lunedì 7 febbraio 2011

Aldilà, Nekyia, Inferno


Nella storia della letteratura s'incontrano spesso figurazioni dell'aldilà, oltretomba, o dell'Inferno (concetti tra loro distinti), adoperate come pretesto narrativo. L'idea che se ne ricava non è unitaria, presenta svariate connotazioni e stratificazioni culturali. 
Nella letteratura occidentale si trova un aldilà cristiano, un aldilà pagano d'origine tradizionale-mediterranea, uno greco-romano, ma molto spesso una fusione tra più concezioni, altre volte contaminazione con altre idee, dallo Sheol ebraico all'Ade, da un'idea di Inferno non come luogo di pena ma semplicemente come dimora dei morti, a un'idea di Inferno di pene astratto o fisico. 
Differenze ci sono anche nella stessa mistica cristiana in diverse epoche.
"Inferno" è dal lat. "infernus", "posto in basso", "inferiore", sinonimo di "inferus". Col termine "inferno" ci si riferisce di solito solo alle 3 rel. monoteiste, invece "inferi" si riferisce a tutte le altre culture pagane antiche e moderne. Nel mondo greco-romano non compare l"Inferno", ma "Inferi"a indicare il sotterraneo "regno dei morti", il cui re era il dio Ade/Plutone o Dite/Proserpina, da cui il nome Ade, intesa come regno degli inferi, con il nome del dio esteso anche al luogo. Il regno dei morti greco-latino era un luogo fisico, raggiungibile seppur vago e immaginifico, dove soggiornavano ombre, senza divisioni morali di meriti. Sarà Virgilio nell'Eneide che inventerà una topografia infernale complessa, dividendo gli Inferi tra Tartaro e Campi Elisi, in cui è presente una divisione morale tra le ombre; Virgilio inventa anche la 'Città di Dite', presa a prestito da Dante per la Commedia.


(William Blake, tavola per l'Inferno di Dante)

Nell'Ebraismo originario l'Inferno rispetto ad altre culture assume nuove connotazioni. Il principio del male, Satana, angelo caduto, non è un dio (come invece in altre culture), ma in quanto angelo una figura inferiore a Dio e da Lui emanata che tradisce, più potente dell'uomo, e viene nominato anche con gli appellativi di culture vicine, quasi per sottolinearne l'alterità e la pericolosità: Belzebù (figura fenicia), e Hinnom (la Gehenna) diviene il nome dell'Inferno al posto di Sheol (il luogo dei morti sottoterra). Hinnom era in origine il luogo d'adorazione pagana di Moloch, raffigurato in bronzo, sotto cui s'apriva una fornace dove venivano mandati ad ardere giovani per sacrifici umani.
Nel NT il testo greco originale distingue tra Ades (intesa come tomba) e Gehenna (come fuoco, come valle di Hinnom), ma non sempre nelle traduzioni è rispettata la differenza lessicale-concettuale. Numerosi comunque i passi nei Vangeli in cui Gesù in persona parla di Inferno, direttamente o servendosi di metafore in fondo molto chiare ('dove sarà pianto e stridore di denti', 'nel fuoco eterno') anche se la parola precisa, in sè, non compare nella Bibbia.
Per la teologia e la mistica cristiana, dopo un primo periodo in cui l'esegesi non era distaccata in toto da culture eterogenee, anche la teologia cattolica (come in seguito quella ortodossa e in parte protestante) interpreta l'Inferno come un luogo-non luogo più metafisico che fisico, comunque molto reale, di lontananza da Dio e pena, fiamma eterna (tranne l'eresia modernista trasversale che ha messo in dubbio tutti gli articoli di fede storici) dal momento che il testo sacro chiarisce molto bene cosa intende, ma non ne dà una descrizione precisa.

Per il viaggio infernale in letteratura, non si potrà prescindere da Dante, che ha informato di sè gran parte dell'immaginario collettivo non solo italiano, e già qui i temi non sono adatti ad un breve post, si tratterà quindi solo di osservazioni fugaci. L'Inferno di Dante è cristiano? Dipende che valore diamo alle parole. In un certo senso, no affatto.
Per Dante il mondo fisico era diviso in 2 emisferi, uno formato da terre emerse, l'altro coperto dalle acque. Dante mutua queste idee dalle conoscenze incomplete del suo tempo, ma non dalla Bibbia, in cui non si fa cenno a nulla del genere: il testo biblico non dà indicazioni cosmologiche se non sulla non misurabilità dell'Universo, ma non dice affatto che la terra fosse al centro del sistema solare -questa era invece idea tolemaica abbracciata da Dante-, nè che fosse piatta, o immersa in acque esterne, ma l'unica cosa biblica affermata a riguardo è risultata anche scientificamente esatta: 
in Isaia 40:22 si afferma "Egli(Dio) è Colui che è assiso sul globo della Terra" col termine chug (globo, sfera)...e ci sono altri passi biblici in cui veniva messa in evidenza la sfericità del pianeta.


(raffigurazione dell'Inferno dantesco)
Tornando a Dante, la conformazione infernale della Commedia è dovuta a suo avviso alla ribellione di Lucifero, al suo essere precipitato sulla terra dal Paradiso, che per Dante era un luogo fisico oltre il sistema di rotazione geocentrico. Nel punto in cui cadde Lucifero, il terreno si sarebbe ritratto per contatto con il demonio, creando così l'enorme imbuto dell'Inferno (dantesco). La porzione di terra ritratta, riemerse nell'emisfero delle acque agli antipodi e formò la Montagna del Purgatorio che si erge dal mare nell'emisfero opposto. Lucifero è per Dante quindi conficcato al centro della Terra, nel punto più lontano da Dio, immerso nel lago sotterraneo Cocito, perennemente ghiacciato a causa del vento freddo prodotto dal continuo movimento delle sue sei ali.
Nella Bibbia gli unici punti solo in parte in comune con la visione dantesca sono in Apocalisse, la figura del Dragone incatenato per i 1000 anni dall'Arcangelo Michele, e la caduta degli angeli ribelli in Ezechiele, molto differenti comunque dalla Commedia.
Sempre nella Commedia, innumerevoli invece sono i demoni o i mostri indicati da Dante: alcuni di sua invenzione, altri da fonti mitologiche per lo più greco-romane. Minosse, il Minotauro, Caronte tristo nocchiero, i Centauri, le Arpie, le Furie, Cerbero...in questo Dante si rivela poeta prettamente medievale. Indubbiamente parte dell'esegetica fino alla Scolastica di San Bonaventura, San Tommaso d'Aquino, Alberto Magno e molti padri precedenti hanno rielaborato alcune figurazioni classiche in chiave simbolica. Altre fonti dantesche però sono anche i racconti trobadorici, la Chanson de Geste.
In questa ottica la Commedia va situata come il culmine della tradizione medioevale, come l'esito letterario più alto dell'epoca, ma anche come la sua fine. Ma quando Dante compone la Commedia ha alle spalle una lunga tradizione di Viaggi agli Inferi, con la comune origine del pretesto narrativo della Nekyia, già in Omero e Virgilio. Sarebbe il caso di cominciare a considerare la Commedia come un incontro di codici molto differenti, e non solo come 'poema cristiano' come talvolta viene fatto, perchè in senso strettamente teologico non lo è, o per lo meno non solo, quanto invece aspira ad essere una Summa enciclopedica, questo sì anelito medievale al centone d'arte, riassuntivo di tutta la cultura del tempo.

(Gustave Dorè, incisione)


Nekyia, dal greco νέκυια, (da νέκυς, arc. di νεκρός «morto») era presso i Greci antichi il rito (necromatico appunto) con cui si evocavano i morti a scopo divinatorio.
Nel XI canto dell'Odissea, Ulisse racconta di aver raggiunto l'Ade per interrogare l'indovino Tiresia e conoscere la propria sorte: i morti sono presentati come ombre mute che per parlare, quindi per riacquistare una parvenza di vita, devono abbeverarsi con il sangue. Ulisse allora compie un sacrificio rituale, raccoglie il sangue delle vittime, e mentre le ombre assetate gli si fanno intorno come vampiri, si difende con la spada; terrà gli spiriti lontani durante l'incontro con un compagno morto, poi quando interrogherà l'ombra di Tiresia, infine quando parlerà con la propria madre; solo a questo punto concederà agli altri morti di bere il sangue e dunque di raccontare la loro storia.
Nel Libro VI dell'Eneide Virgilio segue in buona parte la narrazione di Omero: anche Enea incontra nell'aldilà un compagno morto, si difende con la spada (ma dai mostri infernali, non da anime assetate), cerca inutilmente come Ulisse di abbracciare un'ombra. Con la sua descrizione degli inferi, l'Averno, Virgilio si colloca idealmente sulla linea di congiunzione tra paganesimo greco-romano e cattolicesimo; Virgilio fa propria la credenza della reincarnazione in qualche modo, e tuttavia associa all'aldilà il sogno, elemento decisivo per la successiva tradizione medievale: il vestibolo dell'Averno è ombreggiato dall'Olmo dei sogni vani, e Enea, compiuto il suo viaggio, lascia l'oltretomba passando per la Porta d'Avorio dei sogni.
Già nei primi secoli del medioevo si diffondono i resoconti di viaggi nell'aldilà in forma di Somnium, i sogni, o di visione, che alla lunga seguono uno schema fisso: il protagonista ha un malore o una febbre alta, resta per ore in uno stato di morte apparente e nel frattempo compie il viaggio nell'aldilà, per poi ritornare tra noi e raccontare. Spettatore più che attore, non scambia parole con le anime dei morti, che sono per lo più figure esemplari o tipi. Questo tipo di narrazione diventa un'abitudine letteraria, e nelle volgarizzazioni viene purtroppo facilmente accostata al racconto di San Paolo asceso al terzo cielo, o all'Apocalisse di Giovanni, o alle visioni di Daniele. 
Nel Trecento, quando il brevissimo versetto del "quasi per ignem" paolino di 1 Cor. 3:15 ha già generato nell'immaginazione occidentale la tripartizione geografica dell'aldilà, Dante, sulla scorta della tradizione ma anche della patristica non può che sancire la nascita del Purgatorio, luogo intermedio tra dannazione e beatitudine, più che non renderlo come ipotetico luogo intermedio metaforico e 'a tempo'. 
Dell'aldilà classico greco-romano ancora in Dante rimangono atmosfera e mostri, di quello medievale rimangono la suddivisione delle pene in base ai peccati, dei premi in base alle virtù, con le contaminazioni pagane più varie.
Altro influsso nella Commedia e della letteratura medievale è il Somnium Scipionis, brano del "De Re Publica" di Cicerone del 54 a.C. dalla forte valenza morale e immaginifica insieme: in questa parte dell'opera si tratta dell'immortalità dell'anima, del premio ultraterreno destinato ai grandi uomini, a una visione mistica-filosofica dell'aldilà secondo i valori romani. 
Ebbe enorme risonanza in tutto il medioevo. Il contenuto è organizzato come racconto di Scipione Emiliano cui appare in sogno il nonno Scipione Africano, predicendo il futuro, testimoniando una visione di sfere celesti, immortalità dell'anima.
Per il resto, se la Commedia si allontana da testi precedenti in alcuni ambiti, il Purgatorio, come l'oltretomba tradizionale greco romano, è ritmato dai 7 peccati capitali, l'Inferno è tripartito. Nei primi 6 cerchi ci sono gli incontinenti, nel 7° i violenti, nell'8°e 9° quei della frode. Per chi insiste sull'origine solo cristiana dell'aldilà dantesco, vanno opposte alcune prove. 
Non c'è nessuna figurazione composta 'a gironi' dell'aldilà cristiano. 
Inoltre la tripartizione dell'Inferno dantesco risale da una parte all'Etica Nicomachea di Aristotele, dall'altra al "De Officiis" di Cicerone, mediato secondo la concezione del diritto e del dovere attraverso il Corpus Iuris Civilis di Giustiniano
la struttura dell'Inferno dantesco dunque non deriva come comunemente inteso dal dettato ebraico o cristiano, ma in gran parte è suggerito dalla filosofia greca, dal diritto romano, da teorie medievali 'ecumeniche'. 
Continui infatti sono gli echi dei viaggi nell'oltretomba pagano, quello dell'Odissea, conosciuta da Dante indirettamente solo attraverso vulgata latina, e dell'Eneide, di gran lunga tra i testi più presenti in filigrana nella Commedia; vanno aggiunti gli influssi da Apuleio, dalle Argonautiche di Apollonio Rodio con il tema del viaggio, del viaggio iniziatico, della trasformazione di sè e dell'anima, da Plotino e di culti pagani misterici quanto di percorsi gnostici veri e propri.
Ulisse protagonista in Dante nel canto XXVI dell'Inferno, è un doppio di Dante, il viaggiatore che ha tentato di raggiungere l'aldilà senza essere assistito dalla Grazia; Virgilio è la guida attraverso i primi 2 regni dell'oltretomba dantesco, poeta pagano, ma visto nel medioevo come fuso con il cristiano. La fede medievale in un unico Dio separa Dante dai predecessori politeisti pagani, pur usando lui tutto il loro bagaglio di temi in una sorta di grande centone enciclopedico delle credenze d'allora, e garantisce ovviamente il successo del suo viaggio, con la complice Beatrice morta e risorta in qualche modo che intercede per lui.
La discesa agli inferi, la visione d'aldilà, l'evocazione dei morti sono (anche) pretesti letterari, di cui qui abbiamo visto pochi esempi. Divengono anche nella Commedia, come noto, non solo un mezzo per conoscere il futuro con arti più o meno magiche, ma anche per leggere il presente trasportato nell'aldilà, non scevro da favoritismi e vendette personali: 
così l'Europa medievale viene apparentemente osservata da una prospettiva eterna, sottratta al tempo della storia perchè già sottoposta all'immaginario giudizio di Dio/filtrato da Dante/narratore.

Josh











34 commenti:

Josh ha detto...

p.s.
dopo inenarrabili e infernali prove, la grafica del post non viene meglio di così;
inspiegabilmente anche i caratteri non è possibile modificarli, c'è un pout-pourrì di Times new Roman, Trebuchet, Arial che non ho fatto io, ma li mette alla cavolo la piattaforma...e non è la prima volta che lo fa. Anche i megaspazi che genera in fondo talvolta anche nei post di Hesperia stavolta li ho pure io.

johnny doe ha detto...

Bell'excursus storico,etimologico e concettuale di questo topos,Josh.

Il senso che più mi affascina legato a questo termine non è quello di un approdo definitivo della scolastica,ma quello provvisorio greco (e moderno) come passaggio obbligato di una eventuale rinascita.
Credo che anche gli Egizi avessero qualcosa del genere per il Faraone.

Nei moderni,mi viene in mente la rimbaudiana Saison en enfer.

Josh ha detto...

Caro John Doe...grazie m'è venuto così...
La scolastica non ha mai fatto enorme presa nemmeno su di me.
I significati più veritieri dell'Inferno per me sono quello greco e moderno, come dici anche tu;
altrimenti almeno per me il luogo di dannazione neotestamentario, il resto non ha molta presa nemmeno su di me.

non parliamo della Saison en enfer che sarà oggetto degli inferni 'trasposti' e metaforici dei post futuri:-)) ma ce ne sono molti altri.

Indubbiamente per i moderni l'Inferno è anche ora e dentro di noi.
Ma Cristo stesso in fondo diceva allora 'il Regno di Dio è dentro di voi' mettendo l'accento sulla propria capacità di crearsi o meno un paradiso o un inferno in terra, a seconda della volontà e passione che ci costruiamo in grembo, azioni e scelte...
questo non negava anzi decide, a maggior ragione, l'ultima destinazione.

Nessie ha detto...

Josh,
circa il tuo PS: strana la faccenda dei caratteri mescolati. Forse hai fatto qualche copiaincolla che ha sballato la formattazione? Non saprei. La faccenda dello spazio lungo tra i commenti e il testo succede anche a me ed è un affare di lay out. Dovrò chiedere lumi in giro perché non so come raccappezzarmici.

Hesperia ha detto...

Molto suggestivo e affascinante questo viaggio nell'aldilà, tematica difficile ma a cui la nostra cultura ha fatto riferimento da tempo. Hai citato Omero, Dante, l'AT e il NT e altre civiltà col loro culti dei defunti. Non si può fare a meno di constatare che il dialogo col mondo dei trapassati nell'antichità (penso anche alla cultura degli Egizi) era profonda e sentita e serviva a dare energia ai vivi nel loro viaggio iniziatico alla vita. Mentre oggigiorno siamo ad un'alienazione totale del concetto di morte. Non accettiamo la vecchiaia, la malattia e la morte e tutto congiura a trasformarci proprio per questo, in una società di "morti viventi" che si agitano forsennatamente per niente.
Johnny ha citato Rimbaud, ma vale la pena di citare anche il Faust di Goethe e il suo famoso patto con Mefistofele. E possiamo dire che l'uomo della modernità è proprio questo: cede molto di sé, per avere in cambio quell'"immortalità" da morto vivente. Poi se mi verranno in mente altre suggestioni, magari ci torno su.

Josh ha detto...

mah Nessie, sul formato: un po' il testo l'ho scritto nello spazio post, un po' l'avevo in word e l'ho aggiunto dopo, ma l'ho solo copiaincollato: i caratteri erano gli stessi sempre in Times, poi però me li sostituiva da sè, allora ho provato a uniformare tutto arial, tutto Times ma li mette assortiti, ci ho provato un bel po'....

@Hesperia:sì è un tema complesso. Poi volevo sfatare l'idea che la visione dantesca sia paro paro quella cattolica perchè non è così, è una banalizzazione....Già la nekyia dovrebbe far capire che lo spirito di Dante era anche altro, più articolato, il suo non è un testo religioso o di mistica visionaria, un grande capolavoro di letteratura certo, ma non ha all'interno solo 'fede', quanto inventiva, passione civile, linguistica, simbolica.

Josh ha detto...

@Hesperia: tornaci su quando vuoi, mi fa tanto piacere. Ho in mente altri esempi di inferni letterari ma non svelo, la rassegna-post continuerà sarà varia, solo che i significati cambieranno di parecchio nella modernità. Ci sarà anche del comico, ovviamente.

Il dialogo col mondo dei trapassati nell'antichità era considerato una ricchezza, un ripassare dalle proprie origini per capire dei significati veri della vita. Nel mondo grecolatino, nel mediterraneo antico questo aveva anche un valore morale, per apprendere e conservare la memoria degli Avi, ma anche una direzione etica: comportarsi in modo che gli Avi non si vergognassero di noi. Dimensione d'onore del tutto perduta oggi!

Oggi poi come dici siamo all'alienazione. Pensa solo al 'ritocchino'.
Oggi siamo zombi più che altro, più o meno ritoccati, senza alcun trascendente....
come dici, "morti viventi" che si agitano forsennatamente per niente.

Aggiungo che l'uomo della modernità oltre ad aver rimosso la morte e gli avi, ha rimosso moralmente l'Inferno e il Giudizio:
così convinto che non sarà mai giudicato e possa far tutto impunemente, l'inferno l'ha portato qui tra noi.

lazard ha detto...

post molto bello e accurato. mi piace che abbiate avvicinato la tematica letteraria con quella religiosa. è una procedura mentale che risulta difficile a molti(senza voler troppo entrare in merito). probabilmente hai una bella infarinatura di antropologia che dovrebbe secondo me essere impartita a scuola assieme alla storia delle religioni e alle ore libere in biblioteca. (per quanto io sia per la soppressione della scolarizzazione dopo le elementari).

Io non farei molti paralleli colla modernità perché le dimensioni sono talmente rovesciate che diventa solo una calamita etimologica o olfattiva. Il bello delle peculiarità storico-antropologiche e religiose risiede nella visione mistica d'insieme che una comunità intera accoglie come significato del viaggio. moltissime culture poi, siano essa emanazione di società più popolose o meno, hanno sviluppato attorno a questo topos delle costruzioni narrativo-teatrali religiose, o magiche, diversificate per ruoli e credenze. Non dimentichiamo il viaggio sciamanico, o i riti di separazione e allontanamento per iniziare i ragazzi, cioè uccidere (incidere secondo cultura) l'umanità animale(bambino) per farlo diventare persona culturale. da lì tutte le mode antropo-poietiche come i tatuaggi, le scarificazioni, le mutilazioni e anche i viaggi.
Queste pratiche si sono riverberate, cambiando fisionomia, anche nelle religioni monoteistiche specie in quelle zone dove per molto tempo i popoli hanno vissuto momenti di sincretismo religioso.
Nella modernità invece il viaggio negli inferi, o all'inferno, è una dimensione egocentrica, introspettiva, mentale o morale. Anche il grande Fedor scappò nel sottosuolo... ma non ci credono nemmeno loro.
Se non ci fosse stata tutta la storia immaginifica cristiana il viaggio di Dante avrebbe avuto una suggestione diversa, a prescindere dalle deviazioni dal modello. Dante attingeva da un pozzo comune.

PS: Josh, per la questione del carattere e dello stile, prova magari ad azzerare la formattazione sull'editor blogger.

marshall ha detto...

Josh,
pezzo forte, stavolta, fuori dal tuo consueto. Scommetto che nello stendere questo post sei stato influenzato da quella mostra di Bosch a Palazzo Grimani di Venezia, al cui ingresso troneggia il manifesto con il "suo" Inferno. Suo, perchè così lo vedeva il pittore olandese e, come poi ho ampiamente appurato, grazie anche alle tue indicazioni, ha poche somiglianze con l'inferno dantesco, se non per la forma ad imbuto; ma nel quadro di Bosch manca il grande traghettatore: Caron Dimonio. Avevo tralasciato di parlarne nel mio post sul BLU perchè il colore del suo inferno non mi aveva convinto. Infatti è più nero che blu, e quindi non avrebbe avuto attinenza con quel post.
Anche questo post, come quello sulle colonne sonore dei film, è giocoforza lo debba leggere a tappe: è alquanto impegnativo, denso di argomenti aventi a che fare anche con le varie religioni nel mondo.

Josh ha detto...

@Marshall: in realtà, questo post è molto più consueto per me degli altri, almeno nella mia vita quotidiana:-)

Già ho visto che hai scritto parecchio anche in questo periodo...

Josh ha detto...

@Daniz:
(ho provato a intervenire sull'editor blogger, non migliora...per stavolta lo lascio così, altri del passato erano più ordinati graficamente, pazienza.)

La tematica letteraria è vicina a quella religiosa talvolta, e in certe epoche in maniera più forte, è un dato di fatto.

Non ho svolto studi di antropologia in senso strettamente inteso, ma di letteratura e teologia sì per parecchi anni, l'ottica antropologica ne discende semplicemente dal confronto.

Se si sopprime la scuola già dopo le elementari, dopo resto senza lavoro....

Con la modernità il parallelo di questi concetti è possibile ma solo in un'ottica diacronica (come il tema dell'inferno è stato declinato dopo) o come repertorio semiotico (l'inferno rappresentato ma come segnale diversamente ripercorso, con differente funzione)....A me diverte e lo farò...più avanti, con testi il meno scontati possibile. Avevo già tutto in testa adesso, ma appunto un pezzo per volta...

Certo si troverà una dimensione egocentrica del tema, o centrata solo sul proprio immaginario, o una serie di metafore, non più un senso mistico-sociale e a volte nemmeno religioso. L'erosione del concetto nasce già poco dopo la Commedia.

Josh ha detto...

p.s. Marshall: sì ma senz'altro c'è anche molta letteratura qui, specie il 'TUO' Dante:-)

A proposito dei post a rate, se aspetti molto per leggere e sentire quello delle colonne sonore che ha già 2 mesi, i link su youtube potrebbero 'spirare' (mai termine fu più adatto visto il tenore infernale di questo post:)

marshall ha detto...

Josh,
guarda che i link del tuo post sulle colonne sonore dei film li ho aperti tutti: sono una quindicina e forse più, ma non di meno. Feci una certa fatica a trovare il link della colonna sonora che m'avevi consigliato, di quel film girato nella mia "amata" Pavia: dovresti rientrare nel post ed evidenziarlo di più, magari col neretto. Peccato che in quel link si senta solo musica, e non si veda nessuna immagine di Pavia. Peraltro, se non sbaglio, quel brano della colonna sonora è suonata da un alto virtuoso della tromba: e che trombettista!
Tra l'alro c'è una bella colonna sonora molto bella, e struggente, della quale peraltro non potevi essere a conoscenza, la colonna sonora del film Voglio essere profumo. A tal proposito, voglio ricordarti che quel regista ha iniziato in questi giorni la lavorazione del suo terzo film a lungometraggio (ne ha anche fatto diversi, di più breve durata): ne parlerò in un mio prossimo post.

johnny doe ha detto...

Che Dante fosse poco scolasticamente ortodosso mi par quasi certo.A prescindere da certe influenze averroistiche,se si legge con attenzione la produzione poetica (e anche di altri stilnovisti) ci si accorge che la famosa "donna" è tutt'altro che una persona in carne ed ossa,ma una metafora di qualcosa d'altro.e non proprio ortodosso e che questi "Fedeli d'Amore" erano fedeli a qualcosa molto vicina all'eresia, come il catarismo.
Lo stesso Dante avverte,non ricordo se nel Convivio,che le sue opere hanno diversi piani di lettura.
E' stato il genio della Commedia,ma anche molto altro.

Josh ha detto...

Commento molto pertinente John...

L'influsso di Averroè c'era in Dante, e di più per esempio in Cavalcanti, sul quale erano anche state avanzate ipotesi tra le più varie, della sua adesione all'islam e molto più probabilmente a varie eresie, una come dici, la catara, ma anche svariate forme di gnosi.
Lo gnosticismo ha fatto capolino spesso in molti artisti e in varie epoche...e tuttora in fondo rispunta da tutte le parti nascosto da new age...
Il resto della produzione dantesca è ugualmente un capolavoro, meno magniloquente, ma ha una forte immaginosità dell'interiorità, penso alla Vita Nuova, al Fiore/detto d'amore...
ma la 'donna' oggi si dice sia insieme la donna (per chi si ferma a questo livello di lettura) e la genericamente intesa 'filosofia': ma tra le righe bisogna saper capire di che ...-sofia si parli.

Oltre ai commentari classici in questo senso (Auerbach, Sapegno, ma anche Contini, Pasquini....) si è occupato lo stesso Renè Guenon dell'esoterismo in Dante: ha ravvisato avvicinamenti massonici (aveva a suo modo una vera mistica dello Stato),ma anche l'ermetismo, i Rosa Croce...

«O voi che avete gl’intelletti sani,
Mirate la dottrina che s’asconde
Sotto il velame detti versi strani!»

Josh ha detto...

@John: nel significato di Guenon su Dante: beh il Dio di Dante nella Commedia è di nuovo aritotelico, il 'primo motore', 'la causa prima' quasi impersonale come in parte della filosofia greca.
Chi conosce un po' di teologia da un lato,
e storia della massoneria dall'altro,
sa che una tra le prime distinzioni tra il Dio cristiano (AT E NT) e 'l'architetto dell'universo dei massoni' è il fatto che il Dio cristiano è un Dio che si dona, Personale, in parte conoscibile (nei cuori, tramite testimonianza interiore) attraverso Cristo e lo SS: cioè non te la sentiresti di parlare del Dio cristiano in maniera algida-filosofica e razionalistica come di un 'Primo motore' o grande architetto, anche se nel significato base di questi appellativi Dio è certo anche quello...
Permane l'idea che ebbe anche San Paolo del mondo greco, quella del piedistallo vuoto offetto al dio sconosciuto che i greci precristiani avevano concepito, perchè sentivano loro sfuggire qualcosa ...Idem di queste definizioni, 'Primo Motore' , molto poco cristiane, sanno di Dio non conosciuto e non Personale, per cui di concezioni diverse da quelle cristiane in toto.

Anonimo ha detto...

Gran bell'itinerario questo sull'aldilà Josh. Mi piacciono questi post monotematici.
A proposito dei riferimenti legati alla mitologia greca vorrei suggerire pure come i miti servivano a spiegare i cambiamenti di stagione.
Il mito di Persefone rapita da Plutone-Ade , che coincide con la cattiva stagione invernale quando diventa la regina degli Inferi (o Averno) e che quando poi si riunisce con la madre Demetra, la terra ritorna a fiorire e le messi maturano, in fondo è un modo fiabesco per spiegare l'avvicendamento delle stagioni. Il mondo sotterraneo è apparentemente morto, ma poi i semi riposano per meglio germogliare

Saluti
Rosalind

johnny doe ha detto...

Io credo che la "donna" stilnovista sia una certa specie di Sophia che tu già indichi,ma ancor più specificatamente la chiesa catara.Non so se Dante sia arrivato a questo punto,ma è indubbio che su di lui abbiano agito le teorie gioachimite,tanto che nel Liber Figurarum (di cui ho visto uno dei tre codici miniati dell'epoca,quelo di Reggio Emilia)c'è una rappresentazione grafica dei famosi versi trinitari di Dante,il quale conobbe pure Ubertino da Casale.
C'è un interessante libro Hoepli "Dante Templare" che ti consiglio di leggere,se già non l'hai fatto.
Sempre in tema dei versi che mi hai postato,interessante è l'Acerba di Cecco d'Ascoli.

Bye

Josh ha detto...

visto che è un post letterario, mi scuso dei refusi capitati nei miei commenti, ho l'abitudine di scrivere di getto e non controllo di solito.

@Marshall: nel post delle colonne sonore, il film con Pavia cioè 'Fantasma d'Amore' di Dino Risi con Romy Schneider (tsee altro che la Jolie:-)) , Pavia c'è davvero nel film e ha un ruolo atmosferico importante, ma gli spezzoni sul web sono pochi. Lo puoi noleggiare o prenderlo, non credo abbia gran costo, e vale la pena.
L'importante del film è la Schneider, e la bella sceneggiatura.
Per la colonna sonora si tratta di Riz Ortolani e in alcuni brani c'è Benny Goodman, al clarino.

Josh ha detto...

Grazie Rosalind, scrivi pure quando ti va, anzi ricordo che un tempo eri spesso presente sulle Esperidi, poi c'è stata una tua lunga pausa...passa quando vuoi.

Certamente che i miti spiegavano anche i cambiamenti di stagione, in fondo personificavano e divinizzavano/umanizzavano la Natura.
C'è anche da aggiungere che il paganesimo classico era una vera religio, non tutto era vissuto come mitologia come magari lo vediamo oggi, c'era una dimensione panica delle cose, della natura in special modo.

Per la stagione invernale in altre culture c'erano anche Samhain e Yule. Ma molti simboli ricorrono sempre probabilmente perchè si tratta di una conoscenza in qualche modo simbolica-archetipica.

Nei miti-simboli da te citati era diversa anche la concezione del tempo: la concezione pagana del tempo era ciclica, prendeva modello dall'alternarsi delle stagioni.
Nell'evo cristiano la concezione del tempo è lineare, da a a b, da alpha a omega, da nascita a morte, e alla fine giudizio e risurrezione, o da vita a morte e resurrezione finale, tappe lineari.

Questo certo non implica il non riconoscimento della circolarità stagionale da parte dei cristiani all'interno del loro tempo lineare,
nè da parte dei pagani il non riconoscere la ruvida linearità delle date di fatto da nascita a morte.

Josh ha detto...

John, grazie dei commenti sempre stimolanti.
Con Gioacchino da Fiore ci riporti nel pieno del medioevo. Le sue teorie sono state tra l'altro spesso riprese e anche strumentalizzate...anche in ambito marxista.
D'interesse comunque in ambito teologico le sue idee sul sistema temporale binario e ternario poi in ambito di teologia-storia ed escatologia. Rappresentò senz'altro una sorta di rivoluzione, accolta o meno, nella sensibilità medievale.

Con Ubertino da Casale siamo poi in pieno 'scisma' francescano.

Josh ha detto...

Non ho letto purtroppo "Dante Templare" edito da Hoepli, la bibliografia dantesca è sterminata: lo metto...in coda...

Cecco d'Ascoli ai nostri fini va ricordato senz'altro perchè uno tra i maggiori con cui Dante ebbe tenzoni, poetiche, formali e concettuali, nel loro caso proverbiale quella sulla superiorità della Natura/istinto o dell'educazione/intelletto che governa la parte bassa.

Per l'Acerba (aetas), incompiuto perchè il povero Cecco fu arso, cfr:

http://www.centrostudilaruna.it/cattabianiacerba.html

Nell'Acerba tra l'altro Cecco si scaglia contro Dante e spesso contro la Commedia, che vede come un ricettacolo di faccende non vere, tanto che Contini definisce l'Acerba come l'AntiCommedia.

Comunque sia si tratta di un poema in forma didattica: naturalmente oltre a una dose di enciclopedismo, di spiritualità, in Cecco ci sono contaminazioni con il pensiero islamico, Aristotele, Tommaso, filosofi arabi, astrologia e alchimia (questo nella maggior parte di autori medievali, astrologia e alchimia non erano 'vietate'), il punto è come Cecco ha declinato questa sua scientia, fatto che gli costò il rogo.

Non è provato che Dante si fosse spinto fino all'eresia catara, ma ci sono tanti dubbi e sfumature, come dicevamo già I fedeli d'Amore avevano atteggiamenti peculiari.

Hesperia ha detto...

Rosalind ha ricordato i miti greci per i quali la sottoscritta nutre un'autentica passione fin da bambina.

E a proposito di discesa agli Inferi, non posso fare a meno di ricordare quello di Orfeo ed Euridice che tanto ha affascinato artisti e musicisti. Già gli antichi greci si ponevano la grande metafora sull'arte e la poesia che salva la vita e attraversa il regno dei morti, traendone ispirazione.

marshall ha detto...

Josh,
tu insisti sul fatto che la Jolie non sia adatta per la parte di Beatrice Chiesa ved.Pianelli . Eppure, se ci pensi bene - e visto che hai letto il romanzo - in quelle parti della bella Pigotta io non ci vedrei altre che lei.
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E così ho scoperto d'aver detto un'altra cavolata: il musicista di quella colonna sonora, che è Benny Goodman, non è un trombettista, bensì un clarinettista. E dopo questo svarione d'ora in poi non lo confonderò più, e potrei andare diretto a "Chi vuol esser milionario".
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Certo che, dopo aver letto il post, ed aver letto tutti i commenti, non m'azzarderò più a parlare di Dante, nè tanto meno di quel mio proposito, che ti ricorderai, di fare quel post su: Dio è amore". Rispetto al grado di erudizione che ho letto qui, ci farei proprio una figura barbina. Da parte mia, meglio stare su altri argomenti.
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A proposito di "Dante Poeta Cristiano", di qualche tuo commento qui sopra, e visto che ti sono anche molto simpatici quelli di Famiglia Cristiana :-)), appena troverò un certo libricino, trascriverò cosa ebbero a scrivere di lui: che in pratica è cosa loro, totalmente loro, della Chiesa.

Josh ha detto...

Marshall,
per me Angelina Jolie non è così bella, e nemmeno sta gran attrice:-)

Il post che volevi fare su 'Dio è amore' lo puoi fare benissimo....ma penso non possa prescindere da S.Giovanni (Vangelo ed Epistole) e Genesi; casomai si possono fare paralleli e differenze esterni anche con Eraclito.

Su Dante se vuoi fare qualcosa ben venga: l'argomento è talmente immenso che se ne possono prendere solo pezzetti per volta, e di certo c'è spazio tranquillamnete anche per tutte le tue riflessioni.
Se ci pensi, possono essere in chiave storica, mitologica, linguistica, religiosa, filosofica...

Sul libercolo di Famiglia Cristiana si vede che è di grana grossa: come si fa a dire, solo con le poche prove portate nel post, che Dante abbia ispirazione solo cristiana? E Cicerone e Aristotele, e Plotino e Apollonio Rodio? Questo certo finchè consideriamo il cristianeismo biblico....se poi si danno alle favole, i cerberi, i caronti e via andando, allora ci possono spingere dentro a forza di tutto, ma di fatto molti elementi danteschi sono ben estranei alla rivelazione cristiana.

marshall ha detto...

Josh,
come ti ho già scritto in altro commento dedicato al tema, anche per me Angelina Jolie non è poi così particolarmente bella, e non è nemmeno una grande attrice, ma nella parte della BELLA PIGOTTA, così per come l'ha "costruita" Emilio De Marchi nel suo romanzo, al momento non ci vedrei che lei.
De gusti gustibus.

Josh ha detto...

dunque, Marshall proponevi la Jolie e Russel Crowe per il testo di De Marchi:
se rileggi il mio vecchio commento che hai linkato, prima che degli attori (Russel Crowe è un buon attore ma lì sarebbe fuori parte) e della Jolie, ti avevo spiegato che prima di tutto il cinema USA attuale mai MAI MAI si occuperebbe di un testo intimista, italiano, locale, regionale, in cui non avviene nulla di magniloquente, ma tutti i fatti maggiori sono all'interno dei personaggi.
E' la prima cosa di cui tenere conto: diverse concezioni della vita, della letteratura e del cinema.


Per quello ti parlai di cinema italiano calligrafico anni 70, con registi come Bolognini, che oggi non ci sono più, e attori e attrici intimisti.

Di base mettici pure la Jolie, ma NESSUN regista OGGI in USA farà mai un film tratto da un minore della provincia italiana. Ma rileggiti il mio commento ed era più articolato e motivato.

Hesperia ha detto...

Scusate la curiosità: ma che c'entra la Jolie col tema (alto) del post in oggetto che è la vita ultraterrena?
Marsh, ha ragione Josh. E dato che di cinema americano ne mastico anch'io, il cinema hollywoodiano non si occuperebbe mai e poi mai della nostra letteratura di provincia, che oltretutto non capisce né capirebbe mai. Né capirebbe mai il fatto che noi non abbiamo una letteratura che celebra un nazione, ma tante piccole variegate realtà provinciali ( la Lombardia per Manzoni, le Langhe per Fenoglio e Pavese, il Veneto per Parise, la Toscana per Cassola, la Sicilia per Sciascia, Trieste per Svevo, ecc. ). Tema sul quale potrei ritornare.

Vorrei però ritornare al topic invece, dove avevo parlato del mito di Orfeo ed Euridice (caduto nel vuoto, chissà perché) per ricordare un importante saggio di Hillman dal titolo "Il sogno e il mondo infero". Mi scuso, ma forse questo può raddrizzare la conversazione. Altro che Angelina Jolie!

Josh ha detto...

@Hesperia: Orfeo non è caduto nel vuoto, ma l'avevi già citato e così non s'era continuato....

oltre ad Orfeo ed Euridice, ad avere un differente rapporto ma una certa frequentazione con l'aldilà c'erano anche i Dioscuri, per rimanere in ambito mitologico-metaforico.

La figura di Orfeo si ricongiunge con il sapere sciamanico, con l'idea del tramite tra l'aldiqua e l'aldilà. Anche se nel suo caso bisogna mettere l'accento sull'arte, la musica che permette l'accesso a luoghi altri.
James Hillmann è per me geniale

johnny doe ha detto...

Anche questo è Nekya

Euridice


"Mio amato, nulla mi piacque nella mia breve vita terrena quanto il rivedere oggi il tuo volto amato, di cui custodivo la mappa nelle dita, e i tasselli del mondo, che tutto, alberi e mare e fiumi e cielo in esso si rispecchiava. Sei venuto fin qui, attraversando l'Ade,persuaso che gl'inferi fossero un luogo, come sono luoghi i monti e le paludi e i burroni e le valli in quello che qui chiamiamo il rovescio del mondo, perché la vostra luce non è che il sogno, l'illusione, il riflesso della tenebra eterna.Ma gl'inferi sono un luogo dell'anima...troppo i miei occhi hanno veduto... Mio amato amante, quanto coraggio hai chiesto al tuo cuore per giungere fin qui, dove le cose del mondo che tanto amammo si svelano nella loro grigia essenza di freddo nulla, ombre fra ombre, e mi chiedo quale dono potrei farti io...Vedi, gli dei avari mi concessero di seguirti, ma non mi dettero il dono dell'oblio, e dunque avendo io toccato la fredda essenza del nulla gelerei il flusso impetuoso che sgorga dal tuo amore, e il mio sguardo gelerebbe i frutti sugli alberi, e i fiori al mio tocco appassirebbero, e tu ti perderesti nel buio dei miei occhi, gallerie di tenebra che conducono al nulla. Lascerò dunque per un'ultima volta che la luce illumini l'ombra del mio viso che fu bellissimo, e che aveva nel riso il suo più bell'ornamento...potente come il suono della lira era per te il richiamo di quel riso, e dunque riderò...ti volterai, amore amato, perdendomi in quell'istante. Vai, amato amante, vai...gli uomini hanno il dono dell'oblio...ti rendo al tuo mondo di carne,di sudore, di saliva, di sangue...e di mare, e terra, e luce e frutta e uccelli e cielo e grida e amore e odio e vita... e Vita.Vai, Orfeo. Torna nel tuo mondo che non è più il mio.Prendi il dono crudele. Euridice ti ama davvero.”

(leila)

marshall ha detto...

Josh,
ma qui c'è alta poesia in prosa!

Conoscevo Johnny doe per essere un brillante satirico, soprattutto alla romanesca..., e invece, che ti leggo tra i tuoi commenti?: quello più sopra, su Dante, che mi avrebbe dissuaso dall'intraprendere un post sul Divin Maestro, perchè sento che potrei risultare alquanto banale, se raffrontato con quei vostri commenti; e poi, qui, quel passo dell'Euridice.

johnny doe ha detto...

@ marshall

il romanesco lo uso solo per cazzeggiare quella truppa di burini falso moralisti con cui abbiamo a che fare.
E' più pasquinamente adatto

Cabiria ha detto...

Io provo a dire la mia in merito all'argomento sull'aldilà.
Ciasacuno di noi porta in sè in ogni cosa che fa e pensa, il senso dell'eterno, perchè quell'eterno ci è stato inculcato dal Creatore, che è Egli stesso Eterno e Immortale.
Nel bene e nel male, a nostra libera scelta, ci ha fatti, per l'eternità.
Tutto il resto, a mio modestissimo avviso, sono disquisizioni da salotto, tra il sacro e il profano.
Scusate il tono secco.
Ho detto come la penso tenacemente.
Attenti a non farvi trovare impreparati fra cent'anni!
La sopresa, nel bene e nel male, è assicurata!
Parola dell'Eterno che non dice mai bugie.

Josh ha detto...

Cabiria dici "Tutto il resto, a mio modestissimo avviso, sono disquisizioni da salotto, tra il sacro e il profano.
Scusate il tono secco."

conosco Scritture e profezie a menadito, e non mi pareva il caso (nè era mia benchè minima intenzione) di fare il predicatore in questa sede.

Il post, più che discorsi da salotto, era un post letterario, sulla letteratura, mia materia quotidiana,
su come si è sviluppato ed è stato utilizzato, e si è evoluto (si vedrà anche in post più avanti) l'immaginario dell'aldilà,
su come è stato utilizzato IN LETTERATURA l'espediente della Nekuya/evocazione dei morti (Virgilio, Omero, Dante).
Quindi analisi di Virgilio, Omero, Dante e dei loro moduli narrativi.

Non ci sarà nessuna vera e propria sorpesa escatologica finale perchè già tutto o quasi ci è stato detto con una certa chiarezza.