all'interno dell'animo dei personaggi, con ricordi, valutazioni, flussi di coscienza....più che in fatti e dinamiche vere e proprie.

E' vero che Normandia e Bretagna ci sono bellissime passeggiate al faro.
Anche in Irlanda, ora che ci penso, e in Inghilterra ovviamente.
Poi ci sono i nostri bei fari mediterranei...

Certo che i fari elettrici hanno perso molto rispetto ad un tempo.
Un tempo si "faceva fuoco" nei fari, c'era bisogno di intere famiglie che vi si dedicassero, tutto aveva una certa poesia, e anche ovviamente molta responsabilità.
Per me è interessante l'etimo inglese "la casa della luce".

Negli Stati Uniti molti fari sono stati adibiti a musei (della navigazione, dell'attività storica che vi si svolgeva).

Un peccato comunque, una funzione quasi primaria della civiltà che va scomparendo. Del resto oggi con i satelliti si sa tutto molto prima (per l'attività di "vedetta" e monitorizzazione),
e per la segnalazione ai naviganti l'automatizzazione ha tolto come sempre molta poesia.

Del resto poi adesso, satellite o meno, radar o meno, chiunque può attraccare e chiedere con veemenza aiuto, mantenimento a sè e al proprio parentado ed entourage fino all'ottava generazione, ospitalità, cittadinanza e spadroneggiamento in casa d'altri.

Josh ha detto...

La Pontiggia non piace troppo nemmeno a me, ma da un punto di vista storico la questione De Chirico, Hopper e Lloyd Goodrich l'ha rilevata lei, così l'ho messa.

In questo periodo ha anche curato una mostra su Sironi che finisce il 6 novembre "Sironi: la guerra, la Vittoria, il dramma", che non ho visto, a Villa Necchi Campiglio a Milano.
Ma sarebbe stta d'interesse, se non altro per la rarità delle opere esposte, considerato l'ostracismo consueto verso Sironi.

Nautilus ha detto...

@Hesperia
“In fondo il verticalismo esasperato del dipinto di De Chirico sembra quasi contrapporsi all'elemento femminile orizzontale del mare (mer in francese ha il suono di mère = madre), quale il raziocinio metafisico sull'elemento acqueo, oscuro, limaccioso e ignoto”.

Esatto. In ogni quadro del post, chi di più e chi di meno, è evidente il riferimento al culto fallico. Per di più il fatto che esiste una relazione tra la luce (del faro), “il “fuoco d’amore”, “in calore” ecc. nel senso sessuale. Nelle rive del fiume Gang in India le donno onorano le divinità davanti a una candela di terracotta a forma di fallo.

Josh ha detto...

@Nautilus:

a volte anche un faro è anche semplicemente un faro.

Hesperia è stata un po' più sottile ed evanescente di quanto sostieni tu Nautilus, e ha contestualizzato su un dipinto.

Non sono sempre favorevole a vedere caz...cioè falli dappertutto,
intendo a interpretare ogni forma come simbologia sessuale.

Questa è anche un po' un'eredità deformante del freudismo esasperato.

Hesperia ha detto...

Esatto Josh. Io mi riferivo a De Chirico e alla sua metafisica. Non c'è dubbio che le metafore sui fari si sprechino: il fascio di luce che governa le forze del caos, può essere anche la luce della Ragione. Ma anche i simboli legati al mare sono numerosi. Per i Latini, un mostro sempre in movimento. E dato che è mostro irto di pericoli, è in uso presso i pescatori e marinai, allestire con mostri le loro imbarcazioni, dette polene. Della serie, il mostro-donna (la polena) tiene lontani i mostri marini.
I simboli, per fortuna preesistevano lo zio Freud.

Josh ha detto...

De Chirico, conoscendolo infatti Hesperia, si ispirava alla sua particolare tonalità metafisica.
Che era anche astrazione, dominio mentale.

Il fascio di luce disciplina il caos, è talvolta la luce della Ragione.
O la "torre di guardia". O la luce dello spirito.

E il mare sotto, può simboleggiare l'es, l'inconscio, lo sconosciuto, il perturbante.

affascinante l'idea della polena, che esorcizza e tiene a bada i mostri.
questa è una chiave quasi ...Lovecraftiana:-)

Josh ha detto...

Nei fari, o in dipinti che in genere rappresentano fari, non trovo sempre e comunque un culto fallico (addirittura), e nemmeno una simbologia apertamente fallica.

Nè mi sentirei di dare del fallofilo al povero De Chirico, a Salvator Rosa o a Hopper.

Mica siamo nell'epoca dei Cananei.

Anche perchè i fari, oggettivamente, erano torri di segnalazione e avvistamento, e non simboli di culto più o meno fallico.

Nonostante "saggi sull'arte, la letteratura, il linguaggio" abbia tratti affascinanti, e abbia avuto una sua importanza ma anche spropositata eco,
il freudismo ha operato una ipersessualizzazione/pansessualizzazione di tutto il conoscibile e di ogni scelta umana, che è a dire una materializzazione anche dello spirituale, e una reificazione dell'anima umana nella sola carne.
Chiaramente se si nega l'anima, la si va poi a cercare nell'istinto animale basso, latente anche in noi animali personificati/spiriti incarnati.

Per es. nelle culture pagane e neopagane la simbologia che nautilus ravvisa nei falli indiani è rappresentata nell'athame (pugnale) e coppa. Solo che poi l'athame non è un faro.
:-))

Nautilus ha detto...

Un oggetto è semplicemente un oggetto per quelli che lo guardano senza vederla, non per quelli che ne fanno un quadro e per quelli che lo vedono in un opera d’arte.

Non è colpa di Freud, e neanche per causa sua, che umanità è ossessionata dal sesso. Come non e colpa di Marx, e neanche per causa sua, che i banchieri ed uomini in generale sono egoisti e pensano soltanto a se stessi. Cosi come va il mondo Marx, Freud @ com. (compreso i banchieri e black bloc) li avrete sempre alla calcagna fino al fine dei tempi.

Josh ha detto...

Nautilus, dai sei un provocatore:-))

nemmeno molto originale.
Apriti un blog tuo.

Si dubita che Salvator Rosa fosse un adoratore di falli perchè ha dipinto un faro:-))

Tu parli di culto fallico addirittura in questi pittori.

Ripeto, tutti pittori cananei?

Invece chi dipingeva marine era un adoratore di vagine?

L'umanità NON è ossessionata dal sesso.
Alcuni lo sono.
E Freud monocordemente ne ha fatta una chiave per leggere ogni espressione della vita dalla culla alla tomba.
Negando anima e spirito.
Molto comodo, e del tutto consentaneo ai suoi limiti personali di uomo, non di studioso.

Marx ha scritto testi peraltro modesti, del tutto in linea con le proprie massonerie d'appartenenza.
Per realizzare il regime teorizzato, Lenin ha preso denaro a Zurigo dai banchieri di quelle stesse massonerie.
Da una parte, URSS, hanno fatto l'esperimento marxismo cioè tutti in miseria tranne 4-5 proprietari, dall'altra USA hanno fatto l'esperimento Capitalismo, risultato tutti in miseria tranne 4-5 proprietari. Orrendi e fallimentari entrambi.

I banchieri li hai alle calagna anche tu, e presto ti metteranno il conto a zero, con o senz Marx (ma era l'Internazionale della Finanza, quindi anche la Globalizzazione e il Governo Mondiale un altro dei suoi sogni). Goditelo tu che ci credi.

Personalmente, non essendo un materialista, mi considero solo di passaggio in questa dimensione:
nella mia prospettiva non ho alle calcagna un bel fallo di nulla.

Ed è queata libertà interiore che vi rode.

Josh ha detto...

@Nautilus, adesso hai rotto:

a)ho cancellato il tuo miope, ignorante e irrispettoso commento.

b) dal momento che tu, Altissimo, Purissimo e Levissimo, detieni le chiavi di questo mondo e dell'altro, usale per crearti un tuo blog e non rompere

c)se non fosse chiaro, non sei più desiderato qui

d)cambia pusher

Hesperia ha detto...

Ma come non l'hai riconosciuto Josh? E' sempre il solito Sympatros che ha più nick e profili di un narcotrafficante ceceno. Si riconosce al volo. Cmq hai fatto bene a bannarlo, dato che i rompic non si tolgono mai dalle scatole.
Volevo aggiungere una cosetta.
Hai visto qualche foto o sequanza filmica del Faro di Fastnet in Irlanda, quando i marosi lo ricoprono completamente? fa impressione:

http://www.google.com/search?client=gmail&rls=gm&q=il%20faro%20di%20fast%20net&um=1&ie=UTF-8&hl=it&tbm=isch&source=og&sa=N&tab=wi&biw=837&bih=389&sei= nRizTr3bEojZsga4xN2IBA#q=il+faro+di+fast+net&um=1&hl=it&client=gmail&sa=N&rls=gm&tbm=isch&bav=on.2,or.r_gc.r_pw.,cf.osb&fp=1&biw=1366&bih=573

Link lunghissimo, dato che è su google immagini.

Josh ha detto...

Hesperia, è che l'ultima cosa che ha scritto ieri il narcotrafficante ceceno, e che ho cancellato, era troppo irrispettosa e volgare.

Sono stato due volte in Irlanda, per un totale di 2 mesi e mezzo circa....ma l'ho visto da lontano il faro di Fastnet, anche se al momento non ci avevo proprio pensato. Che testa.
Bella la foto al link, ho visto ce ne sono molte ancora sul web.

Hesperia ha detto...

Caro Josh, ricorda che uno degli obbiettivi dei provocatori è quello di far litigare le persone che vanno d'accordo. Non c'era bisogno pertanto che tu sbandierassi l'inoppugnabile prova che avevi capito che non si trattava di questo personaggio, al quale non mi rivolgerò nemmeno, in quanto ha scelto lui stesso di essere una "non persona". Da Guzzanti gli ho visto sfoggiare almeno tre nicks, naturale che potessi essere indotta facilmente in errore.
Il signore in questione, può verificare quello che sa già, ma finge di non sapere: che le nostre amiche hanno rinunciato volontariamente a tenere attivi i loro blog e a partecipare alla vita del web in generale.E la sottoscritta rispetta le loro decisioni. Anche perché nell'universo virtuale si possono incontrare anche degli idioti come lui. Che non avrà diritto di replica anche perché ormai siamo alla fine della "democretineria". Anche di quella informatica.