domenica 27 ottobre 2013

Estinti, sepolcri e memorie






"Ah Signora mia, che brutta ruota la morte!", mi ha detto un fioraio di Le Grazie, piccola borgata marinara del levante ligure,  nota per aver dato i natali al poeta Giovanni Giudici e per avere una villa romana dove era eretto un tempio dedicato alle tre Grazie. Nel mentre,  mi confezionava i due vasi di ciclamini rosa che avevo acquistato per mettere sulle tombe dei miei genitori. Ho guardato l'anziano fioraio con spesse borse sotto gli occhi e senza bisogno di fargli domande mi disse che era appena morto suo fratello, ma che non aveva una tomba su cui piangere e portargli un fiore. Gli chiesi se  il fratello fosse andato disperso e mi rispose di no, che aveva preferito la cremazione.
Già, la cremazione, che viene spinta e reclamizzata dai comuni d'Italia e a cui anche la chiesa si è adattata. Un giorno mi soffermai a leggere un manifesto pubblicitario  pro-cremazione messo da holdings e franchising di detto servizio,  dove appariva a caratteri cubitali lo slogan "La purezza del ricordo".
"Mia cognata", continuò il fioraio, "mi dice di andare su al promontorio del Pezzino a lanciare un mazzo di fiori in mare dove sono disperse le sue ceneri, ma io queste scemenze non le faccio. Avrei preferito una tomba su cui piangere. Io voglio essere interrato qua,  nella mia terra, dove i miei mi possono vedere e mettere un cero o un fiore".
Il fioraio mi aveva dato una lezione di vita: la purezza del ricordo esiste se c'è qualcosa  di tangibile da ricordare. Tant'è vero che i congiunti degli estinti cremati tengono una loro fotografia accanto all'urna. E cioè un ricordo concreto. I fiori che fluttuano nell'acqua marina o le ceneri in un'urna, non possono essere una consolazione per chi resta e creano uno sostanziale  spartiacque fra il nomade senza fissa dimora che si rassegna alla corrente della vita  e lo stanziale  che organizza il suo mondo consolidando le sue certezze, nella vita come nella morte che ne è il suo naturale epilogo.
Non ci sono più spazi nei nostri cimiteri (sia di piccoli centri che di grandi città) ed è questa la vera ragione che sospinge ad adottare la cremazione, pratica già in uso in alcune civiltà pagane prevalentemente nomadi.  Curiosamente, però i cimiteri delle coste in cui sbarcano gli stranieri clandestini, sono pieni di tombe vere, magari senza nome o con nomi fittizi. In questi giorni il ministro dell'Interno, a proposito dei morti di Lampedusa ha parlato di "degna sepoltura". Perché non di "degna cremazione"? E perché i forni crematori sono invece consigliati agli autoctoni? Sarebbe interessante saperlo...

La storia della nostra civiltà trae origini dall'arte funeraria. Il culto dei morti si perde nella notte dei tempi e posso solo fare riferimenti episodici di una materia che richiederebbe molto più tempo e spazio di questo post. In Egitto  oltre all'architettura funebre regale, si diffonde anche un'architettura funebre privata con la realizzazione di tombe, da semplici mastabe a riproduzioni in miniatura delle piramide reali, per i nobili, i dignitari, i funzionari di corte, gli artigiani più agiati e le loro famiglie. La vita oltre la morte, inizialmente prerogativa della sola famiglia reale, viene assicurata a chiunque abbia abbastanza denaro per erigersi una tomba, per poterla decorare con dipinti e rilievi indicanti le istruzioni per raggiungere il mondo dei morti e per poter imbalsamare il proprio corpo.

Le dimensioni di questi grandiosi monumenti funerari, costruiti per conservare per l'eternità i corpi dei faraoni morti, ci continuano a trasmettere un senso di eternità e immutabilità.
Anche l'arte etrusca è un'arte prevalentemente funeraria. Gli ambienti sepolcrali  tutt'oggi visitabili a Tarquinia e a Cerveteri non erano gli unici luoghi affrescati in Etruria, ma sono quelli meglio conservati. Dalle prime esperienze del VII secolo a.C. ci fu l'uso di dipingere le pareti delle tombe con scene legate agli ideali della vita aristocratica, ai cicli dell'agricoltura, ai riti funerari e alla vita ultraterrena.

Dalle attestazioni epigrafiche rinvenute sul territorio di Roma, di notevole importanza e valore ai fini della ricerca, è certa l'esistenza dell'istituto sociale della sepoltura presente nel diritto romano. Mantenendosi alquanto inalterato lungo i periodi della storia romana, esso aveva sancito le due possibilita': inumazione e cremazione. Su questo punto non mancano esplicite dichiarazioni provenienti da diverse fonti e dall'ambiente in cui il rito dell'inumazione o della cremazione trovava applicazione, si colgono profonde differenziazioni religiose ed ideologiche. Non si puo' separare la concezione romana dell'al di la' da quella greca, che esprimeva nelle diverse consuetudini e riti il culto dei morti, destinato ad onorare la memoria di coloro che ci hanno preceduti sulla terra....
I Greci riservarono al  dialogo con i defunti il memorabile canto XI dell'Odissea di Omero. Dopo essersi fermato un anno da Circe, Ulisse - su indicazione della stessa maga - si accinge a una nuova prova, la catabasi, cioè la discesa di una persona viva nell’Ade, regno dei morti, un grande motivo topico della letteratura.
Là riesce a entrare in contatto con le figure dei compagni perduti durante la guerra di Troia, con la madre e con l'indovino Tiresia, che gli presagirà un ritorno luttuoso e difficile, invitandolo a guardarsi dal toccare le vacche del Sole iperionide. Tra i miti greci riservati al mondo degli Inferi spicca quello di Orfeo ed Euridice, laddove la musica della lira di Orfeo riesce a placare l'ira di Cerbero (il cane a tre teste)  e delle fiere  e a varcare il Regno dei Morti da vivo. Detto mito, fu ripreso poi da Ovidio. Non si può fare a meno di citare anche il mito di Sisifo che appena deceduto,  riesce a ingannare gli dèi con mille astuzie e a ritornare sulla Terra, poiché troppo innamorato della Vita, per rassegnarsi al regno delle Ombre. Gli dei infuriati per tanta sfrontatezza, lo condannarono a sospingere un pesante masso che rotolava giù per il Tartaro e che poi a fine fatica gli ritornava per essere ancora sospinto. Questa inutile fatica venne  poi chiamata "la fatica di Sisifo".

All'Oltretomba l'amico Josh ha già dedicato un post esaustivo dal titolo  Aldilà Nekyia Inferno.
Nekyia, dal greco νέκυια, (da νέκυς, arc. di νεκρός «morto») era presso i Greci antichi il rito (necromatico appunto) con cui si evocavano i morti a scopo divinatorio.
Non starò a sintetizzare la concezione dantesca dell'aldilà, già analiticamente enucleata in detto post a proposito della Divina Commedia,  nella cantica dell'Inferno nella quale Dante raccoglie in parte l'eredità di Virgilio nel libro VI dell'Eneide e dello stesso  Omero in "Odissea", alla luce della cristianità medievale. Saltando parecchi secoli dopo, arriviamo ai Sepolcri di Ugo Foscolo, un carme  che trasse ispirazione dall'estensione all'Italia, avvenuta il 5 settembre del 1806, dell'editto napoleonico di Saint-Cloud (1804). Napoleone aveva imposto di seppellire i morti al di fuori delle mura cittadine  per motivi di igiene, e aveva inoltre regolamentato, per ragioni democratiche, che le lapidi dovessero essere tutte della stessa grandezza e le iscrizioni controllate da una commissione apposita. L'editto napoleonico offre al poeta l'occasione per svolgere una densa meditazione filosofica sulla morte e sul significato dell'agire umano. I Sepolcri si richiamano alla letteratura sepolcrale inglese in auge in quel periodo e in quello successivo, tra cui si ricordano le Notti di Edward Young, le Meditazioni sulle tombe di James Hervey e la celebre Elegia scritta in un cimitero campestre di Thomas Gray.

Foscolo, benché figlio dei Lumi e seguace di Napoleone,  si sofferma sul significato e la funzione che la tomba viene ad assumere per i vivi impostando il carme come una celebrazione di quei valori e di quegli ideali che possono dare un significato alla vita umana, stabilendo tra i vivi e i morti, una sorta di trascendente corrispondenza.
L'argomento come anticipato è vastissimo e ogni Paese ha la sua letteratura e arte sepolcrale. Si pensi alla  più moderna e fortunata "Antologia di Spoon River" di Edgar Lee Masters.  Si tratta di una raccolta di poesie che questo poeta americano pubblicò tra il 1914 e il 1915 sul Mirror di St. Louis. Ogni poesia racconta, in forma di epitaffio, la vita di una delle persone sepolte nel cimitero di un piccolo paesino immaginario della provincia americana. Ecco un esempio:


FRANCIS TURNER (Un malato di cuore)

Non potevo correre o giocare
da ragazzo.
Da uomo potevo solo sorseggiare dalla coppa,
non bere -
perchè la scarlattina mi aveva lasciato il cuore malato.
Ora giaccio qui
confortato da un segreto che nessuno tranne Mary conosce:
c'è un giardino di acacie,
di catalpe, e di pergole dolci di viti -
là quel pomeriggio di giugno
al fianco di Mary -
baciandola con l'anima sulle labbra
all'improvviso questa prese il volo


Il pittoresco cimitero di Sète (nella foto) , in Languedoc, ha ispirato al poeta simbolista Paul Valéry la sua lunga ode dal titolo"Il cimitero marino". (Quel tetto quieto, corso da colombe/In mezzo ai pini palpita, alle tombe/Mezzodì il giusto in fuochi vi ricrea/II mare, il mare, sempre rinnovato!)

 In  Liguria e in Provenza è consuetudine inumare i morti in cimiteri fuori borgo su spianate o colline prospicienti il mare. Qui i defunti sprofondati nel regno delle Ombre, godono per paradosso, la luce del sole che nasce e  che muore al crepuscolo, incendiando l'orizzonte. Sono esposti ai venti e al fragore delle onde.  Un'antica leggenda marinara narra che le ossa dei defunti lambite dai flutti, si trasformano poi in conchiglie e stelle marine che il mare accoglie nel suo grembo e incessantemente rigenera. E questo ciclo rassicurante delle metamorfosi mi fa optare senz'altro per l'inumazione. Anche perché la cremazione è figlia di quell'iconoclastia furiosa dei nostri catastrofici tempi. Termino con questa poesia di Cardarelli che è posta come epigrafe davanti al piccolo cimitero di Manarola, una delle 5 Terre, che consiglio vivamente di visitare. Da lassù, si spalanca un panorama mozzafiato. Ma non è l'unico. Anche a Porto Venere (foto in alto al centro del post), Lord Byron rimase sedotto dal suo singolare cimitero a picco sulla rupe della Grotta chiamata in seguito, Grotta Byron, poiché da qui il Poeta partì a nuoto per la sua memorabile traversata del Golfo, fino a Lerici , situato sulla riviera opposta :

O chiese di Liguria, come navi
disposte a esser varate!
O aperti ai venti e all'onde
liguri cimiteri!
Una rosea tristezza vi colora
quando di sera, simile ad un fiore
che marcisce, la grande luce
si va sfacendo e muore 


Vincenzo Cardarelli



Uno scorcio del cimitero di Manarola



Hesperia

64 commenti:

Anonimo ha detto...

Prima di tutto, vi ringrazio per il Blogm, vi leggo quando posso.
Sono d'accordo in parte con il suo pensiero, può essere vero che la purezza del ricordo sia legata a qualcosa di tangibile, ma molti ricordi sono legati ad abbracci, carezze, sguardi e parole, tutt'altro che tangibili. Penso che la cremazione sia una scelta, e sia scelta dalle persone che comprendono come l'anima sia più importante del corpo. Se sotto a una tomba ci siano delle ceneri o quel che resta di un corpo non credo possa realmente fare la differenza.
La tomba per piangere una persona è una questione che riguarda chi ha amato il caro estinto, e credo sia collegata alla certezza di poter trovare sempre un posto dove recarsi e avere piccolo un momento d'intimità con il defunto.

Hesperia ha detto...

Grazie per l'interesse, Anonimo. Ma è buona norma mettersi uno pseudonimo per poter interloquire.

In parte "la tomba su cui piangere" è collegata alla certezza di avere un luogo di riferimento per raccogliersi. E c'è il fattore soggettivo che lei ha sottolineato. Ma la cosa non diverge sostanzialmente dal mio pensiero. L'uomo stanziale organizza, consolida, ritorna e cerca punti cardine fissi; l'uomo nomade va. Le popolazioni nomadi (anche di origine barbarica) creamavano perché la loro organizzazione sociale era basata sul transito perenne. Il breve compendio di storia, arte e cultura che ho sintetizzato sta a dimostrare proprio questo: dove c'è stanzialità c'è cultura, arte, necropoli, cimiteri monumentali (come Staglieno a Genova), rappresentazioni grafiche, letteratura, poesia ecc.

L'uomo itinerante, non ha tempo di consolidare la propria organizzazione sociale, ergo la propra cultura.

Hesperia ha detto...

Qui alcune notizie su Staglieno, le sue statue, bassorilevi e sculture, uno dei più importanti cimiteri monumentali d'Europa:

http://it.wikipedia.org/wiki/Cimitero_monumentale_di_Staglieno

Josh ha detto...

ciao e buona domenica, ripasso dopo.

Post impegnativo.

Per completare:
http://www.toscanaoggi.it/Rubriche/Risponde-il-teologo/Cremazione-cosa-dice-la-Chiesa-sulla-conservazione-delle-ceneri

Hesperia ha detto...

La chiesa come è ovvio si adegua e ho letto sia l'articolo che hai messo che altri correlati. Tuttavia al di là delle credenza, la morte è fatta anche di simboli.
Disperdere ceneri o conservarle in casa, ha una valenza simbolica ben precisa, qui ben sviscerata:

"È per questo che, pur nel massimo rispetto della laicità dell'amministrazione pubblica e nella piena considerazione della libertà dell'individuo, non possiamo accogliere senza spirito critico la nuova normativa. Due pensatori dichiaratamente «non credenti», tra i più stimati maestri della cultura laica, ci aiutano a far luce sull'ambiguità che può rivelarsi nell'esperienza della dispersione delle ceneri. Il filosofo Remo Bodei, a proposito, scriveva qualche anno fa: «la fede nell'immortalità dell'anima e nella risurrezione è legata al principio di individuazione tipico del cristianesimo, per cui l'individuo seguita a essere se stesso anche dopo la morte. Il venir meno della sepoltura addita la perdita d'importanza dell'individuo». Oggi - continuava - «si muore soli, in ospedale… In quella solitudine può crearsi uno spazio per negare se stessi o può sbocciare l'idea verde che, se le mie ceneri sono disperse, la mia individualità può fondersi con la potenza della natura. Ma la cremazione può essere sentita come antidoto alla putrefazione: c'è una repulsione estetica per l'informe, per ciò che si disfa».

http://www.toscanaoggi.it/Italia/Dispersione-delle-ceneri-il-rifiuto-della-morte

In sostanza, vedo anch'io, in tutto questo un rifiuto della morte, e pertanto del ciclo biologico che ne consegue. Certo, la morte è un grande SPRECO. Ma senza questo spreco non è possibile nemmeno la vita.

GL ha detto...

La questione della sepoltura è più chiara dal punto di vista teologico:

Ec 12,7: «…la polvere torni alla terra com’era prima e lo spirito torni a Dio che lo ha dato».

Mentre il punto di vista antropologico è abbastanza discutibile, perché in verità sono quattro modi di sepoltura dei primitivi:

1.sepoltura in terra, 2.affondamento in acqua, 3.esposizione agli uccelli necrofaghi dell’aria, 4.cremazione con il fuoco,

che corrispondono esattamente con la costituzione dell’universo di quattro elementi base: terra, acqua, aria, fuoco.

Hesperia ha detto...

Avevo premesso, data l'ampiezza dell'argomento, che non potevo occuparmi di tutti i popoli primitivi, etnie, razze e religioni e dei loro riti funerari e culture varie, in un solo post (per chi avesse letto con attenzione il pezzo). So che i pellerossa, ad esempio, esponevano i loro morti all'aria sospesi in pasto agli uccelli necrofaghi. Ma questo non è evidentemente, un trattato di antropologia.

GL ha detto...

Neanche il mio commento è un trattato di antropologia, è soltanto una costatazione antropologica banale (alquanto la divisione agricolo-pastore, stazionario-nomade), che è anche logica, visto che i quattro stadi della materia sono ancora considerati come i primitivi (noi moderni in modo scientifico, loro in modo mitico).

Non credo che dai miei commenti si può trarre la conclusione che faccio tifo per la cremazione. Voglio soltanto ampliare orizzonte della tema.

Hesperia ha detto...

Bravo, hai dato il tuo contributo. E' evidente che anche il punto 2 (affondamento in acqua) e il punto 3 (esposizione all'aria) hanno a che fare con popolazioni nomadi o quanto meno itineranti. Ai tempi della marineria, andavano per le spicce, e quando moriva qualcuno, lo collocavano su una barrella e lo spedivano in mare, in pasto ai pesci.

GL ha detto...

Senza discutere come sempre fatto, volevo sapere da te la ragione del perché occidente civilizzato e stazionato ha cominciato a bruciare cadaveri come i popoli nomadi antichi (i barbari).

Hesperia ha detto...

Guarda, è proprio quel che mi sto chiedendo anch'io. E la frase sul ministro Alfano relativa alla "degna sepoltura" sui morti di Lampedusa messa qui nel post, è proprio quella che mi ha messo la pulce nell'orecchio.
E' evidente che se li avesse fatti tutti quanti cremare, sarebbe successo un "caso diplomatico". Attendo altri contributi da altri eventuali lettori.

Lo PseudoSauro ha detto...

Un vecchio saggio di Blondet.


Il libro viene esaltato su tutti i giornali ebraici o fil-semiti americani (ossia tutti), e si capisce il perché fin dal titolo: «The Jewish Century», «Il secolo ebraico». (1)
La tesi è: l’ebraismo ha vinto e possiede il mondo.
Ha vinto nel senso più profondo: perché ha emarginato l’economia reale e l’ha assoggettata come mai prima alla finanza e alla speculazione, perché è «globale» ed ha cancellato le frontiere, perché è «laicista» ed ha dissolto ogni sacrum.
Il secolo è ebraico perché per non finirci in miseria bisogna accettare, come dice l’autore, di darsi «alla mobilità, alla razionalità dialettica, all’agitazione perpetua, allo sradicamento, al superamento dei confini, alla manipolazione dei simboli anziché alla coltivazione dei campi e delle mandrie».
Conclusione: «Tutti siamo obbligati, oggi, ad essere ‘mercuriani’, e i mercuriani da sempre, i giudei, sono meglio degli altri» in questo nuovo mondo.
Giudei e giudaizzanti vedono in queste parole il sigillo del loro trionfo, e la giustificazione della propria auto-adorazione.
Ma non così l’autore: mezzo ebreo, Yuri Slezkin, nato in Russia nel 1956, storico, non si unisce all’auto-adorazione.
«La terra promessa è l’inferno», dice.
Uno dei «paradisi» ebraici, riconosce Slezkin, fu il terrore sovietico per tutti gli altri.
E’ capace di dire: «Gli individui che dirigevano i campi di lavoro per il canale del Mar Bianco erano quasi tutti ebrei etnici».
Ci fu, dice, «un impegno cosciente della comunità a favore dell’ideologia comunista». (2)
Dice: «Io stesso l’ho scoperto tardi, da Solgenitsin».
Ero cresciuto, ammette, nella leggenda che «gli ebrei fossero le vittime principali e i principali oppositori del regime sovietico. Poi ho scoperto che il ruolo del comunismo nella storia ebraica moderna è stato di importanza formidabile. Non si può capire la storia ebraica d’oggi senza la rivoluzione russa».
Continua

Lo PseudoSauro ha detto...

L’uomo è capace di intuire la meta-storia che corre sotto la storia atroce del secolo XX, e del nostro. Come abbiamo visto, pone il secolo ebraico sotto il segno di Mercurio, il dio dei commerci, dell’inganno, e dei ladri.
Ed è stata sconfitta l’umanità che opera sotto il segno di Apollo.
«Apollo era il dio del bestiame e dell’agricoltura. Le società apollinee sono quelle organizzate attorno all’agricoltura, società formate dai contadini e governate da guerrieri e sacerdoti: gli uni per difendere la terra, gli altri per la salvezza spirituale».
«Nelle società apollinee, ci sono attività troppo impure [per l’anima] perché possano essere eseguite dai membri della società: manipolare il denaro, andar per mare a comunicare con altri popoli e tribù, curare i corpi, forgiare i metalli… mio bisnonno era un fabbro ebreo. I gruppi sotto Mercurio vivono fornendo questi servizi agli apollinei».
Ma nel mondo moderno, «gli apollinei devono diventare più mercuriani, più giudei se volete».
Ecco la vittoria.
Ma una vittoria sempre i pericolo, perché «i valori apollinei, contadini e guerrieri, sopravvivono nel profondo».
Come si capisce, Apollo e Mercurio di Slezkin sono due archètipi fondamentali dell’umanità: gli stanziali e i nomadi, i coltivatori e i pastori o - prima dell’invenzione dell’agricoltura - gli allevatori di vacche e gli allevatori di capre, che devono vagare sulla terra alla ricerca di praterie, che trasformano in deserto. (3)
Nella Bibbia, Abele è il prototipo del pastore, e Caino del coltivatore: il primo offre a Dio sacrifici di capri, e il secondo ortaggi.
Il fatto che il Dio biblico gradisca i primi e rigetti i secondi segnala che la Bibbia è un libro per nomadi: le opere agricole sono «dannate», la terra deve essere restituita al pascolo e resa deserto.
Ma nella stessa Bibbia, accade un curioso rovesciamento: una volta dannato, Caino è obbligato al nomadismo.
E il suo nomadismo non è quello del legittimo pastore: agli diventa calderaio ambulante come il bisnonno di Slezkin, dunque uno che opera col fuoco inferiore, impuro e fonte di impurità.
Un altro rovesciamento avviene poi nel Vangelo.
Dio, ora, accetta un’offerta di pane e vino, offerte agricole.
L’ultimo Agnello è stato sacrificato, ed ormai i sacrifici animali sono scaduti.
S’intende bene ciò che questo vuol dire?
Continua

Lo PseudoSauro ha detto...

I nomadi e gli stanziali sono entrambi modi di vita legittimi, nel loro ordine.
Maometto, che grida: «Tutto nel mondo è dannato, tranne il ricordo di Dio», afferma l’atto di fede fondamentale del beduino, di Ismaele che vive nel deserto: la trascendenza assoluta di Dio, di cui è corollario la Sua Unicità: ogni opera umana, sia il campo arato sia il costruire in pietra, è idolatria potenziale.
Il nomade vive in tende portatili.
E fa il deserto.
L’apollineo, al contrario, vede il suo compito sacro nel fare del deserto o della macchia un coltìvo.
Egli è essenzialmente «arya», ossia «apritore di solchi» (la radice sanscrita «ar-» si ritrova in «aratrum» e in «arvum», campo coltivato): e inventa l’agricoltura non perché abbia bisogno di mangiare - allevare vacche è più facile e proteico - ma perché vuole portare l’ordine nel caos della natura incolta.
Dunque, egli concepisce la sua opera umana come una «collaborazione» col divino.
La natura non è così separata da Dio come per Maometto, il creato è una Sua immagine e un Suo richiamo.
E il divino - come nei Veda dei coltivatori indiani - è meno un essere specifico che uno stato: lo stato incondizionato, l’assoluta trascendenza accogliente.
L’uomo è chiamato a diventare il Dio per cui lavora e costruisce templi di pietra, basiliche politiche, stabili imperi che sfidano i millenni.
Il coltivatore vede nelle manifestazioni naturali delle forze super-cosmiche: può chiamarle dèi (deva: più precisamente, angeli) e onorarle ritualmente.
In questo, il nomade vede idolatria politeista, e infatti questo è il pericolo specifico; ma dove il nomade si fa iconoclasta, le dottrine dei coltivatori ammettono le immagini e le statue come «appoggi» (upaya) per l’ascesa verso l’Uno.
Ciascun modo di vita è legittimo nel suo ordine.
Il problema è nel loro contatto: allora sempre il nomade agirà come «dissolvitore» dell’ordine apollineo, e l’apritore di solchi apollineo mirerà a «fissare» il nomade al suolo.
L’uno cerca di azzerare la natura dell’altro.
Fino allo sterminio, come è accaduto nella storia.
Lo scontro mediterraneo tra cristiani e musulmani, dalle Crociate a Lepanto, è un esempio di questa inestinguibile estraneità.
Continua

Lo PseudoSauro ha detto...

Il comunismo fu uno dei grandi movimenti dissolvitori ebraici?
Slezkin lo adombra, come s’è visto.
Ma c’è di più.
Non ci sono solo «apollinei» e «mercuriali».
C’è un modo di essere nomadi che, come abbiamo visto, non è nativo, ma nasce da una colpa: quello di Caino. (4)
Quello del calderaio errante, del fabbro segnato da interdetto perché scava nelle viscere della terra materiali impuri; quello dell’orefice e dunque del cambiavalute e del banchiere, e della sua estrema incarnazione, del finanziere speculativo.
E questa incarnazione del nomade moderno - il mercuriale globalizzato, che manipola simboli pubblicitari, che crea sogni di propaganda in film e video, che sfrutta il lavoro di milioni di cinesi e indiani ed europei pagandolo sempre meno, che spregia ogni confine - è quella che per Slezkin ha conquistato l’umanità.
E’ il nomade che, lungi dall’essere ausiliario dei coltivatori, s’è fatto loro padrone totale: li ha comprati manipolando simboli (monetari) che sa bene non valere nulla, e li rende simili a sé, in una omologazione maligna.
«Ciascuno dev’essere un po’ giudeo», dice Slezkin.
Così, non più frenato da Apollo (o dal katechon), il nomade improduttivo (cambiavalute e mercante) spinge la dissoluzione fino alla dissacrazione totale.
All’uomo come mero essere zoologico.
Assistiamo infatti non solo alla violazione deliberata di tutti i confini statuali, ma di quelli interiori: la «liberalizzazione sessuale» propagandata con la liberalizzazione economica, la «depenalizzazione» dei delitti, il perverso imposto come normalità, l’incitamento a superare i limiti della pubblicità consumista, il pensiero unico permissivo, sono tutte manifestazioni dello stesso fenomeno, il mercurialismo globale.
A questo punto però, la superiorità del nomade universale - l’intelligenza mobile e dialettica volta al profitto, il razionalismo dissacrante, il rifiuto di ogni contemplazione - diventa nemica dell’esistente.
Il che significa: persino nemica di se stessa.
Il mondo del business - basato in passato sulla «onestà» commerciale, il leale adempimento dei contratti - diventa truffa sistematica: Enron, Parmalat.
La politica senza limiti etici ed estetici si fa ladrocinio puro, saccheggio bellico (Iraq).
Fino allo strangolamento dei produttori e, con ciò, della produzione che mantiene anche i parassiti nomadi.
Continua

Lo PseudoSauro ha detto...

Claudio imperatore dovette intravvedere questo esito quando, persa la pazienza, bandì tutti gli ebrei da Roma definendoli - con oggettiva precisione giuridica - «inimici humani generis», nemici dell’umanità.
Ma non c’è più alcun residuo del romanum imperium in cui san Tommaso fece consistere il katechon.
Oggi, nei rapporti umani, siano affari o politica, pare valere il Kol Nidrè: il giuramento rituale con cui gli ebrei si liberano in anticipo dall’adempimento dei contratti, dalle promesse, dai giuramenti che faranno nell’anno avvenire, e li dichiarano nulli e vuoti.
Non c’è più «fides», e perciò non c’è nemmeno più «ratio».
Per celebrare il Kol Nidrè, gli ebrei vestono l’abito mortuario, quello che avranno nella tomba: è una evocazione dei morti, un rito negromantico?
La razionalità scintillante e acuta - che fa apparire stolido il solido apollineo - si manifesta infine per magia nera?
E’ una domanda che lasciamo senza risposta, ma alla risposta si avvicina Slezkin, quando parla dell’Israele sionista: «Israele e il sionismo in generale è un tentativo di abbandonare la giudaità tradizionale per rivestire un apollonismo con volto giudeo. Ariel Sharon è un apollineo giudeo…rifiuta la debolezza associata all’intellettualità, assume la guerra».
Ma un apollineo ebreo è una contraffazione, un incantesimo di magia nera.
La parte che si pretendo il tutto.
Perciò, Israele non è uno Stato «normale».
Slezkine: «L’olocausto ha creato un’aura attorno a Israele, che lo esenta dalle esigenze che generalmente sono poste agli Stati moderni, e anche alle critiche. A causa della sue pretese morali, Israele diventa lo Stato a cui le norme standard non si applicano».
Uno Stato anomico.
«Un ghetto di nuovo genere: il solo posto al mondo dove si possono dire certe cose», risponde Slezkin.
Quali?
«E’ il solo posto del mondo occidentale dove un membro del parlamento può dire, in totale impunità, ‘deportiamo gli arabi fuori da Israele’. O dove tanti possono dire, nella conversazione politica: ‘Dobbiamo fare più bambini giudei, perché vogliamo che questo Stato resti etnicamente puro’. Immaginate qualcuno che dicesse la stessa cosa in Germania: ‘Procreiamo più bambini, perché qui abbiamo troppi turchi’. Israele può costruire muri… ironia tragica nella storia degli ebrei».

Dopo aver dissolto tutti i confini apollinei, politici ed interiori, l’antico popolo di Mercurio si chiude attorno un muro.
Si vuole «fisso»: dunque non s’intende più come un nomade nativo, ma come progenie di Caino, che vuol mettere fine alla maledizione.
Vuol farsi Stato, anzi impero mondiale, senza possedere le doti native del «comando», dell’Apollo delfico e di Roma.
Il «comando» è infatti inclusivo, è la chiamata di «genti diverse» a costruire insieme.
Ciò che Israele intende per comando è la riduzione in schiavitù, la deportazione e lo sterminio.
Lo fece in Russia (Gulag), lo fa in Medio Oriente, attizzando l’inaudito caos.
Simbolo dell’impero romano è la pace, la spiga e il globo; l’ebraismo mascherato da Apollo provoca e vuole la guerra perpetua.
Il primo è cordiale; il secondo vive nel sospetto e nel disprezzo del genere umano.
L’ebreo ormai trionfante non si sente mai sicuro.
Proclama: «Tutto il mondo mi odia», perché il suo subconscio gli dice: «Odia tutto il mondo».
Grida: «Mi vogliono annichilire come popolo», perché nel profondo cova: «Voglio annichilire tutti i popoli».
Continua

Lo PseudoSauro ha detto...

Insomma, non gli riesce l’atto più naturale e radicale del comando, che consiste - inimmaginabile - nel sedersi.
L’imperatore cinese compiva la sua funzione stando seduto (agire non agendo).
Il trono è il simbolo dell’impero legittimo, non le armi.
Stare nel centro, nel polo, sul mozzo della ruota del mondo.
La cordiale sicurezza, non l’angoscia che rimorde nel subconscio.
«L’Inferno», per Slezkin.
Ma attenzione, non si tratta solo di loro.
Siamo tutti un po’ giudei.
Chi conosce ormai la fatica dell’aprire i solchi, chi conosce la fatica del seminare e il dono del raccogliere?
Chi tiene mandrie di vacche «sacre»?
Chi non supera limiti, non manipola simboli (lo faccio anch’io, al computer), chi non si butta per guadagno nei «servizi» finanziari o comunque superflui?
Chi non si affretterà ad interloquire, a contraddire anche queste mie parole, con la fatuità polemica che ben conosciamo in quel popolo?
Chi non si ritiene, oggi, in diritto di avere una «opinione» su ciò cui non ha mai pensato per un attimo?

Ciò significa che abbiamo perso il centro, il polo.
Che non siamo apollinei.
Che non conosciamo più la contemplazione, il silenzio: il silenzio armato di Sparta, a cui l’ateniese Platone ispirò le sue infinite parole.
Ciò significa che siamo, come «loro», spezzati dentro.
Come in loro, c’è uno iato fra il pensare e l’agire, uno iato in cui cova il subconscio e il desiderio impotente.
Il subconscio è una scoperta ebraica non a caso: l’uomo apollineo non aveva subconscio, il suo fare era anche il suo pensare.
Il desiderio impotente (dukkha, la sete) è ciò da cui Buddha invita i suoi monaci a liberarsi.
Lo scopo è diventare di nuovo integri.
Di essere di nuovo uno in se stesso.
Continua

Lo PseudoSauro ha detto...

Come dice Cristo: «Le tue parole siano sì, sì; no, no. Il di più viene da satana».
La sua chiamata alla «conversione» - metanoia - è molto più che cambiamento di sentire: è la «rinascita», un mutamento ontologico.
Praticando la carità non si diventa «buoni», si diventa altri: capaci di respirare l’aria inimmaginabile del regno di Dio.
«Se non rinascerete come bambini, non potrete entrare nel regno dei cieli».
«Se non sarete come questi piccoli…».
Ad uomini che sono mobili, fatui, inquieti dialettici e assetati di profitto improduttivo non perché siano nativamente nomadi, ma perché sono figli di Caino, Cristo addita col suo esempio la reintegrazione.
E’ venuto per curare l’uomo spezzato dentro, il dubitante, il voglioso, che siamo tutti noi.
«Sono i malati che hanno bisogno del medico, non i sani».
E non solo: è venuto a reintegrare l’umanità intera.
Dopo Cristo, «Non c’è più né giudeo né greco», dice San Paolo.
E vuol dire proprio: non ci sono più coltivatori opposti a pastori, stanziali opposti a nomadi.
Le due nature per tanto tempo inconciliabili sono reintegrate e superate in Lui, l’ebreo imperatore, il pantokrator.
Il sacrificio gradito è agricolo - Caino viene riaccettato - ma il pane e il vino sono anche sangue e carne, la Sua.

Perciò non credo vero che noi cristiani «siamo spiritualmente semiti», come è stato autorevolmente detto.
Non siamo più né giudei né greci... e si noti che Paolo non ha aggiunto «…e nemmeno romani».
Perché lui era romano, e tutti erano romani.
E «romano» non è un dato etnico, né un modo di vita: è uno status giuridico che libera dalle etnie. Perciò fu detto «…di quella Roma, onde Cristo è romano».
Ma di questo, un’altra volta.

Maurizio Blondet

Note
1) Yuri Slezkin, «The Jewish Century», Princeton University Press, 2007.
2) Russell Schoch, «Une conversation avec Yuri Slezkine», VoxNr.com, 3 giugno 2007.
3) Il grandissimo storico arabo Ibn Khaldun, considerato il padre della sociologia e anche della meta-storia, fu il primo ad interpretare l’avanzata islamica come la lotta primaria dei nomadi contro gli «abitanti delle città». Riconobbe che, occupate le «città», i beduini le restituivano presto al «deserto» per essere incapaci di un’organizzazione superiore, in cui vedevano solo mollezza e corruzione.
4) A questo tipo sono ritenuti appartenere gli zingari, tradizionalmente aggiusta-pentole e ferratori (e ladri) di cavalli.

GL ha detto...

Infatti visto che sono nomadi meritano una degna crematura dai stazionari.

Avevo anche una altro contributo nomade OT:

é un caso che la moda di cremare i defunti nasce nello steso tempo con ’imbalsamazione dei defunti?

GL ha detto...

Il bello è che in tutto quel farneticare con Caino e Abele, capre e ortaggi, nomadi e stazionari, pastori e agricoli è proprio Caino agricolo satanico fondatore della prima città e della tecnologia (mestieri, artigianato ecc), vuol dire della civiltà.

Ebraismo, esattamente come cristianesimo vieta di cremare i defunti.

Sympatros ha detto...

Quando sarò morto in pace
in un orto
terreno
sarò ubertoso

ai fiori
alle erbe
alle piante squamose

strumento vogl’essere
ancora
di vita

Bella la Primavera
di me si serva
per dire cantando
a tutti
che sta arrivando

e sia più forte l’invito
al sonno
al canto
alla vita

Sympatros ha detto...

“sol chi non lascia eredità d’affetti
poca gioia ha dell’urna”

Diceva Foscolo, in maniera solenne, con i suoi sonanti endecasillabi. La ragione ci dice che la tomba non serve a niente, specialmente per i morti…. e invece per i vivi…sembra avere grande importanza, sia in campo privato che in quello civile e politico. A egregie cose il forte animo accendono l’urne dei forti…. però io propendo per la cremazione. Nella scelta della cremazione, oltre ai motivi antichi, di igiene o di altra natura… i nostri progenitori indoeuropei bruciavano i cadaveri e le pire, cataste di legna, facevano parte della quotidianità… in India pare che la tradizione continui. Gli indoeuropei occidentali si lasciarono educare dalle popolazioni mediterranee, dai cretesi, dagli etruschi, dagli egiziani. Nell’Iliade c’erano le pire e la cremazione, nell’Odissea pare di no.. i greci indoeuropei forse si erano già convertiti. Ma torniamo alla cremazione moderna, non ci sono grandi motivi ideologici… secondo me alla base c’è la paura.. la paura post mortem che il nostro io corporeo resti lì abbandonato solo negli orrori notturni delle solitudini cimiteriali. Invece una bella cremazione, ci dà la sicurezza e la tranquillità di una fine completa e la dispersione nell’orto o in mare, rende in qualche modo solare la morte e quei pochi inceneriti resti sparsi partecipano ancora alla vita, liberi completamente delle forme e della consapevolezza dell’io che nella bara sembra in qualche modo perdurare.

Argomento allegro!

Nessie ha detto...

Pseudosauro, ci ha praticamente copia-incollato un saggio. Ora lo leggo con calma. Può essere interessante sentire che per sopravvivere, dobbiamo tutti quanti essere transfughi e intineranti. Se non addirittura nomadi. Ci piaccia o meno. Ho visto la copertina del saggio per Feltrinelli:

http://www.lafeltrinelli.it/products/9788854504509/Il_secolo_ebraico/Yuri_Slezkine.html

GL ha detto...

Sympa:

"Ma torniamo alla cremazione moderna, non ci sono grandi motivi ideologici… secondo me alla base c’è la paura.."

Come mai è venuto fuori la paura? C'era prima o no? Cos'è successo nel periodo di tempo tra Foscolo e Montale?

Hesperia ha detto...

Sympa, argomento allegro come il tempo uggioso e piovigginoso, con poca luce e particolarmente cimiteriale in sè per sé. La cremazione è legata anche alla paura atavica delle epidemie. E in questo contesto, un tempo si giustificava. In India si brucia ancora con la pira.

Alla tua riflessione non ci avevo ben ponderato. Ma potrebbe starci anche questa. Mi riferisco "alla a paura post mortem che il nostro io corporeo resti lì abbandonato solo negli orrori notturni delle solitudini cimiteriali.".

Ma io vedo in questo un motivo principalmente "di mercato". Gli spazi scarseggiano, i morti aumentano, nonostante la vita si sia allungata e il franchising della cremazione frutta. Chi compie questa scelta sa anche che costa relativamente poco, rispetto a tombe e loculi. Il mercato, gira e rigira "imbarbarisce" e toglie aura ai riti e ai culti.

Hesperia ha detto...

PS: per inciso, questo franchising della cremazione, proviene principalmente dagli Usa. Perciò la domanda di GL la trovo legittima. Perché prima no?

Hesperia ha detto...

Grazie a Psuedosauro per la sequenza dei post sul "Secolo ebraico".

Naturalmente poesie a sfondo cimiteriale ne ha scritte anche il Carducci "Funere mersit acerbo" e "Pianto antico".

Per non dire della Dickinson e del suo emozionante "I felt a funeral in my brain" (Sentivo un funerale nel cervello).

GL ha detto...

Hesperia vedi questo link, è buono per qualche informazione in più e per la paragone tra due punti di vista.

http://www.ortodossiatorino.net/DocumentiSezDoc.php?cat_id=27&id=611

Hesperia ha detto...

Ho letto GL, davvero interessante il link che mi hai messo. Concordo con le conclusioni.

Sul sito Effedieffe ho trovato un commento di un lettore a proposito della cremazione, che trovo paticolarmente illuminante:

"Così sappiamo il significato simbolico di cremare e disperdere le ceneri al vento, la moda del momento.

Tu sei niente e nessuno, anzi non sei nemmeno mai esistito.

Di contro si ergono mausolei per i grandi.... una bella uguaglianza non c'é che dire! ".

Hesperia ha detto...

Sauro, ho letto i tuoi sette pezzi presi da quel saggio di Slezkine, che mi viene voglia di comprare.

Il problema dei conflitti è tutto lì: Il mercuriale contro l'apollineo. I nomadi predoni (penso ai Lanzichenecchi e ad altre orde) contro gli stanziali.

GL ha detto...

I nomadi sono lo spermatozoo, gli stanziali sono ovulo, il risultato dialettico è il reale.
Non ha niente di puro nella storia, tutte le grandi civiltà sono bastardi.

Lo PseudoSauro ha detto...

@ GL
Non mi pare proprio. Nomadi e stanziali sono gli stessi uomini in fasi diverse della propria evoluzione. La civilta' per come noi la conosciamo e' eminentemente stanziale. Tutte le civilta' lo sono state. Il tentativo di trasferire la dialettica hegeliana nell'antropologia non ha molto senso in questa fattispecie. Noi valutiamo una civilta' per cio' che possiamo osservare delle sue vestigia. Una civilta' come quella mongola, ad esempio, nasce nomade, ma diviene stanziale quando si contamina con quella cinese. Lo stesso vale per quella araba etc. Lo stesso passaggio dalla preistoria alla storia avviene con il prevalere di un modello stanziale. E' facile capire il perche': la vita nomade non lascia il tempo per la costruzione fisica e la speculazione filosofica. Tutto viene consumato nella lotta quotidiana per la sopravvivenza. La scrittura stessa e', in fondo, il fissare in forma scritta la tradizione che un tempo era orale. E' una questione insolita, questa, nondimeno e' molto chiara.

Lo PseudoSauro ha detto...

PS x GL
l'essere "bastardo" denota proprio una condizione temporanea. Il voler trasformare una condizione temporanea in permanente evidenzia una volonta' distruttiva, quindi, avvalora la tesi di Slezkin. Di qui, tutte le opposte teorie su Dio, Patria, Famiglia. La famiglia e' il primo stadio del consolidamento che procede, poi, con l'espansione, contemporaneamente, con la coscienza di se' in quanto comunita' e, infine, con la sua storicizzazione. Quello nomade e' fondamentalmente un modello sociale primitivo, anzi, spesso preistorico. Al contrario di Slezkin, io penso che, in tale contesto, gli ebrei si trovino in una condizione intermedia, che solo il culto obbligato di un mitico nomadismo ancestrale impedisce loro di risolversi nelle fasi successive.

Per quanto attiene al topic, aggiungerei, che piu' importante ancora del metodo (esposizione, cremazione, sepoltura), sia il luogo. La detenzione nella casa costituisce il primato della concezione familiare. La necropoli e' la conferma del modello della citta', che altro non e' se non l'ampliamento del precedente, con il quale spesso convive. Bisogna giungere a Napoleone per vedere una separazione netta tra comunita' familiare e cittadina. Come si vede, e' gia' una visione progressista, che considera la questione da un punto di vista eminentemente igienico. La marcia inesorabile del "progresso", ci riporta oggi al punto di partenza, negando i presupposti stessi su cui tale visione si basa, ovvero, un continuo cambiamento inteso in senso migliorativo. Evidentemente, anche il Progresso e' Nomade... :-)

GL ha detto...

@PseudoSauro
La dialettica non è scoperta di Hegel, e poi la dialettica è insita nei processi del mondo che non è creata da quel che ha scoperto la dialettica prima di Hegel. Non mi sembra che un filosofo è capace di creare il meccanismo e i componenti che fanno nascere il feto.

Concretamente la civiltà romana era barbara prima del contatto con gli etruschi, lo stesso per la civiltà greca, gli ioni e gli dori erano barbari prima del contato con la civiltà di Creta e Micene. Lo stesso l’Impero Romano è rinato come Santo contaminata e unta con il sangue dei barbari.

Il significato della cultura è più ampio che la costruzione fisica e la speculazione filosofica, comprende non soltanto l’intellettuale raffinato cittadino, ma anche “ignorante” rustico contadino (vedi che maggioranza di quelli che hanno trasformato il mondo vengono dalla periferia dell’impero, provincia, paesino, villaggio contadino). Si può vivere una vita piena e suprema anche senza lasciare tracce fisiche, poesie, libri, mausolei ecc. La cultura non vale in se e per se, ma ha un fine che lo trascende. Altrimenti i culturati sono schiavi, scribi snob che adorano idoli vuoti e speculativi.

Nomade e stanziale sono operatori universali (cosmici) che si possono trasferire dappertutto, nella fisica è lo stato stazionario (equilibrio) e lo stato movimentato, appunto due rami della meccanica classica: disciplina della statica e della dinamica, tutte due artificiali, ma che spiegano la realtà. Non ha senso di fare tifo per uno e per altro (stanziale o nomade), perché finisci di odiare quello che hai adorato nell'inizi del discorso. Tutti due sono collegati in modo indiscibile nel percezione del reale, e si dividono artificialmente soltanto a scopo di studio, oppure a scopi pragmatici (o peggio ideologici), e per questa ragione c’è sempre il rischio di scambiare le posizione senza rendersi conto, di trasformarsi da adoratore dei paesini di vita tranquilla nel ritmo ripetitivo della tradizione, paesaggi campestri bucolici, mare, olive, vigne ecc, in adoratore della città (non importa Roma o NWC) creata dal Caino, fondatore della città, arti e mestieri, il nomade-agricolo per eccellenza. Assurdo di Caino: stazionario per destino, e nomade per sfortuna (colpa sua).

Su quello che scrive Slezkin mi risparmio a commentare perché conosco per triste esperienza le conseguenze. Posso dire brevemente che lui specula senza capire (o non voler capire) che c’i sono grandi differenze di significati tra viaggi turistici traversando il deserto fino in Babilonia (inno di Verdi), e viaggi turistici dappertutto nel mondo dopo la distruzione del tempio di Gerusalemme. Come sono grandi differenze tra cultura stanziale dei tempi di Gesù, e cultura stanziale dello stato di Israele di oggi, creato dopo Hitler, responsabile per la fine della nazione, nel senso concettuale e ethos perché confini, dogane, parade militari, inni nazionali, calcio nazionale ecc si vedono ancora in giro.

Lo PseudoSauro ha detto...

Va bene GL. Lasciamo perdere la Dialettica e passiamo al suo secondo paragrafo.

Perfettamente d'accordo. Tutto sta a definire quanto dura l'incubazione dopo il contatto. Il barbaro e'lo straniero: l'altro da se'; colui che parla una lingua incomprensibile. Questa definizione non veniva usata per tutti i popoli: solo per quelli piu' lontani per etnia e cultura. In ogni caso, il "contatto", era spesso conseguente a scontri armati; piu' raramente conseguiva a scambi utilitaristici; nel caso degli arabi, avvenne anche attraverso la conoscenza degli scritti di illustri pensatori. Non mi risulta che avvenisse attraverso l'immissione in massa di individui senza ne' arte ne' parte. Le stesse, cosiddette, "invasioni barbariche" - cio' che i nordici chiamano "migrazioni dei popoli" pro domo sua - costituirono un bell esempio di cio' che lei chiama "contatto". Il fatto e' che i latini superstiti non facevano salti di gioia, come non li fecero certo i galli a suo tempo. Solo noi "moderni" godiamo ad essere invasi: caso unico in tutta la storia umana che denota un cambiamento antropologico che ha molto poco di naturale. Comunque, accettiamo la realta' di questo "contatto" che non manchera' certo di arricchirci. Ebbene: quanto tempo crede che debba durare la gravidanza prima di produrre gli effetti di questo splendido sincretismo ?

Lei scrive

"Si può vivere una vita piena e suprema anche senza lasciare tracce fisiche, poesie, libri, mausolei ecc. La cultura non vale in se e per se, ma ha un fine che lo trascende. Altrimenti i culturati sono schiavi, scribi snob che adorano idoli vuoti e speculativi."

Certo che si'; questo sara' forse il nostro caso, ma se fosse sempre stato cosi', di che staremmo parlando ? E' l'elogio della Preistoria il suo ? Vede, il primo segno tangibile dell'evoluzione umana e' costituito proprio dal segno che l'uomo ha voluto lasciare per i posteri. Non piu' la traccia che lasciano anche gli animali, ma un segno della propria presenza dopo aver acquisito consapevolezza di se', della propria vita e della propria morte. Questo e' cio' che siamo stati abituati a chiamare "uomo". Quello che piace a lei, invece, potrebbe essere anche un gatto. Anche i serpenti vivono in armonia con la natura: moltopiu' di quanto non facciamo noi che abbiamo speso millenni per dominarla. Scusi, ma perche' non discutiamo agrugniti ? E' meno snob, in fondo...

Lo PseudoSauro ha detto...

Andiamo al suo quarto paragrafo. Vede,lei non vuole proprio capire. Non si fa il tifo per il nomade piuttosto che per lo stanziale; si evidenzia come i due tipi abbiano reciprocamente esigenze opposte. Il nomade distrugge l'ambiente ordinato dello stanziale e questo cerca di omologarlo a se'. Tra le due cose qual'e' la peggiore secondo lei ? In ogni caso, il nomadismo rappresenta uno stadio piu' antico dell'uomo; quello che segui' l'uomo cacciatore-raccoglitore che ancora possiamo vedere cosi' spesso in Africa. Se cosi' non fosse stato, non ci sarebbero tipi umani cosi' variegati. La maggior parte degli antichi nomadi divennero, per motivi contingenti, stanziali. La storia dell'uomo e' soprattutto la storia di questi ultimi proprio perche' ci hanno lasciato qualcosa piu' di escrementi ed ossa sparse nei deserti. Se lei preferisce una vita piu' zoologica non so che farci, ma non cerchi di convincermi che si tratta di una vita altrettanto "umana", in quanto l'uomo si differenzia degli animali proprio perche' desidera di sopravvivere alla propria morte.

Siamo al suo quinto. Lei conosce le tristi conseguenze di cio' che scrive Slezkin ? Allora lo ha letto. Io le confesso che ho letto solo la recensione che ne ha fatto Blondet, ma mi riprometto di farlo appena possibile. Comunque, a spanne, non mi pare un elogio del nazionalismo - che e' un fenomeno politico e non antropologico. Ad occhio e croce, direi che lei tifa per il "nomade". Lei tifa, evidentemente, per se' stesso; se e' cosi' tollerante, lasci dunque che chi non si riconosce in tale condizione, giudichi il proprio modello migliore del suo. Soprattutto, lasci perdere le apologie che, ormai, sono talmente diffuse da essere stucchevoli. Lei preferisce essere "cittadino del mondo" in un mondo "senza confini" ? Ebbene viva la sua condizione senza considerare deficiente chiunque la pensi diversamente da lei. Del resto - e questo non me l'invento io - questo modo di concepire il mondo e' appena superiore a quello animale, pertanto la sua "superiorita'" andrebbe dimostrata, una buona volta.

Josh ha detto...

Un bentrovato a Pseudosauro.
Non entro nell'affascinante tematica, anzi grazie dello splendido contributo.
Mi limito a dirti a riguardo di "allora perchè non discutere a grugniti":
tranquillo, attendi un altro poco, e di solito ci si arriva :-)

Josh ha detto...

Hesperia,
mi inserisco in breve nel tema iniziale per riportarlo terra-terra.

Dalle nostre parti i cimiteri sono strapieni.
Il discorso che viene fatto per la cremazione da noi è per adesso solo utilitaristico. Aggiungo che la classica tomba a terra (da noi business gestito dallo stesso ricco e costoso ente fornitore di gas e varie energie) è molto costosa e di questi tempi non tutti se lo possono permettere.
Dopo qualche anno, i campi dove i nostri cari sono seppelliti vengono stravolti con la ruspa,
e pur dopo aver pagato spazio, tomba, bara, etc,
dopo bisogna comprare anche un'urna e un tombino (insomma, quei cassetti in verticale) che dura qualche altro anno.
Trascorso altro tempo, i resti finiscono poi nelle fosse comuni.

Al che molti (e solo per questo motivo)invece di pagare questi 3 passaggi (per il primo almeno 10.000 euro se ne vanno e qualcosa di simile anche per i successivi, anche se un po' meno) c'è chi opta per la cremazione, solo per pagare un passaggio solo, molto più economico.

Cosa dire.,..io sarei stanziale e preferisco le tombe a terra, possibilmente anche artistiche, ma si tratta di investimenti milionari anche per la forma base-standard.

Nella mia famiglia abbiamo scelto la tradizione (in tutti i sensi e non solo in questo ambito).
E' vero però che 4 nonni, 4-5 zii etc sono costati un patrimonio.

Alla fine andranno comunque in una fossa comune in polvere.
Similmente se fossero stati cremati (noi non ce la siamo sentita perchè da un punto di vista religioso prima del Vat. II era vietato) molti milioni sarebbero rimasti ai vivi.
Ma esser ridotti in polvere alla cremazione (cui resto con
trario)
o esser ridotti in polvere nella fossa comune dopo 30 anni dopo aver speso circa 30.000 euro, qual è la differenza vera?
....sempre polvere...e pensando alla fossa comune, anche quello è un non-luogo.

Josh ha detto...

Hesperia
riguardo il breve testo linkato di Bodei, la penso come te, però non vanno trascurati gli aspetti materiali, dunque non solo simbolici e ideali della questione.

Bodei «la fede nell'immortalità dell'anima e nella risurrezione è legata al principio di individuazione tipico del cristianesimo, per cui l'individuo seguita a essere se stesso anche dopo la morte."

lo credo e aggiungo che, anche se ne parla meno negli ultimi decenni, i cristiani credono (credevano) nella risurrezione e di più nella risurrezione della carne (con corpo glorioso). Di qui l'inumazione, a tomba con nome, immagine..
E' ovvio che nel caso di corpi dispersi e distrutti, si crede che l'Onnipotente li ricostituirà senza problemi in quel giorno.


Bodei "Il venir meno della sepoltura addita la perdita d'importanza dell'individuo"...Oggi si muore soli, in ospedale…."
Vero

Bodei "In quella solitudine può crearsi uno spazio per negare se stessi o può sbocciare l'idea verde che, se le mie ceneri sono disperse, la mia individualità può fondersi con la potenza della natura."
vero, accade, e questo piace a certe culture verdi e new age in odore di semipanteismo neopagano.

Bodei "Ma la cremazione può essere sentita come antidoto alla putrefazione: c'è una repulsione estetica per l'informe, per ciò che si disfa».

se è vero, è pur vero che con la cremazione si è arsi e si è polvere subito.
MA con la sepoltura come la si fa oggi: bara-tomba, poi dopo un po' di anni urna e tombino, e dopo un po' fossa comune,
quest'ultima è sì inumazione di polveri in comune, ma non definirei una 'fossa comune' un luogo culturale, identificativo e romantico come la tomba con foto e nome individuale.

Che oggi dopo 10-15 anni, per quanto l'abbia pagata, la tomba te la sottraggono e tutti vanno nell'indefinito della fossa comune.

I nostri cimiteri in linea di massima funzionano così e nella fossa comune dell'indefinitezza dopo un po' ci si finisce comunque : lì il principio di individuazione è un po' saltato lo stesso, secondo me.

Lo PseudoSauro ha detto...

Anche a te o Giosue'. In effetti il grugnito andrebbe rivalutato, dacche' con le parole si fatica a farsi capire. :-)

GL ha detto...

@Pseudo
Hai molto fantasia, complimenti.

Non è meglio di concentrarsi su argomenti senza accompagnarsi con robe simili, in parte anche offese banali: “è appena superiore a quello animale”, “vita più' zoologica”, “elogio della Preistoria”, “lei tifa per il "nomade"”, “cittadino del mondo”. La discussione in questo modo degrada in tipo convegni politici anni 70 che distruggevano il nemico con slogan stupidi. Non puoi accusare qualcuno di essere nello stesso tempo progressista e preistorico. Forse sono un pseudoprogressista e un pseudopreistorico.

Io non tifo per nessuno. Sto cercando di spiegare che il nomade e il stanziale sono due componenti (con valori cosmici) che spingono avanti la storia. Sono tutti due importanti e indispensabili, e anche legati insieme come marito e moglie (se non ti piace la metafora spermatozoo e ovulo).
Io tifo per la relazione tra cose, ogni altro tipo di tifo è la barbarie, moderna o tradizionale sia.
La risposta che hai dato al mio secondo paragrafo è tipico per uno che tifa stanziale. In ogni Impero sono presenti le due componenti e i loro tifosi rispettivi, quelli che godono e quelli che sbuffano contro invasione dei extraterrestri “senza ne' arte ne' parte”. Il fenomeno è più evidente nei Imperi moderni, più marcato nell’Impero russo con elite diviso dall’odio profondo tra tifosi slavofili e tifosi filoccidentali (in un altro approccio più spicciolo, Impero americano diviso tra isolazionisti e interventisti).
E’ proprio Dostoevskij, un genio slavofilo (un informazione per gli filo italiani, ha ridicolizzato la creazione dell’Italia) che in una delle sue opere ha scritto che invasioni barbariche, tipo valanghe mongole di Genghis Khan, sono un espressione, purché fuorviante, di desiderio antico come il mondo per creare l’unificazione dei popoli, proprio il globale che si chiama adesso. L’idea di Dostoevskij ha la base nel messaggio di Cristo, il nemico l’avete tra le vostre file, lo stesso nemico anche per i vostri avversari.

La specifica e originalità della grandiosa cultura russa ortodossa, in rapporto con greco bizantino, è proprio la componente tartara (te lo spiega Josh che sa la differenza tra icona russa e icona bizantina), nomadi “senza ne' arte ne' parte”, vivevano sopra il cavallo, non scendevano dal cavallo neanche per fare i loro bisogni fisiologici, si spostavano un po dalla sella per lanciare in terra i loro escrementi.

Quando io scrivo:

"Si può vivere una vita piena e suprema anche senza lasciare tracce fisiche, poesie, libri, mausolei ecc. La cultura non vale in se e per se, ma ha un fine che lo trascende. Altrimenti i culturati sono schiavi, scribi snob che adorano idoli vuoti e speculativi.",

tu commentando deformi il senso profondo dell’idea con slogan elogio del preistoria, elogio barbari criminali distruttivi, elogio del zoo partendo dalla verità indiscutibile che la cultura comincia con un segno. Eppure Socrate non scriveva libri, parlava spinto dal voce del suo daimon, lo stesso Gesù (a parte il passo dove scriveva nella sabbia davanti ai scribi). Sono molti protagonisti della cultura che nel culmine delle loro forze hanno smesso di produrre. Sicuramente sono stati molti altri geni che non hanno degnato di lasciare tracci dei loro sentimenti e i loro pensieri, il loro nomadismo considerava degradante, cadaverico e entropico il fatto che un sentimento vissuto si può esprimere con combinazioni morte di 20 lettere. Io ho conosciuto diversi geni di questo tipo, simili con i saggi dell’antico oriente che non parlavano più perché consideravano la parola falsa appena pronunciata.

A parte le loro motivazioni, l’idea profonda è che ha valore lasciare tracce in questo mondo per i posteri, ma ha di più valore il fatto che esiste l’altro mondo dove le tracce sono eterne. E’ questo il nocciolo del problema, sentire vivamente che altro mondo esiste, e che è il nostro ultimo destino. Ma qui casca l’asino, insieme con i nomadi moderni e stanziali, pseudoprogressisti e pseudotradizionalisti.

GL ha detto...

Josh, senti questo grugnito:

«Non date le cose sante ai cani e non gettate le vostre perle davanti ai porci, perché non le calpestino con le loro zampe e poi si voltino per sbranarvi» (7,6)

Hesperia ha detto...

Ciao Josh, a me è accaduta una disavventura analoga. Dopo aver pagato un'ira di Dio, per la tomba di mio padre, un'azienda di sepoltura me l'ha manomessa per far largo a un vicino di tomba e ho dovuto subire le pene dell'inferno perché il Comune non voleva rimediare al danno procurato.

Ma ecco la mia domanda: e se tutto ciò fosse fatto apposta proprio per incentivare la cremazione, per ora, e sottolineo quel PER ORA, considerata più economica? Poi ti dirò meglio i dettagli...

Hesperia ha detto...

@ Josh. A parte il fatto che se aumenta la richiesta "di mercato", fa in fretta ad aumentare anche il prezzo della cremazione.
Per il momento si può ancora scegliere tra questa e la sepoltura (degna); ma avanti così, e sarà un obbligo per tutti, disperdere le ceneri al vento. Della serie, "tu sei niente e nessuno, anzi non sei mai esistito".

Ovviamente, per quelli che contano davvero i mausolei massonici, assiro-babilonesi, mesopotamici (nello stile) , rimarranno invariati. Anzi, chi conta si potrà permettere cappelle e mausolei direttamente in villa.

Josh ha detto...

GL, strano che citi il Vangelo che fino l'altro ieri nei post sottostanti hai criticato e avevi da ridire su tutto.
Non è certo quello il grugnito.
Non si capisce comunque cosa c'entri, ora e qui, quel versetto.

Hesperia, senz'altro è un condizionamento coatto....per chi segue sepoltura degna almeno 10.000 euro (per la misera) bara+tomba, dopo 10 anni a noi non l'hanno manomessa per un vicino (che è già una disavventura) ma le ruspe proprio del cimitero hanno disfatto TUTTO il campo e le tombe travolgendo tutto,
questo per obbligarti a comprare l'altra destinazione, il tombino con urna, altri soldi, e dopo 10,20 o 25 anni, a seconda di quel che paghi, quel che resta del corpo vien tolto anche da lì e messo nella fossa comune, e se non vuoi allora compri altri 10-15 anni nel tombino (ma dopo, ultima chiamata, nella fossa comune li mettono lo stesso).

Può darsi che tutto questo caos, costosissimo, sia voluto apposta per incentivare la cremazione: di primo acchito, davanti a quel casino lì, sembra molto più facile.

Hesperia ha detto...

Ti ho spiegato in pvt tutti i dettagli della mia disavventura con ditte appaltatrici poco accorte che combinano disastri. Ditte assunte dal comune spesso con operai extra-comunitari (costano meno).
Poi il comune non voleva più rispondere nemmenp dopo il danno subito, perché intanto entro 3 anni la tomba di mio padre sarebbe dovuta andare in scadenza. Con questo sistema, la gente per disperazione finisce poi per ragionare come la Modestina (la mia sarta che mi fa le riparazioni), la quale dice in lùmbard: "Mi al ma fo' brusà". Sottinteso: per risparmiare. E intanto la vincono sempre loro, perché quando questa pratica sarà diffusa a livello generale, ...zac! Ecco che ti aumenteranno il prezzo.

GL ha detto...

Josh mi spighi cosa centra la frase del tuo commento:

"Mi limito a dirti a riguardo di "allora perchè non discutere a grugniti":
tranquillo, attendi un altro poco, e di solito ci si arriva :-)",

ed io ti spiego cosa c'entra la citazione dei Vangeli con grugniti di porci che mangiano perle.

Josh ha detto...

c'è una differenza GL: questo è anche il mio blog, MA non il tuo.

E di solito, pur essendo ospite, sei tu che sei sempre, come stavolta, sottilmente offensivo.
Lo sei stato ovviamente anche con Pseudosauro, anche se lui è troppo signore per metterlo in evidenza.

Josh ha detto...

Hesperia,
hai mai letto "il caro estinto" di Evelyn Waugh, da cui è stato tratto l'omonimo film di Tony Richardson (e a proposito l'hai visto)?

GL ha detto...

Si lo so che è il TUO blog, pero ci sono leggi anche di ospitalità, la padronanza non ti da il diritto di offendere gli ospiti. Nel questo senso è anche il mio blog, e il senso ultimo del blog non è parlare con te stesso o con un amico, ma di una pluralità di ospiti che arricchiscano i blog con il loro punto di vista, anche contraria con il padrone di casa. Mi sembra che tempo fa cera un altra clima e più persone che scrivevano e discutevano.

La storia della nostra amicizia è torbida, di fatto io ho detto cose spiacevoli per il vostri credo, cercando di dimostrare le vostre contraddizioni ma sempre con argomenti. Accetto che ho detto cose scandalose che non volevate neanche sentire (per di più di uno straniero che non scrive bene la lingua dolce stil nuovo), ma mai e poi mai ho offeso persone come sono offeso: drogato, malato di mente, ignorante che hai sentito da me per la prima volta il nome di Ezra Pound, vai ad imparare a scrivere, adesso grugnito di maiale, e chi ricorda quante altre bellezze signorili. Sei in TUO blog, e sei in pieno diritto di banare chi non vuoi sentire essere contro la linea di blog, senza offendere. E' questo il modo di un nobile signore, ti uccide ma non ti fa zimbello come incarnazione del nemico nel blog.

Concretamente, segui i commenti e vedrai che non ho offeso in nessun modo velato o non il Pseudo, prima che lui offendesse me(cosa che ha fatto anche un altra volta, anche peggio, con me e Sympa, e io ho lasciato perdere) in modo svelato con "grugnito", offesa spinta più oltre da te che non c'eri in discussione.

A cosa serve il bel castello del signore, il cattedrale, il mausoleo, il Libro Santo? Le tracce dell'umanita, ahahahahah .... escrementi di beduini intorno alle piramidi.

Josh ha detto...

GL dici

" la padronanza non ti da il diritto di offendere gli ospiti. "

ma questo io non l'ho mai fatto.

E' una tua prerogativa, vecchia di mesi se non anni.

Hesperia ha detto...

osh, ho visto il film di Tony Richardson (ex marito di Vanessa Redgrave) e conosco un po' la storia, ma il romanzo, no, non l'ho letto.
Gli Inglesi amano scherzare su questi argomenti (il famoso "black humour"). E per certi aspetti è anche giusto sdrammatizzare.

GL nun t'allargà, come dicono a Roma. Ancora qualcuno di questo genere di commenti e banno senza pietà. Il tempo della mia pazienza è finito. Ora basta!


Hesperia ha detto...

Josh, come co-autore puoi scrivere e replicare quando vuoi anche a chiusura della sezione dei commenti avvenuta.
Spero di non dover chiudere, per colpa della solita invadente idiozia.

GL ha detto...

Io non commenterò più in questo blog per non chiudere le teme, perché ce nobiltà anche nei beduini, ma spero che in questo modo chiuderete il blog. Peccato perché è un buon blog.

Ciao a tutti!

Josh ha detto...

GL, ti rispondo citandoti:

"A cosa serve il bel castello del signore, il cattedrale, il mausoleo, il Libro Santo? Le tracce dell'umanita, ahahahahah .... escrementi di beduini intorno alle piramidi."

visto che ne sei esperto, buona raccolta di quelle cose che hai rinvenuto alle basi delle piramidi.

Un'avvertenza: proprio là tra le piramidi troverai molta meno libertà di parola di quella che, pur lamentandoti, ti è stata ampiamente concessa qui.
Passo e chiudo.

Hesperia ha detto...

Non ti permetterò mai più di venir qua dentro a scagazzare le tue deiezioni Gl . Avevi detto che non volevi più partecipare? Mi va benissimo. Bye bye e non farti mai più vivo.

Hesperia ha detto...

PS: alludo ovviamente all'invio delle tue due foto inviate del tutto blasfeme e per nulla legate all'argomento in oggetto.
Fatti curare!

Anonimo ha detto...

Purtroppo è vero che anche sui morti c'è un grande business. Chi vuole lasciare sulle lapidi dedicate ai propri parenti defunti messaggi, aforismi o frasi poetiche, eviti di seppellire i propri cari al Cimitero di Sesto San Giovanni. Nella vicina ex Stalingrado d’Italia infatti c’è una odiosa tassa di 2 euro a battuta per la dedica che viene scritta sulle lapidi al cimitero.

http://www.mbnews.it/2013/10/a-sesto-san-giovanni-na-tassa-sulle-dediche-lapidarie/

Z

Hesperia ha detto...

Notizia clamorosa e paradossale circa il livello di tassazione raggiunta. Ora spunta anche il balzello sull'uso delle parole da mettere sopra una lapide. Non sanno più a cosa attaccarsi per estorcere quattrini...oltretomba! Grazie Zeta.

Josh ha detto...

Hesperia,
c'è anche da noi, la tassa su ogni lettera che fai apporre sulla lapide.

Poi,
poco sopra, quando dici

"E intanto la vincono sempre loro, perché quando questa pratica sarà diffusa a livello generale, ...zac! Ecco che ti aumenteranno il prezzo."

è così.

Tanto più vero perchè oggi al tg rai hanno enucleato le magnifiche sorti e progressive della cremazione.
E che risparmio, dicono,
e basta col fare i retrogradi!>>>

Ecco quando senti questa espressione,
si capisce che nella furia di cancellare ogni forma di tradizione gatta ci cova.

E fosse solo una gatta che cova,
l'è un satanasso strozzino, per di più, con la natura disgregante e de-strutturante (sua vera natura letterale di diabolos).



Hesperia ha detto...

Josh, l'ho sentito anch'io il TG. E ho fatto un balzo sulla sedia, quando ho visto che stanno spingendo per la cremazione "perché i fiori con la crisi costano". Ma ti rendi conto della pazzia farneticante di queste affermazioni? I fiori costano, le esequie tradizionali costano, la tomba costa...E intanto con la scusa che tutto costa ci rassegnamo a diventare dei "nulla" di fatto, dalla nascita alla morte.

Questo che ho fatto, è stato un post necessario. E si riallaccia dritto dritto a quel documento del NWO linkatomi dal Sauro e da Marco.

Hesperia ha detto...

Intanto anche qua sui giornali è tutto un fare pubblicità palese pro cremazione:

http://www.dagospia.com/rubrica-29/Cronache/schiattare-costa-boom-delle-cremazioni-interrare-e-tenere-i-defunti-nelle-tombe-una-spesa-65733.htm

La scusa è sempre ottima: "schiattare costa". Costava anche prima, ma fino a qualche decennio fa, non c'erano ancora le holdings massoniche che spingevano per la cremazione.

DylanB ha detto...

Sono ex-anomino, del primo commento, ho creato finalmente un account. Mi scuso ma non ho potuto rispondere prima.
Come detto Hesperia possibile che la sepoltura sia legata all'uomo stanziale, credo però che sia legata anche alla simbologia del fuoco.
La cremazione nel mondo romano era utilizzata per trattare il corpo dei condannati per alcuni generi di delitti. Successivamente la cristianità utilizzo il rogo per punire gli eretici. Il fuoco è quindi visto come entità purificatrice e come punitore e strumento per eliminare il peccatore.

Hesperia ha detto...

Certamente, a seconda delle credenze e delle tradizioni nella sepoltura intervengono i 4 elementi della natura:

acqua, fuoco, aria, terra. La terra è tipica dei monoteismi (ebraismo, cristianesimo, islam).

L'acqua la si riserva agli uomini di mare e alla marineria. Per il fuoco c'è la duplice valenza che hai indicato.
I cadaveri sospesi per aria, in pasto agli uccelli necrofagi come facevano le tribù dei pellerossa. Li chiamavano "i cimiteri dei corvi".