martedì 11 marzo 2008

Musica per ariano solo



Johannes Brahms (1833-1897): Ein Deutsches Requiem Op. 45
Baritono - Bryn Terfel, Soprano - Barbara Bonney, Direttore - Claudio Abbado. Berliner Philharmoniker - Swedish Radio Choir, Eric Ericson Chamber Choir.

Anche solo l'accennare ad un argomento come questo sara' presto materia da codice penale in tutto il "mondo libero", nondimeno mi ci provo senza troppo approfondire.

Che io sappia, non e' ancora accaduto che il responsabile di un esecuzione del Deutsches Requiem di Johannes Brahms, come quella nel video, sia stato accusato di razzismo per non aver incluso nell'organico di coro e orchestra un'eguale percentuale di persone di colore, o di discriminazione sessuale per aver rifiutato di inserire una soprano tra i bassi del coro in obbedienza al dogma delle pari opportunita', ma probabilmente accadra' presto; o forse e' gia' accaduto e m'e' sfuggito, il che non mi stupirebbe affatto. Di come possa trovarsi bene una signora dalla voce acuta tra le voci gravi maschili e di quanto questa possa amalgamarsi con quelle, credo che nessuno ne dubitera', ma del fatto che un sudamericano o un africano possano aggiungere solo un apparenza di colore tra i visi pallidi, credo siano molti ad esserne certi. Mentre in relta' e' il "suono" stesso che cambia, ma quel che piu' conta e' l"ethos" che ne fa maggiormente le spese.

Infatti si considera ormai l'arte (del passato) "patrimonio dell'umanita'" e "universale", ma questa non e' mai nata nell'iperuranio ed ha caratteristiche specifiche direttamente collocabili nel tempo e nello spazio. La musica di Bach e' distante da quella di Brahms in ragione degli anni che separano i due autori, ma la musica di Bach e' diversa da quella di Vivaldi in quanto allo spazio fisico e ai diversi costumi nazionali, sebbene i due fossero coevi. E non si tratta solo di due individualita' differenti, ma di due individualita' calate in due culture a loro volta differenti. In definitiva sono piu' vicini i tedeschi Bach e Brahms, o i coevi Bach e Vivaldi? Certo, da un punto di vista stilistico i due coevi sono piu' vicini, ma e' innegabile che l'opera di Brahms nasce anche dall'eredita' accettata dell'opera di Bach e il concetto stesso di nazionalita' si basa sulla tradizione. E che dire degli interpreti? quando un concerto di Vivaldi doveva essere eseguito in Germania bisognava istruire gli esecutori ad una prassi diversa da quella che era loro abituale. Questo capitava ad ogni volta che l'opera di una scuola nazionale doveva essere eseguita altrove. E si sprecano le "querelles" sulla supposta supremazia dell'una o dell'altra scuola, il che ci suggerisce una cosa sola: le culture erano profondamente diverse tra loro. Uomini diversi in quanto individui, ma diversi anche in quanto prodotti di usi e costumi diversi. E nell'antichita' nessuno veniva incarcerato se diceva che un francese e un tedesco erano diversi anche per "razza". Era un fatto comunemente accettato anche nell'ambito massonico che pure, era il piu' universalista fra tutti.

Nel (ahime') comune sentire di oggi, solo l'idea di assistere alla rappresentazione del "Requiem Tedesco" evoca immediatamente nella maggior parte dei non-tedeschi (ma anche in parte dei tedeschi stessi), il nazismo, anche se non c'entra niente, come del resto accade per ogni accenno, seppur'anche lato, alla Germania; per non parlare dell'opera di R. Wagner, la cui sola messa in cartellone provoca tumulti in alcuni Stati del mondo. Ebbene, chi scrive non sarebbe portato a definire questa situazione assolutamente normale. Come cio' sia potuto avvenire lo si indovinerebbe facilmente, solo ponendosi onestamente la domanda, ma si preferisce la rimozione correndo il rischio che S. Freud aveva ben previsto per questa pratica lavatrice del subconscio; e questo semplicemente perche' il rischio del porsi alcune domande sembra ancora molto piu' elevato che quello di non porsele.

Che lo si voglia o meno, i popoli nordici hanno conservata, nonostante la criminalizzazione post IIa GM, una fortissima coscienza di popolo, anche se esibita in modo molto riservato, e la rappresentazione musicale (extrema Thule del Sacro, ormai anch'essa violata) e' l'ultima occasione che essi hanno per farne mostra. Nei paesi del nord la pratica della musica d'assieme (quella corale su tutte) e' ancora molto diffusa, ma non si tratta solo di un fatto eminentemente culturale: e' un modo per esternare un sentimento di appartenenza. Infatti si puo' leggere nei visi degli esecutori la celebrazione della propria identita' nazionale, prima ancora che dell'ispirazione religiosa, ridotta quasi a mero pretesto. E questa ostentata appartenenza suscita spesso nei piu' sensibili contemporanei orrore e ribrezzo.

Perche' questo e' "male", anzi nella fattispecie, Male Assoluto. Ma, dato che se un Requiem viene denominato "tedesco", ci sara' pure una ragione, e' assai probabile che una compagine nordica sia in grado di eseguirlo meglio di quanto non potrebbe fare un'altra mediterranea o australe.

Questo lo capisce al volo chi abbia mai fatta musica d'assieme, pratica nella quale si stabilisce un'intesa segreta tra tutti gli esecutori; un'intesa che obbedisce ad un ethos molto particolare e, come da termine, assolutamente impalpabile e sfuggente, ma nondimeno percepita come reale. Provate, ammesso che mai ci riusciate, a far recitare il Padre Nostro ad un'assemblea di monaci tibetani ed ascoltatene con attenzione il risultato. Ebbene, qualcosa di molto simile lo sperimenteranno i posteri quando ascolteranno un'opera come questa. Per quanto potranno essere studiosi e attenti, avranno perso irrimediabilmente un patrimonio che nel passato si tramandava di padre in figlio e che nessuna educazione esterna riuscira' mai a rendere loro.

Si ha un bel voglia a dire che "siamo tutti uguali", ma le differenze si vedono e non consistono solo nel colore della pelle, dei capelli, nel naso a patata o la statura. Le sole concezioni letteraria e musicale portano gia' un marchio ben preciso e sono il frutto di un'elaborazione culturale che e' avvenuta in un ambito etnico prevalente: unico e irripetibile. Quella "diversita' biologica" tanto apprezzata in agricoltura diviene sacrilegio se applicata alla specie umana.

A meno che non si pensi fermamente che Goethe sarebbe stato ancora Goethe se fosse nato e vissuto ai tropici, sarebbe facile capirne il perche'. Una volta tanto riflettiamo anche su questo aspetto, volutamente demonizzato dalla cultura corrente, perche' fra non molto il patrimonio del passato sara' del tutto inintelligibile per le generazioni future che saranno totalmente prive di ogni identita'. E, osservando l'oggi potremmo gia' dire, senza averne guadagnato nulla in umanita'.

J. Brahms

Ein Deutsches Requiem

22 commenti:

Hesperia ha detto...

Intanto ti faccio i miei complimenti per la scelta del pezzo di Brahms ricco di pathos e di colore. E' vero: tutto l'ensemble sembra molto ispirato all'unisono. Certamente Brahms non può essere Brahms, se lo avessero trapiantato altrove. Così come Goethe non potrebbe essere Goethe se fosse nato ai tropici.E Dostoevskij non è pensabile senza la grande Madre Russia.
Oggi prevale il guazzabuglio intertnico anche nelle arti. Ma per rimanere in ambito musicale, aver visto un coreano fare Compare Turiddu nella Cavalleria Rusticana di Mascagni, l'ho trovato alquanto deprimente. Sì che c'era lo studio, l'impegno e tutto il resto da parte di quel povero tenore, ma il ruolo di un siciliano non lo può fare un coreano. E il bel canto italiano lo si fa in Italia. Poi caso mai lo si esporta. Credo che la stessa cosa valga per la Germania. Musica e territorio sono intimamente legati. Ma anche letteratura e territorio. Cosa di cui poi mi occuperò quando sarà il mio turno. Esiste il contatto e il contagio con altre culture (e chi lo nega?), da parte di ogni autore; ma poi la rielaborazione è qualcosa che deve recare la cifra stilistica di quel paese. Indubitabilmente. Conoscere le arti musicali, figurative e letterarie di un paese è, in sé, una conoscenza di tipo "antropologico-culturale" che non può e non deve essere cancellata.

Anonimo ha detto...

Quella di non rappresentare Wagner perché piaceva ai nazisti mi sembra proprio un'emerita cazzata. Tanto più che Wagner non ci aveva niente a che fare col nazismo. Andando avanti di questo passo non potremo nemmeno più sentire l'Otello per quella frase "Esultate l'orgoglio musulmano sepolto è in mar". E allora nelle opere dove quasi tutte le donne muoino? Carmen, Mimì, Butterfly, Manon ecc. Non le rappresenteranno più perché sospette di maschilismo e di misoginia? Sono le grandi imbecillità del correttismo politico.
The Flying Dutchman

Drago Draghi ha detto...

Grazie o Hesperia. Siccome ho avuta una certa esperienza in passato, posso garantirti che le stesse facce le si vedono ovunque sia nei cori che nelle orchestre nordici. Capita anche altrove mentre da noi, nell'ambito professionale, prevale lo scazzo.

Nell'Ottocento, molti compositori contribuirono alla grande elaborazione delle rispettive identita' nazionali: Brahms, Dvorjak, Smetana, per non fare che pochi nomi, molto vicini tra loro. Si tratta del consolidamento che segue sempre i grandi rimescolamenti. Effettivamente e' cosi': dopo ogni contaminazione prende l'avvio l'assimilazione, a cui segue sempre la sedimentazione. E' infatti in questi periodi storici che vengono definiti i caratteri peculiari di ogni cultura. A volte con qualche forzatura, ma sempre in un ottica tradizionalista.

Siccome ora prevale il progresso, non c'e' mai quiete, quindi non c'e' assimilazione, ne' sedimentazione. E percio' la nostra cultura non produce piu' niente di nuovo, limitandosi a riciclare (spesso male) l'esistente.

Va detto che gli orientali mostrano molto piu' interesse per la nostra antica produzione, di quanto non facciamo noi stessi, e ne va loro dato atto, ma, limitatamente alla musica vocale, lo scoglio della lingua e' quello davvero insuperabile perche' anche la fonazione si puo' correggere solo fino ad un certo punto, essendo il prodotto di anatomie piuttosto diverse tra loro.

Va detto che il tipo di fonazione una volta in uso in italia, era considerata la migliore del mondo in quanto a rendimento, tanto che nel passato gl'italiani imputavano a molti stranieri di esprimersi con grugniti.

Mi rendo conto che sarebbe una cosa lunga il parlarne diffusamente, ma dovrebbe essere chiaro che anche le differenze linguistiche sono il frutto di anatomie diverse e che non sempre la duttilita' umana e' in grado di mettere ogni uomo nelle stesse condizioni.

Non so se l'hai notato, ma da trent'anni a questa parte, anche l'anatomia degli italiani e' cambiata. E con questo non intendo dire che si tratta di individui piu' sani, solo diversi da com'erano prima.

Drago Draghi ha detto...

X Flying Dutchman

Per fortuna Wagner lo eseguono comunque, ma se fosse per qualcuno, sparirebbe tutta la sua opera, compreso quella che ha lo stesso titolo del tuo nick, e che con i miti nordici non ha nulla a che vedere. :-)

Mi sa che l'Otello rischia un po' di piu', visti i tempi. Un uomo di colore che si fa chiamare "Duce", cristiano, che gioisce per la disfatta dei turchi, che ammazza la moglie bianca, sarebbe un concentrato letale per l'attuale cultura dei "diritti". :-(

Hesperia ha detto...

Drago, Otello in fondo in fondo è razza protetta. Se lo tocchi potrebbero sempre insorgere i neri :-) Ergo, se sei black puoi fare quel che vuoi: anche ammazzare la bianca moglie Desdemona.
A proposito di fonazione, ricordo le critiche che venivano espresse in modo veemente al povero Mario Lanza (che pure non era male) e ad Anna Moffo. Entrambi italo-americani.

Flying Duchtman non stai scherzando, dato che al correttismo-cretinismo non c'è più alcun limite. Ferrara si è preso una denuncia per maltrattamenti e intimidazioni contro le donne che vorrebbero abortire. E guardate un po' qui cosa avviene:
http://hurricane_53.ilcannocchiale.it/post/1570648.html
Ma buttiamola in musica che è meglio...

Anonimo ha detto...

E' un post molto colto e ben documentato che fa riflettere su un legame al quale francamente non avevo prestato attenzione. Quello fra il sentimento di un popolo e la sua terra. Ovvero la musica come figlia del suo territorio. Buona serata a tutti
Demetra

Drago Draghi ha detto...

X Hesperia

Vuoi dire che il prossimo Duce sara' nero come Otello? Puo' darsi. Intanto in USA ne candidano gia uno che di nome fa Obama, che altro non e' se non Osama pronunciato diversamente. Altro che "memoria", manco quello che e' accaduto 7 anni fa, si ricordano. E se nessuno ci vede una relazione, temo che i discorsi complicati servano a poco. In questo caso il colore serve a poco, foss'anche verde e con le antenne non cambierebbe nulla. :-)

Quanto alla fonazione, alla Moffo e a Lanza addebitavano qualche anglicismo nella pronuncia, ma e' evidente che l'impostazione era quella italiana su laringe italiana. Ce ne fossero oggi che non si capisce piu' una parola...

Siccome hai accennato ai coreani che venivano a frotte nei nostri conservatori, andrebbe detto che la tecnica la imparavano a casa loro e che spesso era meglio di quella che s'insegna (purtroppo) in Italia. Lo scopo era soprattutto la familiarizzazione con la nostra lingua, anche se qualcuno si sara' certo illuso di apprendere una tecnica "italiana".

Capirai che parlando una lingua come il Mandarino che vede almeno un centinaio di pronunce diverse per la sola lettera "i", l'impresa e' titanica. L'unica pronuncia "avanti" al mondo e' quella italiana. Nemmeno le altre lingue latine sono del tutto immuni da blesismi e suoni gutturali che tolgono risonanza alla voce. Naturalmente si parla del passato... basta andare a sentire in un qualunque stadio per accorgersi che anche gli ottentotti saprebbero fare ormai di meglio. Pero' fino a un paio di generazioni fa la lingua influiva in modo benefico sull'anatomia, secondo il principio che "e' la funzione che fa l'organo".

Drago Draghi ha detto...

X Demetra

Lusingato. Per la verita' e' solo da qualche anno che rifletto su queste cose. Prima non le consideravo di primaria importanza, ma da un punto di vista tecnico non c'e' molto da discutere. Basta far cantare ad una band di bianchi un gospel per accorgersi della differenza.

Anonimo ha detto...

Sul nick wagneriano ero al corrente. E dato che sono un fervente wagneriano non solo nel nick, mi chiedo come si faccia a tacciare di nazista un compositore nato il 1813 e morto nel 1883. Se è per questo, i nazi si dilettavano anche ad altri importanti compositori di musica classica antecedenti a Wagner come Beethoven. E allora?
Mah...Misteri del fanatismo ideologico.
The Flying Dutchman

Drago Draghi ha detto...

X Der Fliegende Hollander

Cosi' e' piu' filologico. :-)

Complimenti. Per amare Wagner non c'e' alcun bisogno di addestrarsi con la SS, ma bisogna sussurrarlo in tempi come i nostri.

Io credo di aver capito il perche'. E' colpa di tutta la cultura progressista. Ragionando in modo semplice e lineare non capiscono che la storia funziona a piu' dimensioni, cosi' la interpretano al contrario. Mi spiego. non dicono che il nazismo ha preso dalla Konservative Revolution, da Jahn, da von Clausewitz etc. Dicono che questi hanno "preparato" il nazismo. Ovviamente, secondo un modo cosi' idiota di ragionare potrebbe averlo "preparato" anche l'Impero Romano, o il Sacro Romano Impero. Quando uno nasce si "prepara" a morire per questi fessi patentati. In mezzo non c'e' niente. Il guaio e' che questo modo di ragionare e' condiviso sia da tutte le correnti di pensiero post-rivoluzione francese che da chi del nazismo ha realmente qualcosa di cui dolersi. In quest'ultimo caso, credo, sia materia per la psichiatria.

Hesperia ha detto...

E' vero che der Fliegende Hollander fu ispirato da una travagliata navigazione fatta da Wagner? Pare che anche Listz fosse un ardente wagneriano e si sente bene ne "I preludi", un pezzo siuggestivo che mi piace molto.

Aretusa ha detto...

Ciao Drago, io non riesco a sentire il pezzo...non capisco come mai....va e viene. Peccato:-(
E poi, molto interessante il tuo post sulla correlazione fra musica e territorio, in effetti, non essendo una grande intenditrice di tale arte, non ci avevo prestato attenzione nemmeno io.
Vero che la "terra" influenza non poco l'artista, se non altro perchè egli ricava sensazioni da ciò che lo circonda e poi le traduce in musica, letteratura, pittura ecc.
Neanche a me piace il "guazzabuglio interetnico" fra le arti (come lo chiama Hesperia) e non oso immaginare un compare Turiddu coreano, anche se ho visto (e non mi é piaciuta) un pezzo della Traviata cantata da artisti anglosassoni.
Mancava di "qualcosa" anche se non saprei dire esattamente cosa...
Infine la "politically correctness" é la più grossa bestialità che l'uomo abbia inventato (dopo le armi), non é appiattendo le caratteristiche umane a un presunto standard di correttezza, che si risolvono i grandi problemi dell'umanità,come le discriminazioni razziali e via dicendo. Ma vallo a spiegare ai malati del politicamente corretto, i quali non sono meno fanatici, dei fanatici religiosi che difendono a spada tratta.
Ciao mary

Drago Draghi ha detto...

X Hesperia

Pare proprio di si'. Da un punto di vista formale W rivoluziono' l'opera e l'avvicino' al sinfonismo, considerato forma piu' colta, soprattutto nell'Europa del nord. In quest'opera ci sono gia' molti degli elementi che, una volta sviluppati, caratterizzeranno il Ring e la visionaria "Opera d'arte dell'avvenire": un'opera "totale" che precorre la cinematografia.

Drago Draghi ha detto...

X Aretusa

Puo' darsi che l'inconveniente tecnico sia dovuto a YouTube. Ora mi pare che funzioni.

In realta' io non dico niente di nuovo. Fino ad almeno 50 anni fa era l'opinione di tutti, mentre ora sembra quasi un'eresia. Alcuni musicologi (es. C. Geiringer) si sono spinti ancora piu' in la studiando gli alberi genealogici delle famiglie di grandi musicisti come J.S. Bach e W.A. Mozart, e traendone a conclusione un dato statistico: in famiglie secolarmente dedite all'esercizio musicale, la comparsa del genio e' pressoche' inevitabile. Il che porterebbe a riconsiderare il valore genetico oltre che quello educativo. Del resto e' esperienza che capita a tutti quella di accorgersi che un figlio mostra attitudini appartenute al padre, alla madre, o a un antenato.

Io non avrei nulla da obbiettare alla contaminazione tra culture, del resto e' un fatto inevitabile. Ma, come ho detto, a questa deve seguire la "digestione" che viene sempre effettuata in momenti storici di quiete. Ovviamente mi sfugge il valore di certi contributi esterni che la nostra civilta' ha gia conosciuto nel Paleolitico.

Anonimo ha detto...

La mia opera wagneriana preferita è Il Gotterdaemmerung. Mi trovo in completo accordo con le vostre riflessioni. In particolare sulle notazioni musica-territorio e musica-entourage familiare su cui ha posto l'accento il Drago. E' evidente che quello che un tempo si chiamava "il bernoccolo" per una qualche arte o mestiere, veniva coltivato e incentivato in famiglia. W.A.Mozart, genio di Salisburgo ne è la lampante testimonianza.
The Flying Dutchman

Drago Draghi ha detto...

X The Flying Dutchman

Infatti sto ascoltando proprio la morte di Sigfrido dopo molto tempo che non ascoltavo Wagner. :-)

In fin dei conti diciamo solo ovvieta' sulle quali una volta non si discuteva nemmeno. Si diceva semplicemente "ha preso da mamma o da papa'", oppure " e' tedesco, o francese" e con questo il discorso era chiuso. Se ci tocca di riprendere certi argomenti e' perche' l'impatto della cultura corrente e' stato devastante, soprattutto sulle menti piu' deboli. Poco male, vorra' dire che non s'accorgeranno se il figlio somiglia piu' al vicino di casa che a loro. :-)

Anonimo ha detto...

Anche il cosiddetto bernoccolo è un luogo comune. Questi bernoccoli nascevano nelle famiglie dove si coltivava un'arte. E magari i bernoccoli te li facevano davvero perché ti mettevano lì a suonare dalla mattina alla sera.
Siamo sempre al discorso dell'arte come ispirazione ma anche e soprattutto come traspirazione. Cioè quel virtuosismo che nasce da un infaticabile esercizio. Ma oggi se ad un discepolo gli dai dell'asino, rischi di finire davanti a un tribunale per maltrattamento. Eppoi ci si stupisce come mai c'è tanta mediocrità.
The Flying Dutchman

Hesperia ha detto...

Purtroppo non sempre si vede l'icona di You Tube. E' capitato anche a me di vedere lo spazio vuoto.
La battuta sull'allievo "asino" dove il docente rischia di essere processato per maltrattamenti, non è un'iperbole né un'esagerazione, poiché è realmente successo.
Egle dal Canada è tornata in patria. Suppongo sia precettata dai suoi familiari.
Quanto a me, fino a lunedi sono impossibitata ad aggiornare il blog.

unedame ha detto...

Grazie caro Drago, per queste tue lezioni musicali!
I profani come me ne traggono grande vantaggio.
Mi viene da pensare che noi disgraziati italiani non sappiamo nemmeno piu' esportare le canzonette.
Il bel canto é sempre cantato dappertutto, ma non abbiamo piu' autori che io sappia. Neanche di musica leggera che possano varcare i confini di casa.

Son tornata temporaneamente sul suolo natio e vedro' di trovare un po' di ottimismo malgrado tutto..
Egle/Lontana

Egeria ha detto...

Beh io non sarei tanto assolutista.Voglio dire che se un coreano, per esempio, ama l'opera lirica italiana e desidera cantarne le arie più belle, è un motivo di vanto per la nostra cultura.Toccherà poi a lui , se vuole cantare in tutti i teatri del mondo acquisire una padronanza perfetta dell'italiano.La musica è patrimonio di tutti.Ricordo che ai tempi di Mozart i compositori italiani facevano scuola e non a caso certe composizioni di Mozart sono in italiano.Oltretutto Mozart ha preso molto dalla musica italiana barocca:ascoltate Cimarosa, Traetta, Scarlatti,Paisiello, Durante, lo stesso Salieri e tanti altri.Però, essendo Mozart, cioè un genio assoluto, ha preso sì tanto dalla musica italiana, ma l'ha pure metabolizzata al top e adattata al gusto dei suoi connazioali.Un esempio?Il flauto magico.Il discorso vero è un altro:tutti i paesi, tedeschi in particolare, conservano gelosamente le loro tradizioni musicali, amano la musica, ne hanno una cultura che da noi non esiste.A Dresda , città bellissima e ricostruita man mano come era prima con amore e grandi investimenti economici, per le stradine del centro si ascolta musica, musica classica.Camminare per il centro di Dresda e ascoltare per esempio Vivaldi per opera di ragazzi giovanissimi è stata una esperienza bellissima.Vi risulta che da noi questo accade?Vi risulta che noi difendiamo e trasmettiamo il nostro patrimonio musicale alle giovani generazioni che ascoltano musica(????) orripilante, dozzinale, puro rumore rompitimpani?
Questo non accade.Non capita mai di ascoltare in Tv, in prima serata gli artisti che interpretano ad altissimi livelli la NOSTRA, musica, quella che è geneticamente stampata in noi ma che, nei più,è sepolta in un cassetto del cervello che non si fa aprire.Biondi, Alessandrini, Europa Galante tanto per fare dei nomi chi li conosce tra il grande pubblico?E taccio dei giovani.E chi conosce per esempio il lamento della ninfa di Monterverdi che è di una bellezza abbagliante?Come sempre da noi manca la cultura e la venerazione per il nostro grandissimo patrimonio cuturale.La colpa è della scuola e della TV.La cosa comica è che solo su canale 5, ma di sabato e alle 8 e mezzo del mattino, c'è una trasmissione per melomani che si chiama Un palco all'opera.E qui per esempio ho conosciuto l'opera IRIS di Mascagni con il suo Inno del sole che è conosciutissimo ma di cui non si parla neanche ora perchè era considerato (e lo è ancora credo) un inno FASCISTA.Come se la musica abbia un colore politico..Ma ne parlo nel mio blog.Buona domenica a tutte/i

Drago Draghi ha detto...

X Egle, Lontana, Une Dame

Ma grazie... Allora bentornata in Etiopia :-)

X Egeria

Di coreani ne ho conosciuti tanti. Mi pare anche di aver detto che sono molto bravi, spesso piu' dei nostri. Ma per fare certe cose "ci devi nascere" e non c'e' uguaglianza che tenga. L'opera lirica e' nata in Italia e, fino alla meta' del secolo scorso i migliori cantanti erano italiani: per scuola, ma soprattutto per natura. Ormai non e' piu' cosi', a parte qualche eccezione, e non ci sono piu' intenditori, pertanto tutti applaudono tutto. Mediamente i non italiani sono meglio, ma non c'e' paragone con un passato nel quale fino dalle osterie si sentivano uscire voci che ormai non si sentono piu'. Se Caruso non era coreano non saprei che farci :-)

Se mi parli di musica antica, allora e' un altro discorso, ma tieni conto che fino a un paio di decenni fa i migliori gruppi erano stranieri, mentre in Italia avevamo poco o niente. Ora sta cambiando, ma la vocalita' richiesta per eseguire un certo repertorio e' un po' diversa, anche se ammetto che la melomania ha nuociuto molto al Belcanto che pure nasce con il barocco. Conosco alcuni gruppi che hai citato e riconosco che sono bravissimi, ma ribadisco che e' ormai un altro modo. Personalmente ho dovuto alternare piu' attivita' lavorative, ma ho studiato molto la musica rinascimentale e barocca e l'ho eseguita con piccoli gruppi quando in Italia non c'era quasi niente. Percio' capisco la tua critica, ma eravamo partiti da Brahms...

Egeria ha detto...

E perchè anche nel settore bel canto siamo in crisi?La lirica era musica altamente popolare, ai tempi di Verdi e, credo, ancora di Caruso.Ma non vorrei iniziare la solita filippica di una Italia decadente etc etc.Ovvaimente non ho parlato di Brams, perchè mi interessava una parte del suo discorso.Comunque direi che la musica barocca sta tornando prepotentemente alla ribalta.Solo la TV non se ne è accorta:)